Calatrava: lettera a Salvadori e Napolitano

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All’ Assessore alla Toponomastica
Augusto Salvadori
FAX: 0412747708

e p.c. Al Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano
FAX: 06.46993125

Oggetto: Ponte della Costituzione

Egregio Avvocato Salvadori,
chi le scrive si occupa da anni di problematiche legate alla disabilità sia nel settore dell’abbattimento delle barriere architettoniche, sia nell’infoinclusione per garantire il diritto costituzionale di eguaglianza tra tutti i cittadini, indipendentemente da razza, religione, o disabilità.
Il motivo per cui ci rivolgiamo a Lei è la decisione del Sindaco di Venezia, Prof. Massimo Cacciari, di assegnare il nome “Ponte della Costituzione” al nuovo ponte sul canal grande (comunemente chiamato “Ponte di Calatrava”).
Dall’inizio delle discussioni ci siamo attivati per far comprendere la necessità di avere un ponte a norma di Legge, il che significa un ponte rispettoso delle normative in materia di barriere architettoniche. Il Sindaco di Venezia, anche in una recente video-intervista al Corriere della Sera, ha dichiarato che l’amministrazione comunale pensava fosse sufficiente un vaporetto.
Ma la Legge prevede diversamente. Riportiamo una nota di Carlo Giacobini – responsabile del Centro per la Documentazione Legislativa UILDM – Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) e che non possono essere semplicemente ignorare con l’affermazione “si pensava bastasse un vaporetto”.

  • Iter di approvazione: ogni progettista deve presentare – unitamente al progetto – una dichiarazione di conformità in cui autocertifica il rispetto alla normativa vigente in materia di progettazione accessibile (DM 236/89 per gli edifici privati e privati aperti al pubblico, DPR 503/96 per gli edifici, gli spazi e i percorsi pubblici). Dovrebbe dunque esistere la dichiarazione di conformità del progetto del ponte. Al Comune (peraltro anche committente) spetta infine di effettuare i controlli previsti.
  • Percorsi o edifici: la normativa vigente non si riferisce solo ad edifici, ma anche a percorsi pedonali e quindi al superamento dei dislivelli. Tale indicazione è ancora più evidente in materia di percorsi pubblici.
  • Servoscala: il DM 236/89 ammette l’impiego di servoscala solo in caso di edifici e realizzazioni antecedenti all’entrata in vigore della norma.
  • Finanziabilità: secondo la Legge 41/86 (art. 32, comma 20), Stato ed Enti Pubblici non possono erogare contributi o agevolazioni per la realizzazione di progetti che non rispettino le disposizioni in materia di progettazione accessibile. Nel caso del progetto in questione, potrebbero esservi pertanto gli estremi di un ricorso presso la Corte dei Conti.

Abbiamo più volte letto sulla stampa locale che sia il Sindaco che la sua collega ai Lavori Pubblici Mara Rumiz considerano la soluzione dell’ovovia come la panacea al problema mentre architetti specializzati in disabilità e gli stessi disabili motori considerano questa soluzione una spesa inutile ed inidonea per l’accessibilità reale del ponte.
Il presidente dell’associazione Disabili visivi fa inoltre presente che il ponte attualmente viola l’Art. 1.2.c del D.P.R. 503/1996 (costituisce barriera architettonica e va superata “la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi”) e che tale violazione comporta anch’essa le conseguenze di inagibilità dell’opera e di responsabilità dei tecnici e dei politici ed amministratori che hanno approvato e finanziato il progetto illegittimo.
Capirà, caro assessore, che chiamare “Ponte della Costituzione” un’opera così bella e così importante in ambito internazionale ma non utilizzabile da tutti (un errore di progettazione è sempre possibile, nessuno è infallibile!) significa oscurare l’importanza della Costituzione e del suo 60mo anniversario.
Nulla però è irrimediabile. Come hanno detto diversi esperti di architettura accessibile, l’adeguamento del ponte alle vigenti normative non è un’operazione impossibile ma è un’operazione di buon senso: è inutile acquistare un’ovovia che non sarà mai utilizzata mentre è più utile adeguare la struttura del camminatoio del ponte per renderla accessibile a tutti sia con accorgimenti importanti (possibilità di attraversamento da parte di persone con disabilità), sia accorgimenti minori. In questo ultimo caso, pensiamo agli anziani che passeranno il ponte: come potranno appoggiarsi su un parapetto che col sole diventerà incandescente?
Sicuri di una sua comprensione della problematica legata all’effettivo uso del nome “Costituzione” per indicare qualcosa che attualmente (con o senza ovovia) ne viola l’art. 3, ed al fine di risolvere questo problema nel modo migliore garantendo a tutti eguali diritti di usufruire del ponte, le chiediamo di farsi portavoce presso la Giunta per far approvare il nome “Ponte della Costituzione” ma autorizzandone l’uso (con relativa inaugurazione ufficiale) quando il ponte sarà effettivamente il ponte della Costituzione, che unisce le due sponde ma non divide i cittadini in classi differenti, a seconda della loro condizione fisica.
Quello che chiediamo quindi è un gesto di civiltà e di buon senso, il buon senso che è tanto caro anche al nostro Sindaco: non essendoci alcun negozio o altra attività al di sopra del ponte questa dilazione nell’assegnazione del nome non farà altro che far comprendere a tutti l’importanza della progettazione universale, rispettosa delle vigenti normative ed in primis della Costituzione italiana.
Cordiali saluti.

Roberto Scano e Franco Bomprezzi
Venezia, 1 settembre 2008

Calatrava: un videodocumentario accessibile

Ricevo e pubblico volentieri un contributo di Roberto Ellero, esperto internazionale di accessibilità del multimedia che ha seguito il dibattito su questo sito Web ed ha fornito un suo contributo multimediale per spiegare le problematiche e le similitudini che legano l’accessibilità del Web all’architettura.

Per approfondire l’argomento, è possibile consultare il sito Webmultimediale.org.

Calatrava: inaccessibilità è colpa del Comune?

Grazie alla rete internet una lettrice di questo blog ha individuato un comunicato stampa di Santiago Calatrava del 10 maggio 2007. In questo comunicato si nota come l’architetto fa presente che le difficoltà nella realizzazione dell’opera (sia i ritardi che i problemi di accessibilità) sono tutti colpa del Comune di Venezia.
In particolare, riguardo l’accessibilità:

Finally, the absence of accommodation for persons with disabilities has been falsely attributed to Santiago Calatrava’s supposed desire for a more pure design. This is simply not true. A number of designs were proposed that would have accommodated the needs of persons with disabilities. The decision to eliminate these accessibility options was made by the Comune di Venezia, which considered its existing system of transport for persons with disabilities to be entirely adequate, requiring that no special provisions for access were needed on this bridge.

La domanda che ci si pone ora sorge spontanea, non risultando risposte ufficiali a questo comunicato da parte del Comune: a questo punto della vicenda, dove sarà necessario adeguare il ponte alle vigenti normative in modo diretto e non tramite la soluzione “ovocoso” (e le associazioni disabili hanno già fatto presente che agiranno nelle sedi competenti) chi si assume la colpa (e gli oneri) di aver consentito lo sviluppo di un’opera non a norma di legge?

Statement From the Office of Santiago Calatrava: Quarto Ponte sul Canal Grande
NEW YORK, May 10 /PRNewswire/ —

When Santiago Calatrava was given the honor of this commission to create a new bridge over the Grand Canal, he was enormously excited about the opportunity to contribute something beautiful to the very beautiful city of Venice.

Since then, the many delays during construction and the unsubstantiated challenges to the design and engineering have been extremely disappointing and professionally embarrassing. It is now time to respond to the misrepresentations in the press, and to address the questions which persist.

The recent claims that the bridge will damage the embankment on which it lands are false, like every other technical issue raised in the past. The weight of the bridge will be borne by foundations that rest on solid ground well below the embankment, a resistant layer of rock and earth that has been further compacted and strengthened by hydraulic rams. In addition to the detailed engineering studies of the bridge’s foundations conducted by this office, the calculations were recalculated and rechecked by independent specialists in ground mechanics in Zurich, as well as by consultants to Comune di Venezia and ICMQ in Milan. All of these consultants and agencies approved the final design of the bridge.

As for the delays in the project, and the resulting costs, this was also entirely the responsibility of the Comune di Venezia, and was not something over which Santiago Calatrava had any control. From the time that the design and cost estimation were approved by the Sopraintendenza degli Edifici Pubblici di Venezia and every other responsible agency, the project has been in the hands of the Comune, under the direction of Salvatore Vento and Roberto Scibilia.

First, it took three years to obtain the necessary permissions to build the bridge. Venice is not an easy place in which to build, and it is, of course, necessary to be extremely careful of both the city’s historic built environment and its unique geological characteristics. The Sopraintendenza and other agencies quite properly require many permits and authorizations throughout the construction process, and this adds to the time required to complete any project.

Secondly, in contrast to our previous experience in building more than 25 bridges around the world, our office was not engaged for site supervision, nor were we consulted about the selection of contractors. Comune di Venezia selected the lowest bidder as general contractor for the fabrication and construction, who then engaged a sub-consultant for the steelwork who had little or no prior experience in bridge building. These decisions have caused many time delays and additional costs.

Finally, the absence of accommodation for persons with disabilities has been falsely attributed to Santiago Calatrava’s supposed desire for a more pure design. This is simply not true. A number of designs were proposed that would have accommodated the needs of persons with disabilities. The decision to eliminate these accessibility options was made by the Comune di Venezia, which considered its existing system of transport for persons with disabilities to be entirely adequate, requiring that no special provisions for access were needed on this bridge.

We share the impatience of the people of Venice with the delays in construction and their eagerness to see the bridge completed. We believe that the challenges to the bridge are the result of opposition from a few individuals, who do not want to see the bridge built, for reasons of their own. We are confident that when the bridge is finished, it will become a welcome and lasting addition to the treasures of Venice.

Distributed by PR Newswire on behalf of Santiago Calatrava

Calatrava: dossier dal 1997 al 2007

Ricevo e pubblico volentieri un bel dossier sul ponte di Calatrava (pubblicato nel numero di novembre 2007 dalla rivista LiberoReporter) che è senz’altro un documento da consultare per avere una cronistoria sull’evoluzione del ponte dall’inizio al 2007.
Particolarmente interessanti anche gli approfondimenti storici sulle modalità di costruzione degli altri ponti di Venezia: si scopre così che il Ponte di Rialto è stato fatto in circa 3 anni e il ponte dell’accademia (quello in legno) in 37 giorni…

Calatrava: lettera aperta della Lega Arcobaleno

LETTERA APERTA PER CACCIARI ED ALL’ASSOCIAZIONISMO

Caro Cacciari
Sei troppo intelligente per sostenere in buona fede che “alcuni settori pensano di manifestare contro la realizzazione del ponte, approfittando della presenza del Capo dello Stato”: L’associazionismo da tanto tempo ha criticato la presenza delle barriere nel famoso ponte e ultimamente ha fatto in modo che il Presidente della Reubblica non fosse irrispettosamente coinvolto nella inaugurazione di un manufatto vergognosamente fuori legge.
Con la presente, invito l’associazionismo a denunciare alla Magistratura, subito dopo l’apertura del ponte, ai sensi della L. 104/’92, DPR 503/’96, L. 67/06, ecc., il Sindaco ed il Tecnico coinvolto, con l’aggravante che detti soggetti erano stati tempestivamente avvertiti dell’incompletezza del ponte e della discriminazione creata nei confronti delle persone con disabilità motoria e con disabilità visiva ed ipovisiva.
Infatti, va ricordato a lor signori che le barriere architettoniche presenti nel ponte comprendono anche le barriere visive, dalla colorazione ai gradini non marcati, come bene ha ricordato il Presidente della ADV Giulio Nardone in un suo recente intervento.
Ovviamente, se una o più Associazioni decidessero di ricorrrere subito dopo l’apertura alla Magistratura, la Lega Arcobaleno chiede di accumunarsi ad esse, versando anche la quota/spesa.
E’ possibile che qualcuno ritenga il ponte, così come è, in regola con la legge poiché ha il requisito della “adattabilità”. Ma tale requisito non appare nel DPR 503/’96 ma solo nella L. 13/’89 che, pero’, riguarda l’edilizia privata.

Bruno Tescari
Presidente Lega Arcobaleno