Comune di Venezia: PEC (e non solo) – parte seconda

A seguito della mia richiesta relativa al bando di gara per alloggi popolari e alla “discriminazione” della PEC, ad oggi ho ricevuto due risposte: una dal difensore civico ed una dal Dirigente del Settore Affari Generali e Supporto Organi.

Il difensore civico ha confermato la ricezione della comunicazione, rimanendo a disposizione nel caso di mancata risposta da parte dell’amministrazione mentre il dirigente del settore affari generali e supporto organi ha risposto per la parte di competenza del funzionamento della PEC.  A suo avviso non essendo prevista dal bando qualche priorità nell’assegnazione della posizione in ambito di graduatoria,  considerando quindi normale che la protocollazione avvenga non contestuale alla ricezione della PEC ma “manualmente” e (cito) “nel primo momento lavorativo utile, compatibilmente con le esigenze organizzative dell’ufficio, smistandola in tempo reale, tramite l’applicativo del protocollo informatico, all’ufficio comunale competente“.

Chiaramente il dirigente fa riferimento al bando il quale – tra l’altro – non prevedeva direttamente l’uso della PEC ma esclusivamente le versioni “snail mail” e “by hand”. Ora manca solo la risposta dell’ufficio competente alla gestione della graduatoria per capire il motivo per cui non hanno previsto questa discriminazione verso la PEC e soprattutto perché non hanno definito in sede di bando le modalità di assegnazione della posizione in graduatoria per utenti con medesimo punteggio.

Comune di Venezia: PEC (e non solo)

Per la serie: continuiamo a farci del male. Dopo le oramai arcinote vicessitudini sulla tematica della trasparenza amministrativa, oggi mi arriva una notizia che mi ha convinto non solo a scrivere all’amministrazione ma a dedicarci un piccolo articolo.

I fatti

Qualche mese fa esce un interessante bando: finalmente l’amministrazione capisce che può assegnare alloggi comunali scaricando gli interventi di restauro agli inquilini, consentendo la detrazione delle spese di restauro dall’affitto. Nel sito Web c’era tutto il necessario: modulistica, testo del bando, elenco degli appartamenti, requisiti. Unico neo: la solita mancanza della possibilità di invio tramite PEC della domanda.

Leggo altresì che “Il Bando sarà aperto a partire dal giorno 18/07/2011 fino al giorno  19/09/2011″. Da buon cittadino digitale quindi preparo il mio modulo cartaceo, lo firmo, lo scandisco e – visto che abbondare non fa mai male – aggiungo sia fotocopia del mio documento d’identità che una bella firma digitale.  Come un novello “Cenerentolo” attendo lo scoccare della mezzanotte del 18 luglio e, subito dopo, invio la mia bella PEC al protocollo del comune. Come accade sempre, dopo qualche secondo ottengo la ricevuta di consegna, precisamente alle ore 00:01:49 (+0200). Me ne vado quindi a riposare e la mattina successiva, durante il normale lavoro, ricevo una PEC dal protocollo alle ore 10.05.57 (+0200) che mi comunicava l’avvenuta protocollazione, come previsto dal sistema dell’amministrazione.

La Pec è un sistema con il quale viene fornita al mittente una documentazione elettronica, con valenza legale, che attesta l’invio e la consegna di documenti informatici. “Certificare” l’invio e la ricezione di documenti significa perciò fornire al mittente una ricevuta che è la prova legale dell’avvenuta spedizione del messaggio e della documentazione allegata, come se si trattasse di una lettera raccomandata con ricevuta da ritorno. La Pec può essere utilizzata da chiunque (aziende, ordini professionali, cittadini) e possono essere inviati documenti firmati digitalmente in formato pdf, xml, tiff, txt. Tutte le e-mail che arriveranno all’indirizzo protocollo@pec.comune.venezia.it saranno protocollate dal personale dell’ufficio protocollo ed inviate in tempo reale agli uffici di competenza che le gestiranno e invieranno le relative risposte.

Presumo quindi che la protocollazione sia avvenuta rispettando le priorità di coda: la prima comunicazione che arriva al protocollo è la prima ad essere catalogata. Oggi invece capisco che mi sbagliavo.

I dubbi

Consultando la graduatoria provvisoria, mi accorgo che la mia domanda ha un progressivo n. 8 (otto). Ora, per quanta capacità e velocità di invio messaggi, dubito che ben sette persone prima di me abbiano inviato una PEC nell’arco di nemmeno due minuti. Il dubbio che quindi mi assale è che l’amministrazione NON dia priorità nella protocollazione generale alla ricezione dei documenti, quanto all’essere umano che fisicamente scarica, legge e protocolla i messaggi – togliendo quindi il diritto alla attestazione di consegna sancito dalla PEC.

Nella lettera che ho scritto vi sono poi altri dubbi: siamo in quaranta con lo stesso punteggio e, leggendo la documentazione si nota come i criteri di valutazione per individui con lo stesso punteggio sono stati definiti solo in data 16 maggio 2012, ossia ben dopo il termine di presentazione delle domande, e qualche giorno prima della presentazione della graduatoria provvisoria – portando quindi a pensare in una scelta di criteri per il posizionamento in graduatoria successiva all’assegnazione dei punteggi individuali. E così risulto essere ultimo di quaranta, ossia secondo i criteri dell’amministrazione o il più ricco (ne dubito fortemente) oppure il più sfigato estratto a sorte.

Le richieste

La storia che il protocollo non è allineato con la PEC, ovvero che non viene data priorità secondo l’effettiva ricezione dei documenti da parte dell’amministrazione, fa comprendere come una mancata applicazione del diritto di priorità può creare problemi (pensiamo ad un caso similare per gare d’appalto, ad esempio!). Ho quindi chiesto all’amministrazione (mettendo in copia anche il difensore civico):

  1. Motivazione della mancata protocollazione prioritaria del messaggio tramite PEC, stante la consegna alle ore 00:01:49 (quindi la ricevuta da parte dell’Amministrazione del contenuto del messaggio a tale ora) ma l’effettiva protocollazione ben oltre 10 (dieci) ore dopo;
  2. Se anche per altri procedimenti l’amministrazione comunale non rispetta le priorità di consegna, discriminando lo strumento telematico rispetto a quello cartaceo in totale contrasto con quanto previsto dalle vigenti normative in materia di digitalizzazione;
  3. Ridefinizione delle posizioni in graduatoria dei progressivi assegnati dall’ufficio competente rispettando l’effettiva ricezione delle domande;
  4. Se alla data del 16/05/2012 l’amministrazione aveva già analizzato e assegnato il punteggio (non la posizione in graduatoria) per ogni singolo procedimento;
  5. Copia del verbale della commissione del 16/05/2012.

Vedremo che succederà nei prossimi giorni. Stay tuned! Intanto però una nota: non posso usare il modulo di ricorso in quanto l’oggetto del mio ricorso non è tra quelli contemplati nel modulo ufficiale, e l’ordinanza – pure quella – non prevede la PEC. Mi chiedo quindi se sia una questione culturale o una paura atavica della tecnologia…

Aggiornamento

Chiaramente la mia lamentela è stata inviata tramite PEC:  è stata consegnata il 30 maggio 2012 alle 18:38 ma protocollata  solo il 31 maggio 2012 alle 10:56…Ben 3 ore dopo dall’apertura degli uffici…

Trasparenza al Comune di Venezia: parte terza

Risposta di CIVIT

Dopo il primo articolo sulla mancata trasparenza amministrativa e l’aggiornamento sulla situazione a seguito della mia lettera, vorrei aggiornare chi mi segue di quanto è successo sino ad ora dopo l’invio della mia richiesta di delucidazioni al comune (13 aprile 2012) e successivo inoltro del materiale sia all’Ispettorato Funzione Pubblica che al CIVIT:

  1. L’URP del Comune di Venezia mi ha risposto subito (ricevuta in data 13 aprile 2012) informandomi dell’inoltro della richiesta alla Direzione affari generali (Referente: Carlo Salvatore Sapia) e che “L’Ufficio competente provvederà a comunicarLe l’esito della verifica attuata e delle eventuali attività messe in atto a seguito della Sua segnalazione”. Già dalla pagina della direzione (dove l’organigramma è formato da un bel powerpoint senza recapiti e da un PDF senza durata dei procedimenti e con un bel “Pagina in aggiornamento, a breve la versione definitiva.”) mi verrebbe voglia di segnalare l’ennesima violazione della normativa vigente in materia di trasparenza, ma per ora mi trattengo. Ad oggi comunque, nonostante siano già passati oltre 30 giorni (tempo previsto dalla normativa per una risposta da parte dell’amministrazione, ove non diversamente specificato), l’amministrazione non ha fornito risposta: forse non sanno che a prendersela comoda si rischia, e non poco.
  2. Ho tenuto un intervento ad un interessante seminario durante ForumPA il 16 maggio 2012 dal titolo “Lo stato d’arte dell’operazione trasparenza” dove ho avuto modo di potermi confrontare con rappresentanti della Funzione Pubblica, del CIVIT e del Garante Privacy – quest’ultimo incredulo sulla votazione del Consiglio Comunale di Venezia che ha posto il problema della “privacy” come impossibilità di pubblicare le determinazioni. Filippi è stato chiaro: la privacy spesso è un finto ostacolo. Alla fine del convegno ho capito che non sono io il pazzo… se volete convincervi pure voi, ascoltatevi gli interventi del mio panel.
  3. CIVIT mi ha risposto! Dopo un ulteriore sollecito inviato a CIVIT e all’Ispettorato Funzione Pubblica, solo CIVIT (per ora) mi ha risposto informandomi che, prendendo atto della segnalazione CIVIT “ha chiesto riscontro direttamente all’ente citato al fine di acquisire elementi utili alla fase istruttoria […]”. Resto quindi in attesa di sapere qualcosa da Funzione Pubblica, visto che pure nel loro caso il termine di 30 giorni è ben che superato…

Ho avuto modo inoltre in questo periodoo di approfondire le Linee programmatiche di Mandato 2010-2015:

Lunedì 19 luglio, con 23 voti favorevoli, 5 astenuti e 10 contrari, sono state approvate dal Consiglio Comunale di Venezia le Linee Programmatiche di Mandato 2010-2015 elaborate dal Sindaco Giorgio Orsoni in ottemperanza al comma 7 dell’art 5 bis dello Statuto del Comune di Venezia.

Perché è interessante il documento? Per il contenuto a pag. 29, intitolato “Semplificazione e trasparenza amministrativa”, di cui evidenzio alcune parti in grassetto e lascio a voi le conclusioni…

I cittadini devono poter conoscere sempre e senza filtri l’operato di chi li amministra. Razionalizzare e semplificare sono le parole d’ordine per migliorare il livello di trasparenza e di efficienza dell’intera macchina comunale e conseguentemente favorire la partecipazione all’esercizio delle funzioni amministrative anche attraverso la ridefinizione del ruolo delle Municipalità. E’ necessario operare una drastica semplificazione delle procedure amministrative. Tutti i procedimenti devono essere trasparenti e tracciabili, in tempi certi, perché i cittadini conoscano con chiarezza doveri e diritti in merito ai singoli atti. Una fra le primissime azioni di questa amministrazione è stata la riorganizzazione della macchina comunale. Un’operazione complessa e delicata che ha ridotto le posizioni di vertice e razionalizzato le competenze. Una “riforma” che da troppo tempo non si affrontava i cui frutti, sono convinto, si vedranno presto in termini di semplificazione ed efficienza. […].

I prossimi passi? Attenderò fino a metà giugno e poi mi rivolgerò al Difensore Civico Regionale, informando altresì gli organi competenti per valutare eventuali sanzioni per le mancate risposte. Per capire come funziona a Venezia vi consiglio poi lo speciale Off the Report “Mercanti di Venezia” andato in onda oggi.

Trasparenza al Comune di Venezia: siamo alla farsa

La situazione dopo il primo articolo sulla mancata trasparenza del Comune di Venezia è diventata di particolare interesse anche per la stampa locale, in particolare l’interpretazione del Sindaco, che ha votato ed ha fatto votare la maggioranza contro una legge dello Stato, sulla necessità di non pubblicare le determinazioni “perché non consentito dalla legge” (???) e soprattutto per il fatto che il “cittadino qualunque”, a suo dire, ha meno diritto all’accesso rispetto – ad esempio – ai consiglieri comunali (i quali, tra l’altro, si sono lamentati nell’oramai storico consiglio comunale del 21 dicembre 2012 proprio riguardo l’impossibilità di accedere a tali atti).

Nei giorni scorsi ho fatto un giro per i siti Web di alcune amministrazioni, verificando che la maggior parte dall’estremo nord all’estermo sud del paese pubblicano le determinazioni dirigenziali (chi correttamente, pubblicando tutto il documento e chi furbescamente pubblica un mero elenco con numero e titolo delle determinazioni).

Alcuni esempi. Partiamo dal Veneto, dai grandi comuni:

  • Belluno male… pubblica solo allegati di delibere di giunta. Per tutto il resto, solo burocratici riferimenti.
  • Rovigo pubblica le determinazioni, così come gli altri atti previsti dalle vigenti normative.
  • Treviso pubblica le determinazioni anche se – a prima analisi – sembrano esserci dei “salti” di pubblicazione.
  • Verona si presenta con tutti gli atti in regola, determinazioni di qualsiasi genere (comprese spese minute quali acquisti proiettori in economia, ecc.).
  • Vicenza non va bene… all’albo pretorio pubblica l’elenco delle determinazioni, senza pubblicarne il testo (e quindi per poter vedere le determinazioni è necessario fare accesso agli atti).

Usciamo ora dal Veneto e facciamo un giro a campione di grandi città:

  • Bari pubblica le determinazioni, mantenendo un corposo archivio storico.
  • Cagliari riporta le determinazioni e gli atti di giunta/consiglio.
  • Firenze pubblica le determinazioni, così come gli altri atti obbligatori per legge.
  • Un plauso a Milano per l’albo pretorio. Le determinazioni così come altri atti sono on line.
  • Napoli (che usa lo stesso CMS di Venezia per il sito, mentre venezia usa un prodotto “fatto in casa” per l’albo) ha le determinazioni on line.
  • Palermo è più trasparente di Venezia. Determinazioni tutte on line.
  • Anche Roma si dimostra più trasparente di Venezia. Le determinazioni dirigenziali sono on line.
  • Torino infine pubblica le determinazioni dirigenziali così come tutti gli altri atti.

Come si può notare, Venezia è tristemente in coda alla classifica. Ma il mio comune qualcosa ha fatto! Eh si, un intervento di alto impatto tecnologico e volto alla trasparenza amministrativa. Ha modificato l’immagine di apertura della sezione delle deliberazioni on line, rimuovendo la pericolosa ed eversiva immagine contenente la dicitura “determine” e sostituendola con un più idoneo fascicolo anonimo, pieno di carta bianca e gialla, proprio per ribadire il concetto che ciò che sta nei fascicoli non è “roba per cittadini qualunque”.

Confronto tra immagine precedente e immagine attuale. Immagine attuale non ha voce determine

Ma in fin dei conti, è ciò che ha dichiarato il sindaco (che, ricordo, è avvocato e docente universitario in diritto amministrativo).

Voi tutti sapete che l’accesso agli atti è riservato a chi vi ha interesse, solo chi vi ha interesse può accedere agli atti e deve dimostrare l’interesse, primo. Secondo. Non è ammissibile un accesso per un controllo generico sulla legittimità degli atti dell’Amministrazione, ma deve essere di volta in volta esplicitato non solo l’interesse della persona, ma anche i motivi per cui si chiede l’accesso. […]

Quindi mi dispiace, per carità sono per la massima trasparenza nell’amministrazione, ma vi sono delle limitazioni che ci pone la Legge stessa, che andremmo a infrangere se seguissimo questo orientamento. […]

Un conto è il diritto dei Consiglieri all’accesso agli atti, un conto è prendere tutti gli atti e distribuirli così: sono due cose completamente diverse… (intervento fuori microfono) certo, tutti i Consiglieri hanno diritto di accedere agli atti e non devono dimostrare l’interesse che, invece, deve dimostrare il cittadino qualunque. Questa è la differenza.

Per chi desidera approfondire sentendo le parole direttamente dal sindaco, ecco il collegamento per accedere all’inaccessibile/incondivisibile archivio video del comune.

Bel colpo, cara amministrazione comunale! Continuiamo così, cara amministrazione, sempre in linea con il pensiero oscurantista del sindaco, sempre più simile alla città di Gerico. E i consiglieri comunali? Beh, dopo aver condiviso la lista su facebook e sui principali social network cittadini, chiedendo – ove presenti – di spiegare le motivazioni del loro voto, silenzio assoluto…

Trasparenza: siamo ancora al muro di gomma?

Vivo nella città più bella del mondo, Venezia. Una città in cui grazie a scelte politiche illuminate si sono avviate iniziative di partecipazione attiva dei cittadini al miglioramento della qualità di vita e di innovazione in ambito digitale. Il merito va senz’altro alla testardaggine dell’ex vice sindaco Michele Vianello (ora direttore del VEGA, il Parco Tecnologico dell’entroterra veneziano).

Vivo però anche in una città in cui l’applicazione delle normative sulla trasparenza amministrativa vengono “interpretate” non nell’ottica della totale limpidezza dell’azione amministrativa ma nell’ottica di non ben definiti concetti di “privacy” (che, come vedremo di seguito, sono tutt’altro che in linea con le indicazioni del garante privacy per i dati delle PA).

Il fatto

Qualche giorno fa ho scritto alla mia amministrazione comunale (e sottolineo il mia, in quanto è amministrazione che opera per fornire informazioni e servizi ai cittadini), utilizzando l’ottimo sistema di segnalazione on line dell’URP (altra perla dell’amministrazione comunale: sempre rapidi, competenti, cordiali).

In sintesi (per chi è interessato al dettaglio, può leggere il documento PDF della lettera inviata), ho richiesto delucidazioni in merito alla mancata accessibilità dei documenti all’albo pretorio, all’assenza dei curricula e compensi degli amministratori all’interno della sezione “trasparenza, valutazione e merito” nonché sulle mancanze e incongruenze nelle date di assegnazione delle consulenze (attualmente “migliorata”, ma sino a qualche mese fa la determinazione di incarico risultava essere fatta dopo l’esecuzione dello stesso). Ho chiesto sempre delucidazioni in merito a situazioni come quella rappresentata di seguito, ovvero la pubblicazione di delibere di giunta “a salti”.

Delibere di giunta, con "salti" numerici (nell'esempio in particolare dalla 127 si passa alla 136)

I fatti precedenti, e successivi

Successivamente in discussioni nate su Facebook ed a seguito di un articolo comparso sulla stampa locale, il consigliere comunale Sebastiano Costalonga mi ha fatto presente che il consiglio comunale aveva votato contro una sua proposta che richiedeva al sindaco “per le premesse indicate di farsi carico affinché tutte le Direzioni provvedano alla puntuale e precisa pubblicazione di TUTTI GLI ATTI AMMINISTRATIVI comprese tutte le DETERMINA dirigenziali con la pubblicazione on-line (come indicate dalla Legge 18 giugno 2009 n. 69 art. 32 “disposizioni in materia di Trasparenza Amministrativa)”.

Potete capire come lo stupore mi ha colpito quando, sempre grazie a Costalonga, ho potuto leggere un estratto del verbale con cui il sindaco Giorgio Orsoni (avvocato dal 1972, specializzato in diritto amministrativo e docente della medesima materia all’università di Ca’ Foscari a Venezia) invita la propria maggioranza a votare contro (si tratta del verbale stenografico dell’intervento del sindaco non ancora approvato dal consiglio comunale).

Tratto dal Verbale della Seduta del Consiglio Comunale del 21.12.2011, ecco l’intervento del Sindaco prima del voto della Mozione nr. d’ordine 923: ORSONI – Sindaco: Io devo dirvi che questa richiesta ha degli aspetti di problematicità non indifferenti, perché dire d’emblée “si pubblicano tutti gli atti amministrativi” è contrario alla norma sull’accesso agli atti. Voi tutti sapete che l’accesso agli atti è riservato a chi vi ha interesse, solo chi vi ha interesse può accedere agli atti e deve dimostrare l’interesse, primo. Secondo. Non è ammissibile un accesso per un controllo generico sulla legittimità degli atti dell’Amministrazione, ma deve essere di volta in volta esplicitato non solo l’interesse della persona, ma anche i motivi per cui si chiede l’accesso. Se noi andassimo a rendere pubblici tutti gli atti amministrativi, andremmo contro questa norma, cioè la norma che prevede la dimostrazione di interesse, primo. Secondo. Vi sono delle norme, in particolare in materia per esempio di appalti, quelle che riguardano i progetti, le privative, ci possono essere delle questioni che riguardano la riservatezza, che sono coperte da riservatezza, riguardano dati sensibili etc., che ovviamente non possono essere date, non possono essere rese accessibili, quindi un generale obbligo di pubblicazione di tutti gli atti amministrativi vanificherebbe queste norme. Quindi mi dispiace, per carità sono per la massima trasparenza nell’amministrazione, ma vi sono delle limitazioni che ci pone la Legge stessa, che andremmo a infrangere se seguissimo questo orientamento. Magari la cosa la possiamo studiare, nel senso di rendere più accessibili e pubblicabili delle categorie di atti e su questo potremmo ragionare, ma non possiamo accettare una pubblicabilità indiscriminata di tutti gli atti amministrativi. Un’altra cosa: metterli on line non sono i Consiglieri, sono due cose diverse, i Consiglieri possono accedere.

ORSONI – Sindaco: L’ora è tarda e francamente l’argomento meriterebbe un approfondimento più serio. Un conto è il diritto dei Consiglieri all’accesso agli atti, un conto è prendere tutti gli atti e distribuirli così: sono due cose completamente diverse… (intervento fuori microfono) certo, tutti i Consiglieri hanno diritto di accedere agli atti e non devono dimostrare l’interesse che, invece, deve dimostrare il cittadino qualunque. Questa è la differenza.

C’è anche il video a riguardo. A voi la verifica.

Aggiornamento

Inserisco direttamente un modulo html per la ricerca del video in quanto il sistema di pubblicazione dei video dell’amministrazione comunale è talmente “trasparente” da impedire sia la condivisione in rete dei video (utilizzando tra l’altro un formato video proprietario), nonché la condivisione degli indirizzi web diretti ai singoli interventi (i cosiddetti file .asx).

Chiaramente come cittadino e non giurista lascio ai “legulei” l’interpretazione di quanto detto dal Sindaco che – a mio personale parere – necessita di un aggiornamento formativo nella materia di cui è docente. Mi par chiaro che se un’amministrazione non pubblica minimamente il riferimento degli atti, il cittadino non ha alcuna possibilità di conoscerne l’esistenza e quindi di impugnarli (nei tempi previsti dalla legge).

Senza andare troppo nei dettagli, evitando quindi di di citare delibere CIVIT in materia (basta leggere solo la 105/2010 e la 2/2012), riporto due documenti a mio avviso fondamentali per far capire cosa va pubblicato e come:

  • Linee guida garante privacy – Linee guida in materia di trattamento di dati personali contenuti anche in atti e documenti amministrativi, effettuato da soggetti pubblici per finalità di pubblicazione e diffusione sul web – 2 marzo 2011
  • Vademecum 2011 – modalità di pubblicazione documenti all’albo on line;

Chiaramente, lottando da tempo per la tematica di e-inclusion, trasparenza e innovazione nelle PA, questa cosa non mi è andata proprio giù ed ho ritenuto utile informare dell’amena situazione anche chi per lavoro deve vigilare in tal senso (ovvero l’ispettorato per la funzione pubblica e la commissione CIVIT, rigorosamente via PEC). Vorrei allo stesso tempo fosse chiaro che la mia non è una lotta personale verso l’amministrazione comunale (che ha la “sfortuna” di avermi come residente), quanto verso la diffusa idea che taluni atti siano proprietà dell’amministrazione.

Concludo con una nota di colore: nella pagina di accesso agli atti amministrativi del comune di Venezia, compare un’immagine con dei post-it che rappresentano gli atti da pubblicare… guardate cosa c’è tra gli atti 😉

Immagine contenente gli atti da pubblicare, tra cui figura "determine"