Calatrava: ora ne parlano tutti

Il problema degli scivoloni, considerato fin dall’inizio “impossibile” da parte dell’amministrazione comunale, sta riportando visibilità alle problematiche del ponte di Calatrava.
Cominciano a dedicarci spazio realtà come Panorama ed oramai è conosciuto come il “ponte delle cadute”. Ne parla anche “il Giornale”, concludendo l’articolo con una frase sibillina:

Ma il sindaco più estetico d’Italia, nonostante questo lasciapassare rilasciato dal maestro Calatrava, non se la sente proprio di sconfessare la filosofia del ponte più all’avanguardia di Venezia. E così, attraverso le dichiarazioni dell’assessore ai lavori pubblici, Mara Rumiz, assicura un rimedio alternativo e ugualmente, a suo dire, efficace. «Lavoreremo di più sulla segnaletica – spiega l’assessore – e faremo in modo che tutti abbiano la percezione del cambio di larghezza della pedata». Sempre che le pedate non siano i veneziani e i turisti a farle percepire a chi di dovere.

Quel che fa riflettere è: in quanti di questi recenti articoli si è approfondito anche il problema di accessibilità dei disabili?

Calatrava: non sarà mica calabraga?

Leggo sulla Nuova Venezia di oggi un articolo che contiene molti spunti interessanti.
L’articolo di Roberta De Rossi, a pag. 17, parte con una battuta del Vice Sindaco Michele Vianello (forse un amministratore pubblico tra i più illuminati in Italia sul cosiddetto Web 2.0) “a Calatrava il Comune dovrebbe fare causa. Dipendesse da me… ma io non mi occupo anche di questo” e continua facendo notare le problematiche già citate in precedenti articoli (tra l’altro la Nuova Venezia rende disponibile il comunicato ufficiale di Calatrava riguardo alle operazioni da intraprendere per sistemare il suo ponte) ma – oltre alle dichiarazioni di politici locali pro e contro il ponte – aggiungendo delle succose novità.

Nel frattempo, un’altra questione non è affatto definita: l’ovovia. Non solo perché è ancora lungi dall’essere pronta (costo 1,062 milioni), ma anche perché in Comune – in via ufficiosa – non si sarebbe più così decisi a realizzarla, se solo le associazioni dei disabili (che hanno sempre subito l’ovovia come extrema ratio, perché non permette l’accesso al ponte, ma solo il lento attraversamento del canale) fossero d’accordo a trovare una soluzione diversa.

L’articolo poi continua con delle prove tecniche di “accordo”.

Ma per cercare di affrontare concretamente la questione, Enzo Cucciniello (già docente IuaV che per una vita si è occupato di accessibilità della città), dopo aver ricevuto disponibilità all’incontro del consigliere nazionale Pietro Barbieri (in rappresentanza delle associazioni dei disabili) ha scritto al sindaco chiedendogli un appuntamento per discutere della cosa.

Quanto sopra mi lascia alquanto dubbioso, e mi fa ripensare a quanto dichiarato da Lorenzon – ovvero che il ponte così come è stato progettato non potrà mai montare l’ovovia – e di sicuro non potrà montarla entro fine anno, nonostante l’impegno preso dal Sindaco con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano…
Ma l’articolo non finisce qui, e le dichiarazioni di Cucciniello sono particolarmente pesanti.

“L’ovovia non è utilizzabile da parte di chi ha problemi di movimento e vista”, scrive Cucciniello, “bisogna trovare intelligenti alternative, al limite anche una specifica carta imob-H per l’accesso gratuito a tutti i trasporti: soluzione che non presenta difficoltà, certamente meno impegnativa dal punto di vista economico e a tutto vantaggio dei giusti diritti dei più deboli”.

Mi sorge spontanea una domanda, che esula però dal problema del ponte: ma perché i disabili pagano i mezzi pubblici a Venezia? Di fatto i mezzi pubblici sono forme “alternative” per muoversi in città (l’ha sempre dichiarato il Sindaco e pure l’architetto D’Agostino). Visto che i disabili non possono muoversi attraverso i ponti e le strutture prodotte prima dell’entrata in vigore della normativa sulle barriere architettoniche, è doveroso che gli stessi non paghino i mezzi pubblici perché di fatto non hanno altro mezzo per muoversi.
Diverso però, a mio parere, il caso del ponte che è nato dopo l’entrata in vigore delle normative, che quindi doveva essere accessibile e che è sempre stato venduto come accessibile grazie ad una futura (oramai defunta) installazione dell’ovovia.
A questo punto mi sorgono ulteriori dubbi. Uno su tutti: ma hanno preso in giro pure il Presidente della Repubblica, promettendogli l’installazione di qualcosa “perché obbligati dalla legge”, un qualcosa che – a dichiarazione di Lorenzon e a seguito degli ultimi avvenimenti – sembra proprio non esser mai stato previsto.
Altra cosa invece che mi stupirebbe moltissimo è un eventuale “calabraga” (calarsi i pantaloni) delle associazioni dei disabili, ovvero che in cambio di qualche euro (il biglietto costa 1 euro e 10 per disabile più accompagnatore) accettano di passare alla storia come i favoreggiatori di un’opera inaccessibile – nonostante i molti proclami e richiami alla Convenzione ONU.
Caro Pietro Barbieri, visto che rappresenti una federazione che tra l’altro deve ancora deliberare la sua posizione ufficiale sul Ponte di Calatrava, e viste le tue battaglie per il riconoscimento della convenzione ONU in diversi convegni a cui entrambi abbiamo partecipato, ti dico solo una cosa: tieni gli occhi aperti e non cadere in questi trucchi di bassa lega: alla fine rinunciando all’accessibilità del ponte si fa un piacere solo a chi ha violato la legge, non ai disabili.
Se posso invece dare un consiglio, se mai incontrerai Massimo Cacciari, consiglia al Sindaco di installare i servoscala oppure – vista la necessità di cambiare gli scalini che creano problemi anche alle persone senza disabilità fisiche – di intervenire sul piano di calpestio.

Calatrava: l’opinione di Beppe Grillo

“Ponte di Calatrava? Sindaco megalomane e architetto demente”.
Questo il titolo di un articolo sulla Nuova Venezia di oggi, 2 ottobre 2008, a pag. 42, in cui compare un’intervista a Beppe Grillo.

“Quel ponte – tuona il comico – è l’espressione della megalomania dei sindaci coglioni, che vogliono lasciare il segno a tutti i costi, affidandosi a degli architetti dementi. Calatrava è famoso nel mondo, come quello che fa i ponti che vanno da lì a lì e non da lì a là. Fa ponti che non portano da nessuna parte. Cosa serve poi un’opera costata milioni di euro (11 milioni e 274 mila per la precisione, mentre è previsto un altro milione e 62 mila per l’ovovia, ndr), per collegare piazzale Roma con la stazione ferroviaria di Santa Lucia? La gente scivola e cade, perchè p stato usato il vetro per la pavimentazione. Ora se ne è accorto perfino Calatrava, che ha deciso di sostituire il vetro con la pietra d’Istria, che disastro!”

Calatrava: dichiarazione dell’assessore Rumiz

A seguito delle problematiche insorte con il ponte di Calatrava anche per i “normodotati”, che hanno riportato il caso del ponte sui media nazionali, l’assessore Rumiz ha rilasciato la seguente dichiarazione:

L’assessore comunale ai Lavori pubblici di Venezia, Mara Rumiz, ha rilasciato la seguente dichiarazione, dopo la diffusione del comunicato stampa dello Studio Calatrava nel quale si indicano i modi ritenuti “più opportuni” per risolvere il problema di alcuni gradini del ponte della Costituzione:

“Ho appreso delle proposte dello Studio Calatrava, mentre i nostri Uffici sono già al lavoro su una diversa ipotesi. Vorrei innanzitutto contestualizzare gli incidenti accaduti sul ponte e le lamentele recepite dagli organi di stampa in una più ampia analisi dei primi venti giorni di apertura del ponte al transito: un primo monitoraggio sembra confermare quanto contenuto in uno studio sulle prospettive della mobilità nella testa di ponte Ferrovia-Piazzale Roma, oggetto di tesi di laurea all’Università Iuav, che individua in circa 15 mila i potenziali utenti quotidiani, in grande maggioranza pendolari. Certamente, li possiamo contare a migliaia – ne è conferma il disagio lamentato dai commercianti della riva di San Simon per la diminuita clientela – il che documenta l’utilità del ponte, da qualcuno aprioristicamente contestata, mentre ogni giorno si coglie tra i passanti l’opinione diffusa di grande apprezzamento per l’estetica del manufatto.

Detto questo, permane il problema della caduta di persone sul ponte: meno di dieci, in venti giorni, sono ricorse alle cure del Pronto Soccorso dell’Ospedale, come ha puntualizzato il primario, il quale ha pure ricordato che ogni settimana sono “diversi” i casi di questo tipo, visto che a Venezia le cadute sui ponti sono “naturali”. Questo, ovviamente, nulla toglie all’esistenza del problema, e al mio personale dispiacere per le persone che hanno subito contusioni o distorsioni, essendo mio quotidiano impegno quello di avere sempre particolare attenzione per garantire la massima sicurezza a tutti, sui ponti come sul selciato della città.

L’ipotesi sulla quale gli Uffici del Comune sono al lavoro è legata alla segnaletica, per aumentare il livello di attenzione degli utenti e per migliorare la percezione dei gradini, nei cambi di passo conseguenti al cambio di larghezza della pedata, attraverso puntuali elementi correttivi non invasivi: una ipotesi che ritengo meno complessa della sostituzione di parti del ponte, meno costosa, e oltretutto modulabile, suscettibile cioè di eventuali ulteriori aggiustamenti.

Per quanto riguarda, infine, il ventilato pericolo per gli ipovedenti delle estremità dei quattro parapetti, gli Uffici del Comune sono già al lavoro per installare degli appositi marcatori alla base di dette estremità”.

Con viva cortese richiesta di pubblicazione / diffusione, se possibile nel testo integrale.

Venezia, 30 settembre 2008 / lp

Calatrava: gli scalini in vendita su ebay?

Lancio una provocazione, a seguito degli ultimi articoli in cui sembra non esserci un accordo tra lo Studio Calatrava (che consiglia di sostituire i 32 scalini in vetro con adeguati scalini ad alto contrasto) e il Comune (che per questioni economiche preferisce l’opzione della cartellonistica).
Visto l’inestimabile valore di quest’opera, vista la sua unicità tanto decantata, visto che di Venezia si vende oramai pure l’acqua dei canali… perché buttare gli “errati scalini” ?
Propongo quindi all’assessore Rumiz di pensare con la giunta tutta una bella vendita su Ebay dei 32 pezzi unici al mondo, dal valore inestimabile, magari numerandoli… non è detto che dalla loro vendita si rientri quantomeno di qualche migliaio di euro (ci saranno collezionisti fan di Calatrava?) necessario per la sostituzione.
Ah comunque resta ben chiaro che è un ponte non a norma… ma quantomeno cerchiamo di contenere i costi della sua sistemazione!