Stamattina ho acceso come sempre il PC ed ho cominciato a postare come sempre sui social network. Girando e rigirando mi son reso conto che oggi è il 14 luglio, non tanto la festa per i francesi ma è la data in cui è stato programmato uno “sciopero” dei blog contro la normativa che prevede tra l’altro il diritto di rettifica su quanto postato entro un determinato periodo oltre al quale scattano le sanzioni.
Oggi per iniziativa di alcuni blogger ed esperti di rete ci dovrebbe essere lo “sciopero”, ma si notano maggiormente le iniziative di chi prende le distanze. Tra tutti mi preme segnalare Massimo Melica che su facebook scrive “Oggi è indetto lo SCIOPERO DEI BLOGGER, il primo nella storia. Rifletto e penso che per sciopero si intende l’astensione collettiva dal lavoro di lavoratori dipendenti allo scopo di rivendicare diritti, per motivi salariali, per protesta o per solidarietà. Il salario o stipendio che viene detratto è proporzionale alla sospensione lavorativa. I Blogger sono stipendiati? Ricevono un salario? Mi sembra di no.“. Personalmente concordo pienamente con Massimo perché chiamarlo sciopero non è corretto. Su facebook difatti ho detto “diciamo che il concetto è diverso, ovvero il blogger non è un lavoratore della rete, quindi sarebbe stato diverso se lo sciopero fosse stato fatto da realtà associative (vedi IWA, vedi Innovatori, ecc.) in cui ci sono persone che lavorano in rete. Ma anche in quel caso, a mio avviso, la soluzione migliore non è lo sciopero ma la controproposta normativa“.
Chiediamoci quindi cosa porterà questa protesta? Non conviene forse utilizzare forme più creative e le sedi più appropriate per protestare e/o risolvere il problema?
Gigi Cogo ha raccolto un elenco di siti di persone (non solo blogger) che spiegano perché non partecipano a questa protesta. Ma alla fine, al termine di questo sciopero, cosa cambia? A chi giova?