Leggo sul Gazzettino di ieri della vittoria “al primo round” di Lorenzon (l’autore dei conci del ponte di Calatrava).
«Io sono quello che ha realizzato il ponte e che avanza i soldi, ho 200 operai da sfamare» diceva con veemenza Lino Lorenzon al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Sugli scalini del ponte di Santiago Calatrava giovedì 18 settembre c’erano anche i due contendenti, Lino Lorenzon da una parte e Bruno Cignoni dall’altra. Il primo ad urlare che avanza soldi da Cignoni, il secondo a dire che non è vero.
Ebbene, il collegio arbitrale nominato da Lorenzon e accettato da Cignoni, ha condannato la ditta appaltatrice a pagare circa 1 milione e 200 mila euro, tra capitale e interessi, alla Lorenzon Techmec System Spa di Noventa di Piave. Lorenzon , a dire il vero, i soldi non li ha ancora visti, perché Cignoni ha già fatto ricorso al Tribunale d’Appello di Venezia e l’udienza non è ancora stata fissata. Ma un primo punto a proprio favore l’ha segnato.
E il Comune che dice?
A Lorenzon , che in più occasioni ha chiesto al Comune di intervenire per garantire i suoi pagamenti, il Comune ha sempre risposto che è una lite tra privati e che dovevano arrangiarsi, chissà se una sentenza simile può rimettere in discussione anche questa certezza.
Come anticipato nel post di ieri, in cui Lorenzon faceva presente il disinteresse verso i disabili da parte dei committenti del ponte, oggi riporto una video-intervista al Geom. Giuseppe Perissinotto, capo progetto della Lorenzon Techmec System, che in più occasioni è intervenuto per segnalare degli “errori”, errori che alla fine non sono stati ritenuti tali dal committente.
Federica Repetto:
c’è un problema di fondo, che è quello dei gradini.
Giuseppe Perissinotto:
le altezze sono state rispettate, è che le pendenze impongono una determinata geometria.
Allora, siccome il ponte al centro è più largo e all’appoggio è più stretto, mantenendo la pendenza del due percento trasversale, ovviamente il piano di calpestio automaticamente si alza. Capito? Perciò non è un problema soltanto di quest’aspetto geometrico, ma il fatto è che questo errore ha indotto ad una canalizzazione di qua che diventa pericolosa per chi dovesse erroneamente metterci dentro un piede.
(voce fuori campo):
per i bambini.
Giuseppe Perissinotto:
un bambino, o un anziano che passa attraverso il passamano e mette un piede su un buco da 300 millimetri può essere un problema di farsi male.
Se voi osservate al centro, l’allineamento delle armille laterali è alla stessa quota del piano di calpestio.
Quando noi andiamo verso l’appoggio man mano troviamo che il piano di calpestio si alza. Ma perché? Perché la distanza qua è inferiore alla distanza che abbiamo di là.
Questo noi lo abbiamo fatto notare allo studio Calatrava, attraverso delle tavole di ridisegno ed avevamo chiesto di prendere (provvedimenti) ma non c’è stata data nessuna risposta a proposito e di conseguenza noi abbiamo costruito sulla base di quella che era la geometria.
Io ho anche dimostrato allo Studio che questo era dovuto ad un errato allineamento della sottostruttura del ponte, cioè le costole, chiamiamole così, sono poste tutte nello stesso piano mentre dovevano essere alzate adeguatamente a come chiamava il piano di calpestio.
Quindi questa geometria noi l’avevamo richiesta perché dovevamo mantenere di fondo un risultato finale che era quello di mantenere la omogeneità del piano della canaletta laterale perché non ci fossero dei problemi dal punto di vista della sicurezza di chi transita.
Per quanto riguarda il piano di calpestio mi pare che son stato abbastanza chiaro. Non so se avete altre domande.
Poi per quanto riguarda il piano di calpestio, ancora devo dire per ultimo, se voi osservate l’altezza del corrimano nella parte terminale rispetto alla parte centrale che è di riferimento, cioè un metro e dieci di altezza del parapetto, avendo il piano di calpestio che si alza, al centro ho un metro e dieci di altezza, di qua ho un’altezza molto più ridotta perché il piano di calpestio si è alzato. Di conseguenza se voi potete controllare, anche così senza misurare, se andate a misurare il parapetto arriva qua (altezza gomito), se voi andate a misurare al centro arriva qua (tra gomito e spalla).
Ma se quello che è la misura del parapetto che è un metro e dieci arriva qua (tra gomito e spalla), vuol dire che qua (altezza gomito) non sono più in sicurezza, matematico.
… e se ne è sempre fregato, dalla nascita del ponte ad oggi.
Questo è in sintesi il pensiero di Lino Lorenzon.
Nei capanni industriali della Lorenzon Techno System di San Donà ha preso corpo il ponte progettato da Santiago Calatrava per la città di Venezia. Lino Lorenzon, presidente della ditta, è il primo a dichiarare che il ponte non è stato pensato accessibile per i disabili.
A rendere il clima incandescente l’altra sera è stato un battibecco scoppiato proprio davanti al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, tra i costruttori Cignoni e Lorenzon [1].
Quest’ultimo, che ha realizzato l’arcata metallica, ha denunciato di attendere ancora di essere pagato. Così la vicenda del ponte, con le sue lungaggini e i suoi costi imprevedibili, è arrivata al Quirinale, ma nel peggiore dei modi possibili.
Di seguito riporto una video-intervista a cura di Federica Repetto e la trascrizione delle dichiarazioni di Lino Lorenzon. Domani invece altre sensazionali rivelazioni, con l’analisi dei problemi del ponte a cura di Mauro Perissinotto, l’ing. della ditta Lorenzon che ha corretto in corso d’opera gli errori progettuali di Calatrava.
Federica Repetto:
Parliamo dell’accessibilità, del ponte di Calatrava, i disabili hanno qualche problema, ovvero il ponte non è accessibile.
Lino Lorenzon:
Il problema dei disabili è stato un problema già dall’inizio del ponte perché il Comune ha dato, diremo, disponibilità alla costruzione in mancanza naturalmente del servo-meccanismo dei disabili.
Durante le fasi di costruzione si sono inventati un progetto, la cosiddetta “navicella”, navicella che naturalmente non ha nessun precedente perché è un primo progetto, e pensavano che la cosa fosse talmente semplice a realizzare dove che noi come costruttori dell’arco del ponte abbiamo già sollevato perché diremo per avere un servo-meccanismo di quel tipo di nuova concezione e tutto minimo solo per avere le certificazioni o la cosiddetta omologazione avevamo detto che servivano minimo un anno e mezzo o due anni.
A seguito di queste osservazioni nessuno c’ha creduto, anche perché il progetto sembra quasi un progetto da luna park.
Forse dalle nostre osservazioni, dalla non realizzazione del servo meccanismo, forse dall’impatto che rendeva questa cosa si son resi conto che, vista l’opera d’arte questo impatto di questa “navicella” è una gran schifezza.
Allora hanno fatto allora vedere alcuni schemi di realizzazione di questa “navicella” però la navicella già nel suo movimento crea un problema perché se uno deve chiamare, se uno si trova a Piazzale Roma e un disabile chiama la “navicella”, perché lei faccia il tragitto dall’altra sponda passato esattamente 20 minuti. Se questo povero Cristo si trova scoperto, e piove, questo signore si trova esattamente impossibilitato di passare il ponte.
Allora hanno cercato di trovare tutte le scuse, diremo, difficoltà di costruzione. Il vero problema è che loro non sono convinti del progetto, non hanno la omologazione, il costruttore di questo servo-meccanismo ha bloccato i lavori, perché avanza 250 mila euro dal signor Cignoni.
E questo signore che fa un fatturato di 500 mila euro, in mancanza di 250 mila euro, pensate questo povero Cristo se può avanzare sul lavoro.
Allora, di queste cose i signori del Comune lo sanno benissimo, allora è una falsità a dire oggi ai disabili: fra qualche mese metteremo il servo-meccanismo.
Non ci crederò. Io tante volte in modo così superficiale ma anche in modo così allegro dico che al Comune conviene assumere Caronte e traghettare a sponda a destra e a sinistra, cosa che effettivamente sta facendo il Comune, sta traghettando queste persone che poi si sono fregati altamente di tutti quelli che potessero essere stati i mezzi per poter trasportarli.
Per assurdo, le dico, se veramente è intenzione del Comune realizzare il servo-meccanismo, minimo sia sulla sponda a destra che sulla sponda a sinistra ci deve essere una botola, già fatta, di opere murarie già fatte, che oggi non esistono.
Queste due botole non ci sono. Allora vuol dire che il Comune dice ho già dato in appalto al sig. Cignoni la realizzazione dell’ovovia, ma l’ovovia servirà, sarà solo un pretesto per pagare Cignoni, quel milione andrà in tasca a Cignoni e l’ovovia signori non verrà mai realizzata perché le opere, le infrastrutture, non sono presenti oggi sul ponte.
Se allora come dice l’assessore “fra qualche mese”, vuol dire che le opere oggi dovrebbero essere già pronte.
Federica Repetto:
Domanda, molto provocatoria. A volte non è necessaria soltanto un’ovovia per rendere accessibile un ponte. Ci sono anche i grandini agevolati.
Lino Lorenzon:
Si, certo. Ma purtroppo lei ha a che fare con chi fa le opere d’arte e che purtroppo a queste esigenze non tiene conto. Bastava modificare l’alzata di qualche gradino e la cosa sarebbe stata risolta, con qualche pianerottolo di riposo, va bene, che sarebbe risolto. L’impatto sarebbe stato straordinario.
Ma purtroppo, ripeto, per conto mio, di come ho visto dall’inizio che ho costruito la struttura, dei disabili io ho sempre detto, loro si sono fregati, ma altamente! E oggi continueranno a fregarsene.
Io già all’inaugurazione del ponte avevo suggerito qualcuno responsabile che salvaguardia questa categoria di interpellarmi perché effettivamente quando poi venivano nel Gazzettino, nel Corriere fatti vedere l’assessore Rumiz con il sig. Cignoni montata sulla “navicella” per me, che sono una persona molto sensibile, era una presa in giro. Ho chiamato i giornalisti, li ho fatti venire nella mia azienda non tanto per i miei interessi perché non sono stato pagato del ponte, ma in quanto continuavano a questa categoria (i disabili, ndr) a prenderli in giro.
Basta risalire, lei vada sullo storico del Gazzettino, lei reperisce queste foto, guardi la data e poi faccia riferimento ad oggi e poi tenga conto quanto tempo è passato.
Nota 1. Si preoccupa del contenzioso (Napolitano, ndr) quando Lino Lorenzon (titolare dell’azienda che ha realizzato la struttura in acciaio) lo avvicina e gli dice “l’ho realizzato io il ponte presidente, ma non mi hanno ancora pagato”. E’ il momento più imbarazzante, quando gli sguardi di Calatrava, Cacciari e capo dello Stato si incrociano. Giorgio Napolitano cerca di capire, chiede se non è possibile trovare un accordo. Lo domanda anche a Bruno Cignoni (è sua l’impresa che ha vinto l’appalto): “Quanto tempo ci avete messo a farlo? E il contenzioso?”. Non ottiene risposta, non c’è tempo per discutere. (Fonte: Corriere del Veneto, 19 settembre 2008, pag. 2)
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