Calatrava: i tecnici del comune scrivono all’architetto catalano

Riporto un estratto di una notizia pubblicata su “La Nuova Venezia” di domenica 21 settembre 2008. Viste le numerose cadute sul ponte, il Comune di Venezia incarica l’ing. Vento di scrivere a Calatrava per chiedere quali interventi potrebbero essere idonei a risolvere il problema.

Di fronte al numero crescente di ruzzoloni effettivi, l’ingegnere capo della Direzione dei lavori pubblici, Salvatore Vento, ha preso carta e penna e ha inviato una missiva a Calatrava per chiedergli cosa si può fare e anche in tempi brevi. L’intervento anti-caduta dovrebbe essere immediato ma, prima, bisognerà aspettare le indicazioni dell’architetto. A essere ottimisti, una decina di giorni.
Quel che è certo è sul ponte di vetro, trachite e pietra d’Istria, contestato il contestabile, si continua a scivolare e non è solo questione di tacchi spericolati, miopia o testa tra le nuvole.
Come hanno rilevato i tecnici comunali, si scivola in discesa, quando la velocità è maggiore, il corpo è in avanti e quindi il baricentro è spostato. A mettere in difficoltà veneziani e turisti è il cambio di gradino, dal singolo al doppio, e il passaggio dal gradino al piano. E’ qui che i meno saldi sulle gambe inciampano e cascano.
E’ innanzitutto un problema di percezione – come spiegano i tecnici di Ca’ Farsetti – nel senso che la percezione del ponte non è corretta. Inoltre la ruvidezza dei gradini, creata apposta per evitare che la gente scivoli, può provocare una sorta di inciampamento.

Potremmo pure chiederci: per quale motivo chiedono all’architetto e non si muovono autonomamente applicando quanto previsto dalle normative vigenti? Forse per paura di incorrere nei medesimi contenziosi legali avvenuti a Bilbao.
Un vecchio articolo sulla Nuova Venezia riporta quanto segue:

A Bilbao, in Spagna, sorge una struttura firmata dall’architetto Calatrava del tutto simile a quella di piazzale Roma ed è al centro di furiose polemiche in quanto pericolosa.
Basta un po’ di umidità e i gradini in vetro del ponte spagnolo diventano scivolosi e numerosi cittadini, cadendo, hanno riportato serie lesioni rivalendosi sulla locale amministrazione comunale. Ora si teme che analoghi problemi possano sorgere in laguna, anche se Ca’ Farsetti rassicura: «Abbiamo chiesto ai costruttori degli scalini di farli con una superficie rugosa antisdrucciolo. A Venezia nessuno rischierà di ruzzolare».

Calatrava: risponde Mara Rumiz

Il settimanale Vita ha intervistato l’assessore Mara Rumiz. Riporto il testo dell’intervista in cui, nella domanda conclusiva, l’assessore Rumiz spiega il motivo per cui il ponte di Calatrava non è accessibile.

Vita:
Perché non è stata ancora trovata una soluzione per rendere accessibili i ponti?
Mara Rumiz:
Perché non se ne può trovare una unica e universale. Abbiamo un tavolo aperto con la Sovrintendenza per scegliere modelli e materiali adatti, ma caso per caso.
Vita:
La Sovrintendenza sembra il nemico principale dei disabili…
Rumiz:
Non è così, anche se in passato ci siamo più volte scontrati. Dobbiamo ammettere che, da parte loro, negli anni l’atteggiamento è cambiato.
Vita:
Sono solo motivi artistici a frenare i cambiamenti?
Rumiz:
Anche i commercianti criticano, perché non vogliono le rampe davanti ai negozi. Gli stessi cittadini hanno spesso attaccato le nostre decisioni.
Vita:
Come per il ponte del Paludo Sant’Antonio?
Rumiz:
Esatto. Comunque dobbiamo cambiare mentalità, non possiamo vedere questi lavori come un “aggiustamento”, ma come un segno di rispetto per chi ha problemi motori.
Vita:
E allora perché quello di Calatrava non è accessibile?
Rumiz:
È stato un errore. Quando è passato l’appalto, nel 2002, non c’era l’attuale giunta, ma creare un ponte pienamente accessibile sarebbe servito a Venezia per dare un’immagine di sé come quella di una città che lavora per accogliere tutti. Come è nella realtà.

Per chi vuole approfondire anche il ponte del Paludo Sant’Antonio, per ora alcune foto fatte qualche giorno fa…

Calatrava: i problemi del ponte

Come anticipato nel post di ieri, in cui Lorenzon faceva presente il disinteresse verso i disabili da parte dei committenti del ponte, oggi riporto una video-intervista al Geom. Giuseppe Perissinotto, capo progetto della Lorenzon Techmec System, che in più occasioni è intervenuto per segnalare degli “errori”, errori che alla fine non sono stati ritenuti tali dal committente.

Federica Repetto:
c’è un problema di fondo, che è quello dei gradini.
Giuseppe Perissinotto:
le altezze sono state rispettate, è che le pendenze impongono una determinata geometria.
Allora, siccome il ponte al centro è più largo e all’appoggio è più stretto, mantenendo la pendenza del due percento trasversale, ovviamente il piano di calpestio automaticamente si alza. Capito? Perciò non è un problema soltanto di quest’aspetto geometrico, ma il fatto è che questo errore ha indotto ad una canalizzazione di qua che diventa pericolosa per chi dovesse erroneamente metterci dentro un piede.
(voce fuori campo):
per i bambini.
Giuseppe Perissinotto:
un bambino, o un anziano che passa attraverso il passamano e mette un piede su un buco da 300 millimetri può essere un problema di farsi male.
Se voi osservate al centro, l’allineamento delle armille laterali è alla stessa quota del piano di calpestio.
Quando noi andiamo verso l’appoggio man mano troviamo che il piano di calpestio si alza. Ma perché? Perché la distanza qua è inferiore alla distanza che abbiamo di là.
Questo noi lo abbiamo fatto notare allo studio Calatrava, attraverso delle tavole di ridisegno ed avevamo chiesto di prendere (provvedimenti) ma non c’è stata data nessuna risposta a proposito e di conseguenza noi abbiamo costruito sulla base di quella che era la geometria.
Io ho anche dimostrato allo Studio che questo era dovuto ad un errato allineamento della sottostruttura del ponte, cioè le costole, chiamiamole così, sono poste tutte nello stesso piano mentre dovevano essere alzate adeguatamente a come chiamava il piano di calpestio.
Quindi questa geometria noi l’avevamo richiesta perché dovevamo mantenere di fondo un risultato finale che era quello di mantenere la omogeneità del piano della canaletta laterale perché non ci fossero dei problemi dal punto di vista della sicurezza di chi transita.
Per quanto riguarda il piano di calpestio mi pare che son stato abbastanza chiaro. Non so se avete altre domande.
Poi per quanto riguarda il piano di calpestio, ancora devo dire per ultimo, se voi osservate l’altezza del corrimano nella parte terminale rispetto alla parte centrale che è di riferimento, cioè un metro e dieci di altezza del parapetto, avendo il piano di calpestio che si alza, al centro ho un metro e dieci di altezza, di qua ho un’altezza molto più ridotta perché il piano di calpestio si è alzato. Di conseguenza se voi potete controllare, anche così senza misurare, se andate a misurare il parapetto arriva qua (altezza gomito), se voi andate a misurare al centro arriva qua (tra gomito e spalla).
Ma se quello che è la misura del parapetto che è un metro e dieci arriva qua (tra gomito e spalla), vuol dire che qua (altezza gomito) non sono più in sicurezza, matematico.

Calatrava: il Comune se ne frega dei disabili

… e se ne è sempre fregato, dalla nascita del ponte ad oggi.
Questo è in sintesi il pensiero di Lino Lorenzon.
Nei capanni industriali della Lorenzon Techno System di San Donà ha preso corpo il ponte progettato da Santiago Calatrava per la città di Venezia. Lino Lorenzon, presidente della ditta, è il primo a dichiarare che il ponte non è stato pensato accessibile per i disabili.
A rendere il clima incandescente l’altra sera è stato un battibecco scoppiato proprio davanti al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, tra i costruttori Cignoni e Lorenzon [1].
Quest’ultimo, che ha realizzato l’arcata metallica, ha denunciato di attendere ancora di essere pagato. Così la vicenda del ponte, con le sue lungaggini e i suoi costi imprevedibili, è arrivata al Quirinale, ma nel peggiore dei modi possibili.
Di seguito riporto una video-intervista a cura di Federica Repetto e la trascrizione delle dichiarazioni di Lino Lorenzon. Domani invece altre sensazionali rivelazioni, con l’analisi dei problemi del ponte a cura di Mauro Perissinotto, l’ing. della ditta Lorenzon che ha corretto in corso d’opera gli errori progettuali di Calatrava.

Federica Repetto:
Parliamo dell’accessibilità, del ponte di Calatrava, i disabili hanno qualche problema, ovvero il ponte non è accessibile.
Lino Lorenzon:
Il problema dei disabili è stato un problema già dall’inizio del ponte perché il Comune ha dato, diremo, disponibilità alla costruzione in mancanza naturalmente del servo-meccanismo dei disabili.
Durante le fasi di costruzione si sono inventati un progetto, la cosiddetta “navicella”, navicella che naturalmente non ha nessun precedente perché è un primo progetto, e pensavano che la cosa fosse talmente semplice a realizzare dove che noi come costruttori dell’arco del ponte abbiamo già sollevato perché diremo per avere un servo-meccanismo di quel tipo di nuova concezione e tutto minimo solo per avere le certificazioni o la cosiddetta omologazione avevamo detto che servivano minimo un anno e mezzo o due anni.
A seguito di queste osservazioni nessuno c’ha creduto, anche perché il progetto sembra quasi un progetto da luna park.
Forse dalle nostre osservazioni, dalla non realizzazione del servo meccanismo, forse dall’impatto che rendeva questa cosa si son resi conto che, vista l’opera d’arte questo impatto di questa “navicella” è una gran schifezza.
Allora hanno fatto allora vedere alcuni schemi di realizzazione di questa “navicella” però la navicella già nel suo movimento crea un problema perché se uno deve chiamare, se uno si trova a Piazzale Roma e un disabile chiama la “navicella”, perché lei faccia il tragitto dall’altra sponda passato esattamente 20 minuti. Se questo povero Cristo si trova scoperto, e piove, questo signore si trova esattamente impossibilitato di passare il ponte.
Allora hanno cercato di trovare tutte le scuse, diremo, difficoltà di costruzione. Il vero problema è che loro non sono convinti del progetto, non hanno la omologazione, il costruttore di questo servo-meccanismo ha bloccato i lavori, perché avanza 250 mila euro dal signor Cignoni.
E questo signore che fa un fatturato di 500 mila euro, in mancanza di 250 mila euro, pensate questo povero Cristo se può avanzare sul lavoro.
Allora, di queste cose i signori del Comune lo sanno benissimo, allora è una falsità a dire oggi ai disabili: fra qualche mese metteremo il servo-meccanismo.
Non ci crederò. Io tante volte in modo così superficiale ma anche in modo così allegro dico che al Comune conviene assumere Caronte e traghettare a sponda a destra e a sinistra, cosa che effettivamente sta facendo il Comune, sta traghettando queste persone che poi si sono fregati altamente di tutti quelli che potessero essere stati i mezzi per poter trasportarli.
Per assurdo, le dico, se veramente è intenzione del Comune realizzare il servo-meccanismo, minimo sia sulla sponda a destra che sulla sponda a sinistra ci deve essere una botola, già fatta, di opere murarie già fatte, che oggi non esistono.
Queste due botole non ci sono. Allora vuol dire che il Comune dice ho già dato in appalto al sig. Cignoni la realizzazione dell’ovovia, ma l’ovovia servirà, sarà solo un pretesto per pagare Cignoni, quel milione andrà in tasca a Cignoni e l’ovovia signori non verrà mai realizzata perché le opere, le infrastrutture, non sono presenti oggi sul ponte.
Se allora come dice l’assessore “fra qualche mese”, vuol dire che le opere oggi dovrebbero essere già pronte.
Federica Repetto:
Domanda, molto provocatoria. A volte non è necessaria soltanto un’ovovia per rendere accessibile un ponte. Ci sono anche i grandini agevolati.
Lino Lorenzon:
Si, certo. Ma purtroppo lei ha a che fare con chi fa le opere d’arte e che purtroppo a queste esigenze non tiene conto. Bastava modificare l’alzata di qualche gradino e la cosa sarebbe stata risolta, con qualche pianerottolo di riposo, va bene, che sarebbe risolto. L’impatto sarebbe stato straordinario.
Ma purtroppo, ripeto, per conto mio, di come ho visto dall’inizio che ho costruito la struttura, dei disabili io ho sempre detto, loro si sono fregati, ma altamente! E oggi continueranno a fregarsene.
Io già all’inaugurazione del ponte avevo suggerito qualcuno responsabile che salvaguardia questa categoria di interpellarmi perché effettivamente quando poi venivano nel Gazzettino, nel Corriere fatti vedere l’assessore Rumiz con il sig. Cignoni montata sulla “navicella” per me, che sono una persona molto sensibile, era una presa in giro. Ho chiamato i giornalisti, li ho fatti venire nella mia azienda non tanto per i miei interessi perché non sono stato pagato del ponte, ma in quanto continuavano a questa categoria (i disabili, ndr) a prenderli in giro.
Basta risalire, lei vada sullo storico del Gazzettino, lei reperisce queste foto, guardi la data e poi faccia riferimento ad oggi e poi tenga conto quanto tempo è passato.

Nota 1. Si preoccupa del contenzioso (Napolitano, ndr) quando Lino Lorenzon (titolare dell’azienda che ha realizzato la struttura in acciaio) lo avvicina e gli dice “l’ho realizzato io il ponte presidente, ma non mi hanno ancora pagato”. E’ il momento più imbarazzante, quando gli sguardi di Calatrava, Cacciari e capo dello Stato si incrociano. Giorgio Napolitano cerca di capire, chiede se non è possibile trovare un accordo. Lo domanda anche a Bruno Cignoni (è sua l’impresa che ha vinto l’appalto): “Quanto tempo ci avete messo a farlo? E il contenzioso?”. Non ottiene risposta, non c’è tempo per discutere. (Fonte: Corriere del Veneto, 19 settembre 2008, pag. 2)

Calatrava: il ponte delle cadute

L’iniziativa dei Giovani Veneziani di regalare cerotti ai passanti il giorno della “non-inaugurazione“, forse, non era poi tanto lontana dalla realtà. Dalla stampa locale si apprende che ogni giorno almeno 3-4 persone inciampano e cadono dal ponte di Calatrava, alcuni facendosi parecchio male, altri invece slogandosi caviglie o sbucciandosi le ginocchia.

Anche in Comune sono preoccupati per questa serie continua di ruzzoloni e si sta cercando di correre ai ripari, probabilmente segnalando i punti più pericolosi.
«Ho dato disposizione ai tecnici – conferma l’assessore ai Lavori pubblici, Mara Rumiz – di verificare come e dove queste cadute si verificano. Vorrei capire prima di prendere provvedimenti se i problemi ci sono dappertutto o in un determinato punto, se in discesa o in salita, se la sera con le luci oppure di giorno. Insomma, il ponte in questi giorni è sotto osservazione».
Osservando con cura i gradini ed il passaggio delle persone, si scopre che il punto critico è l’ultimo gradino in cima al ponte sulla rampa di sinistra, venendo da Piazzale Roma. Sarà per la luce, sarà per la tinta della pavimentazione, fatto sta che incespicano tutti, o quasi, nello stesso punto.

Da far presente, tra l’altro, che in alto al ponte ci sono pure delle leggere oscillazioni….