Calatrava: la dichiarazione dell’avvocato Molinero

Ho contattato poc’anzi, telefonicamente, l’avvocato Domenico Molinero che ho avuto modo di conoscere la scorsa estate, durante i suoi lunghi periodi di soggiorno a Venezia, per costruttivi confronti sui problemi della disabilità.
Richiesto riguardo al ricorso proposto per l’illegalità del ponte di Calatrava mi ha dato le seguenti precisazioni:
“Ho proposto ricorso al solo fine di porre rimedio ad una grave ingiustizia conseguente alla discriminazione di cui sono oggetto, al pari di tanti altri disabili, per l’inaccessibilità del ponte in questione. Ho evitato volutamente ogni forma di pubblicizzazione della notizia; certi argomenti non possono essere oggetto di qualsivoglia strumentalizzazione. Sulla gratuità di alcune voci di eventuale colorazione politica, od altro, non ritengo valga la pena di soffermarsi; il tempo farà giustizia da solo”.
L’avvocato Molinero ha concluso: “E’ doveroso attendere in silenzio l’esito dell’iter giudiziario” e per quel poco che mi è dato conoscerlo so che sarà così.

Calatrava: il ponte finisce in tribunale

In attesa dell’iniziativa giudiziaria delle federazioni dei disabili annunciata lo scorso anno, oggi si legge sul Gazzettino di Venezia un articolo di Raffaella Vitadello di cui riporto il testo.

VENEZIA (6 aprile) – Il ponte della Costituzione finisce in tribunale. Un avvocato di Milano ha presentato un ricorso contro l’apertura della mastodontica opera sul Canal Grande in quanto non accessibile ai disabili: una persona diversamente abile, giunta a Venezia nell’ottobre scorso, non avrebbe potuto superare i gradini e così ha denunciato il Comune.
«Neanche l’ovovia risolverà completamente il problema della fruizione della struttura – spiega Mara Rumiz, assessore ai Lavori pubblici – ma credo che l’importante sia lavorare per offrire a tutti la possibilità di superare le barriere architettoniche, rendendo accessibile il ponte. E dove progettualmente non è possibile lo si deve fare con ausili meccanici come l’ascensore laterale. Non il vaporetto, perchè non sarebbe giusto».

«Ho fornito tutta la documentazione all’avvocatura civica – sostiene l’ing. Salvatore Vento, responsabile unico del procedimento – sarà la magistratura a chiarire la vicenda. Non conosco l’avvocato che ha iniziato la causa, nè so da quale orientamento politico provenga. Perchè sì, la giustizia è giustizia, ma spesso argomenti come questo si prestano a strumentalizzazioni».

Silenzio assoluto da parte di Giulio Gidoni, avvocato del Comune, che sta raccogliendo il materiale per preparare la linea difensiva, ma anche da parte di Pino Toso, delegato del sindaco alle barriere architettoniche che nell’agosto scorso aveva rassegnato le dimissioni «non per il ponte», continua a ripetere, ma perchè a suo dire erano state licenziate dalla giunta nei mesi precedenti parecchie delibere che non rispettavano le leggi in materia di tutela della mobilità dei disabili. Certo è che le sue dimissioni erano capitate proprio poche settimane prima dell’inaugurazione del ponte di Calatrava.

Nel frattempo resta ancora senza esito un esposto inoltrato alla Procura della Repubblica da parte di un veneziano, padre di un ragazzo in carrozzella: anche lui chiedeva di accertare eventuali violazioni delle norme previste per la tutela dei disabili. In particolare faceva riferimento al decreto 503 del 1996 che impone che “tutte le opere pubbliche di nuova realizzazione devono essere accessibili” che “non possono essere erogati contributi o agevolazioni da parte dello Stato e di altri enti pubblici per la realizzazione di opere o servizi non conformi a tale decreto”, “il progettista è obbligato a certificare la conformità degli elaborati alle disposizioni normative” e “un’opera pubblica le cui difformità siano tali da renderne impossibile l’utilizzo da parte di soggetti disabili dev’essere considerata inagibile”.

Sinceramente la dichiarazione dell’ing. Vento sul possibile attacco politico da parte di un avvocato, senza nemmeno conoscerlo, mi sembra un po’ tirata: da tempo si dice chiaramente che il problema del ponte sta nella sua conformità alla normativa vigente in materia di barriere architettoniche che chiaramente potrà essere un argomento di discussione anche politica ma sopratutto un argomento di rispetto sociale.

Calatrava: spunta il certificato di collaudo

Dalla Nuova Venezia del 2 marzo 2009.

VENEZIA. L’ingegner Enzo Siviero ha firmato il certificato di collaudo del Ponte della Costituzione: opera che resterà, comunque, per anni sotto regolare e continuo monitoraggio.
«E’ tutto in regola, come da certificazione già firmata a suo tempo», assicura il docente IuaV, ordinario di Costruzione di ponti e collaudatore dell’arco ribassato firmato da Santiago Calatrava, «ma è del tutto evidente che si tratta di un’opera-prototipo da seguire con particolare attenzione: l’abbiamo sempre detto, è previsto un protocollo di monitoraggio e relativi controlli, per verificare che la geometria del ponte non si modifichi nel tempo. Comunque, tutto a posto: manca solo il certificato di collaudo tecnico-amministrativo, ma si tratta di un atto puramente formale».
Così l’ingegner Siviero commenta la relazione dell’Autorità di vigilanza per i contratti pubblici, che ha invece duramente criticato – inviando gli atti a Procura e Corte dei Conti – la gestione dell’opera da parte del Comune di Venezia. I costi per il ponte di Calatrava sono levitati e sul conto finale pende anche una causa civile da 8 milioni di euro intentata dall’impresa appaltatrice Cignoni contro il Comune, disposto a riconoscere solo 2,5 milioni di euro di conguaglio, contestando per il resto i ritardi all’impresa stessa. L’Autorità stigmatizza anche l’apertura del ponte in assenza di monitoraggio e di certificato di collaudo.
Intanto, procedono con tempi più lunghi del previsto anche i lavori di allestimento dell’ovovia per i portatori di handicap, chiamata a sopperire alla mancanza di servoscala sul ponte, attualmente impraticabile ai disabili: l’«ovetto» sarà pronto entro fine marzo, ha assicurato l’assessora Mara Rumiz negli ultimi incontri con i consiglieri comunali. Poi, però, ci vorranno i tempi del collaudo dell’ascensore: non modificherà l’assetto e la tenuta dell’intero ponte?
«No, perché durante le prove dinamiche di carico», spiega ancora Siviero, «abbiamo tenuto conto di questi carichi e la reale entrata in servizio sarà ininfluente. Nell’ambito del monitoraggio sono comunque previste nuove prove dinamiche: questa è un’opera da seguire particolarmente data la geometria, ma sono operazioni di controllo che andrebbero fatte su ogni ponte per mantenerne il coefficente di sicurezza».

Calatrava: l’inchiesta continua

«Se ci sono carenze progettuali alla base di tutto, perché il Comune non ha ancora citato a giudizio lo studio Calatrava?».
Oggi così apre un articolo sul Gazzettino di Venezia, con una dichiarazione del capogruppo della Lega in consiglio comunale, Alberto Mazzonetto, il quale torna alla carica sulla vicenda del quarto ponte sul canal Grande e annuncia che giovedì 19 depositerà una serie di nuovi documenti di cui è venuto in possesso in Procura presso la Corte dei Conti (dove è ancora aperta l’inchiesta per presunto danno erariale relativo alla costruzione dell’opera).

Le risposte dell’assessore ai Lavori pubblici Mara Rumiz e del responsabile unico Salvatore Vento non lo hanno affatto tranquillizzato, anche perché l’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici è tornata alla carica nel dicembre 2008 e chiede che l’amministrazione ottemperi alle richieste già avanzate dalla stessa Autorità alla fine del 2007. Il documento, firmato sempre dal presidente Luigi Giampaolino e dal relatore Andrea Camanzi, si esprime senza mezzi termini e accusa l’amministrazione comunale di essere rimasta “inerte” rispetto alle questioni sollevate un anno prima.
Nella delibera 310 del 2007, l’Autorità aveva così sottolineato: “L’attività progettuale si è estrinsecata in un progetto esecutivo solo in parte soddisfacente. A ciò è da aggiungere la carenza organizzativa dell’appaltatore e una certa disattenzione della stazione appaltante nel consentire l’esecuzione a mezzo di un contratto di fornitura… “. Inoltre, l’Autorità aveva affermato che già nel 2004 il Comune avrebbe potuto e dovuto rescindere il contratto e bandire una nuova gara e per questo chiamò a risponderne la direzione del procedimento e dei lavori.
«Sul caso Calatrava, il Comune non si muove. Un anno dopo – spiega Mazzonetto – l’Autorità di vigilanza ha rincarato la dose e le accuse. Sentite che cosa emerge da un documento che l’amministrazione comunale pretenderebbe di secretare, come ha detto l’assessore Rumiz giovedì in commissione: “Le reiterate giustificazioni delle varianti da parte del responsabile del procedimento con la unicità del ponte non sono condivisibili. Alcune tematiche significative alla costruzione dell’opera sono state di fatto trasferite alla stazione appaltante (il Comune) e, per quanto attiene le strutture metalliche, al costruttore fuori opera del manufatto (Lorenzon). Il Responsabile del procedimento ha invece dato scarsa importanza ai significativi errori amministrativi del bando e del subappalto non autorizzato posto in essere dall’appaltatore. Anche su tali ultimi aspetti non ha intrapreso l’avvio di coerenti azioni di responsabilità”».

L’articolo conclude con una dichiarazione di Mazzonetto:

«Con un voto del consiglio comunale – aggiunge Mazzonetto – la maggioranza ha chiuso e messo il bavaglio alla commissione d’inchiesta voluta dalla Lega. Non è stata cosa da poco cercare di ricostruire gli ulteriori problemi che il ponte ha posto dopo che l’attività della commissione era cessata. I cittadini hanno diritto di sapere che cosa sta succedendo. Il ponte è finito, ma i problemi continuano. Come mai questa fitta serie di contestazioni da parte dell’Autorità non ha trovato risposta? Si parla di omissioni e precise responsabilità, non di capri espiatori: se ci sono nomi e cognomi è il momento che vengano fuori».

Il Caso Calatrava quindi continua, in attesa delle iniziative legali della FISH…

Calatrava: per Stefano Zecchi il ponte è rovinato dall’ovovia

Il botto di capodanno arriva dal prof. Stefano Zecchi, docente di estetica molto conosciuto anche per le sue apparizioni televisive. Quanto sotto riportato mi fa pensare se all’interno della formazione erogata agli studenti con l’estetica sia presente il “design for all”, o se siamo ancora al periodo ellenico in cui la bellezza deve stare al di sopra di tutto.

VENEZIA. Il ponte di Calatrava? «Un’opera d’arte di grande bellezza che i veneziani stanno rovinando». Lo ha detto Stefano Zecchi, ordinario di Estetica all’Università di Milano, a «Cortina Incontra». «Il ponte di Calatrava – ha detto Zecchi – è un’opera d’arte, ma i miei concittadini si sono accorti che non ci sono le strutture per portare gli handicappati, come se in tutti gli altri ponti del mondo ve ne fossero.
Così, sotto la struttura – accusa Zecchi – stanno facendo una cosa orribile. Una porcheria, una specie di funicolare. A mio parere, sarebbe molto meglio dare un motoscafo a tutti gli handicappati d’Europa che intendono passare per Venezia».

Queste dichiarazioni però dimostrano un po’ di ignoranza in materia e lo inviterei a leggere (e studiare) le normative relative alle barriere architettoniche, uscendo un po’ dal mondo dell’estetica e avvicinandosi maggiormente al mondo reale. Che si possa essere d’accordo che l’ovovia è una porcheria (ovvero che il ponte doveva essere reso accessibile sin dalla sua nascita) è una cosa, ma negare il diritto al passaggio proponendo il vaporetto è dimostrazione di ignoranza – quantomeno – nella materia di “design for all”, abbattimento delle barriere architettoniche e soprattutto in materia di civiltà.