Calatrava: il parere dell’avvocato Attanasio

Sono un avvocato e in quanto sordo attento a tutte le questioni che riguardano le persone con disabilità. ho letto con attenzione la vicenda del ponte calatrava a venezia, compresi i riferimenti alle norme di legge e di regolamento.
Sul piano della legalità, o meglio dell’illegittimità dell’opera,  non ho nulla da aggiungere a quanto è stato scritto e paradossalmente ribadito anche dall’Amministrazione Comunale.
Mi preme piuttosto mettere in evidenza alcuni aspetti trascurati oppure considerati di poca importanza eppure decisivi.
In primo luogo la stessa Amministrazione ammette l’esistenza di un problema e di una irregolarità e tuttavia insiste per l’apertura dell’opera. In questo modo si è dimostrato che la legge non è uguale per tutti; in secondo luogo che è legge ciò che piace a chi svolge un ruolo decisionale. In questo modo saltano tutti i meccanismi di tutela giurisdizionale e amministrativa, costituzionalmente previsti. Perchè? Perchè i meccanismi di protezione giurisdizionali si basano su presupposti precisi, interesse ad agire e posizione lesa, mentre quello amministrativi sono condizionati dai poteri di nomina del personale politico. Nel momento in cui l’Amministrazione Comunale dà legge a se stessa stravolgendo il tessuto normativo esistente, genera un conflitto di interessi irrisolvibile a livello giudiziario e non praticabile a livello amministrativo.

Altro problema da segnalare è dato dall’assoluta inesistenza di un’etica della disabilità a Venezia in capo ai suoi amministratori. Non aver pensato per tempo non è indice di distrazione, ma di disprezzo per una categoria di cittadini e non cittadini. Inoltre è indicativo di una politica mirante all’espulsione strisciante, mediante attività che rendano impossibile la vivibilità, delle persone con disabilità da Venezia.

In conclusione posso dire che i veneziani sono responsabili delle polemiche sul ponte Calatrava. Ma quali veneziani? Quelli che hanno legittimamente espresso la volontà elettorale di vedere insediata questa Amministrazione. Il caso “ponte Calatrava” è un problema politico, nel senso che è un problema radicale che investe l’intelligenza di chi esprime la propria volontà nel segreto dell’urna e investe la correttezza e la “professionalità” politica di chi si propone alle cariche amministrative.

Calatrava: l’opinione del Procuratore Generale Ennio Fortuna

Nel Gazzettino di Venezia di giovedì 28 agosto 2008 è pubblicata una lettera del Procuratore Generale della Repubblica di Venezia Ennio Fortuna in cui si analizza la problematica del ponte. Per completezza riporto l’intero testo (gli archivi on-line de “Il Gazzettino” non durano più di un mese… ed è un contributo importante che non può andar perso).

Leggo un po’ stupito e un po’ preoccupato da una località di vacanze dove mi trovo che il Comune rinuncia (o rinvia, non è ben chiaro) alla cerimonia di inaugurazione del ponte innominato, o ancora senza nome, l’opera ormai celebre di Santiago Calatrava. Il nome non è un problema, e comunque sarebbe stato trovato in qualche modo (S. Chiara, S. Lucia, Dò Sante, delle Concordia o della Discordia, e così via, l’uno vale l’altro). Il problema vero è la mancanza di un’adeguata struttura che renda accessibile il ponte anche ai disabili. Se ho capito bene, il Comune, vista la loro opposizione, intende aprire il ponte al pubblico senza cerimonie di alcun tipo, rinviando il tutto a quando sarà realizzata e messa in opera la famosa ovovia, in grado di trasportare i disabili da una parte all’altra del ponte in diciassette minuti (dico 17 minuti, un’assurda enormità). L’ovovia non serve a nulla, è evidente a tutti. Nessuno la userà, come a Venezia negli altri ponti quasi nessun disabile usa le apposite, costosissime strutture.

Nel caso del quarto ponte a maggior ragione l’ovovia non sarà usata, anche per il tempo, quasi incredibile, necessario per attraversarlo.

Certo, il Comune si imbarcato in un’impresa paradossale. Ha accettato e ratificato un progetto che non prevedeva un’adeguata struttura per disabili, ignorando la legge che invece la impone tassativamente. E, secondo me, non basta la rinuncia alla cerimonia. Il ponte non potrebbe essere usato senza la struttura per disabili, anche se l’ovovia è inutile. Occorrerebbe rinviare il tutto a quando sarà pronta e collaudata la struttura che però non sarà usata da nessuno. Per quanto assurdo, è questa la situazione in cui si è cacciata la nostra città.

Il ponte è però bellissimo e, secondo me, anche utile.

Prendo atto dell’opinione contraria di tanti personaggi, veneziani e no. Non mi meraviglia, e, in un certo senso è bene che vi siano dei detrattori, anche autorevoli. È sempre stato così nelle città d’arte quando si progetta un’opera nuova. Non si può certo realizzarla secondo lo stile prevalente tradizionale della città. Che senso avrebbe?

E poi a Venezia un’opera ultramoderna, di taglio contemporaneo, come è il quarto ponte non guasta affatto. Anzi con il tempo si integrerà perfettamente con i panorama. Anche il ponte di Rialto, a suo tempo, fu aspramente contestato, ma oggi è l’opera simbolo di Venezia più della Fenice, più del palazzo Ducale e di San Marco.

Il dissenso e le polemiche seminano un po’ di sale, e vanno quindi benissimo, vivacizzano.

Se non ci fossero, significherebbe che la città è morta. Per fortuna non è così. Ma che cosa si può fare per venire a capo di una situazione apparentemente senza via d’uscita? Un ponte oggi senza struttura per disabili e in seguito con una struttura assolutamente inutilizzata? Il rimedio a me appare ovvio e anche banale.

La proibizione della legge è superabile solo con un altro atto legislativo. In pratica occorrerebbe chiedere una deroga al governo che potrebbe provvedervi con un decreto d’urgenza, condizionandolo eventualmente al rilascio di biglietti gratuiti per il vaporetto che in pochi minuti effettua lo stesso, identico percorso. Altrimenti occorrerebbe attendere il collaudo dell’ovovia, ma poi consentire comunque ai disabili, anche non veneziani, l’uso gratuito del vaporetto o di altro mezzo acqueo, altrimenti saremo punto ed a capo.

Sarà meglio per tutti, anche per i disabili, che se lo vorranno potranno usare l’ovovia, ma, in caso contrario, potranno recarsi alla stazione via acqua. Si sarebbe dovuto fare dal tempo, ma meglio tardi che mai.

La città ha già speso troppo e ormai il ponte è finito e va quindi utilizzato. La cosa peggiore sarebbe avere un’opera bellissima, costata tantissimo, ma inutilizzabile e di fatto inutilizzata.

Anche le opere come le polemiche devono avere una fine. Nell’interesse di tutti.

Calatrava: siam noi che ci facciamo male?

Ogni giorno che passa sembra che, anzichè migliorare, le cose peggiorano.
E’ di oggi una dichiarazione del Sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, al Corriere della Sera (comprensiva di video) in cui purtroppo il Sindaco solo ad un certo punto ammette gli errori della propria amministrazione:

E i problemi con i disabili? Non è ancora pronta l’ovovia che trasporterà le persone con problemi di handicap. Il direttore della rivista «Mobilità» Franco Bomprezzi ha inoltre evidenziato: «L’ovovia è un ripiego, ci mette 17 minuti ad attraversare il ponte di Calatrava». Che cosa risponde?
«È stata fatta una valutazione errata all’inizio. Si credeva che per i portatori di handicap fosse sufficiente il vaporino che sta ai piedi del ponte ed arriva esattamente dall’altra parte, invece questo non basta. Comunque l’ovovia si farà ma non contemporaneamente al ponte. Bisogna aspettare solo qualche mese».

Il “si credeva” è l’ennesima prova di come anche in questo caso si sia presa con leggerezza la problematica dell’abbattimento delle barriere architettoniche, e quel che fa più male è che alla fine il Sindaco bolla tutti coloro che hanno contribuito al (giusto) rinvio dell’inaugurazione come “È tipico di questa città: fa di tutto per farsi del male”. Ma il male sembra stia continuando a farselo da solo, vista un’agenzia stampa in cui dichiara la volontà di chiamare il nuovo ponte il “Ponte della Costituzione”.

VENEZIA: CACCIARI, QUELLO DI CALATRAVA SARA’ IL PONTE DELLA COSTITUZIONE

(ASCA) – Venezia, 27 ago – ”Ponte della Costituzione”.
Cosi’ dovrebbe chiamarsi, secondo il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, il nuovo ponte di Calatrava sul Canal Grande, al centro di numerose polemiche. ”Prendo atto di una situazione che non consente di inaugurare il Quarto Ponte come pensavo fosse bene per la citta’; credevo che la citta’ apprezzasse che fosse il presidente della Repubblica a inaugurare un’opera che passera’ alla storia come uno dei monumenti piu’ significativi di architettura a Venezia; ma poiche’ alcuni settori pensano di manifestare contro, e con un presidente della Repubblica non possono esserci manifestazioni contro, l’inaugurazione non ci sara’, ne’ ora ne’ mai: non inauguro un’ovovia – afferma il sindaco -. E il ponte si aprira’ quando sara’ tutto pronto, la data la decideranno i Lavori pubblici”.

Il sindaco ha aggiunto che il ponte e’ un’opera di altissima qualita’, una grande attrattiva per la citta’ anche sotto il profilo turistico, poiche’ attirera’ visitatori specifici, vista l’attenzione e l’aspettativa a livello internazionale, nel mondo dell’architettura. Di qui, il rammarico di Cacciari, perche’ una occasione positiva per Venezia e’ stata trasformata in una manifestazione negativa, per una richiesta (l’ovovia) soddisfatta nei fatti. Credo – ha concluso – che abbiano fatto un danno alla citta’, non certo a me.

Il sindaco ha poi annunciato che Santiago Calatrava, l’architetto progettista del ponte (dispiaciutissimo per la mancata inaugurazione, anche perche’ amico di Giorgio Napolitano), arrivera’ a Venezia il prossimo lunedi’ sera, e martedi’ 2 settembre alle ore 13 a Ca’ Farsetti si incontrera’ con gli operatori dell’informazione.

Il sindaco ha quindi confermato il programma della visita del presidente Napolitano, stabilito ben prima che si profilasse l’ipotesi dell’inaugurazione del ponte: una breve cerimonia celebrativa dei cinquant’anni dell’aeroporto Marco Polo all’arrivo a Tessera, e il convegno a Palazzo Ducale per i sessant’anni della Costituzione. Da questo appuntamento, il sindaco ha tratto lo spunto per indicare in ”Ponte della Costituzione” il possibile toponimo per il Quarto Ponte: la decisione definitiva spetta alla Giunta comunale, alla quale il sindaco intende riproporre anche il cambiamento del nome del Piazzale Roma, di imposizione fascista, con un toponimo – per esempio, Silvio Trentin – ”federalista, europeista, antifascista”, pur non nascondendosi le difficolta’ conseguenti al mutamento di un nome fortemente radicato e conosciuto.

Che Calatrava sia dispiaciutissimo per la mancata inaugurazione e non per l’adeguamento della sua opera per una completa fruibilità, beh, mi lascia interdetto.

Un appello al Sindaco: proporre come nome “Ponte della Costituzione” per un ponte che non rispetta la Costituzione secondo i principi di uguaglianza tra tutti i cittadini, sarebbe un ennesimo schiaffo per le persone con disabilità. Caro Sindaco, mantenga quantomeno il nome da lei proposto all’inizio: “Ponte della Zirada”, come segno di una svolta ed un impegno – già preso a suo tempo nel 2005 dall’assessore Rumiz: Mai più a Venezia opere pubbliche inaccessibili.

In conclusione, visto il “rimprovero” del Sindaco ai suoi cittadini (e non solo) che si sono adoperati per far capire gli sbagli (perchè di errori si parla, l’ha ammesso lo stesso Sindaco) dell’amministrazione comunale, voglio chiudere questo post con una nota tecnica. Ci sono alcune cose però che il Sindaco deve sapere (riporto una nota di Carlo Giacobini – responsabile del Centro per la Documentazione Legislativa UILDM – Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) e che non possono essere semplicemente ignorare con l’affermazione “si pensava bastasse un vaporetto”.

  1. Iter di approvazione: ogni progettista deve presentare – unitamente al progetto – una dichiarazione di conformità in cui autocertifica il rispetto alla normativa vigente in materia di progettazione accessibile (DM 236/89 per gli edifici privati e privati aperti al pubblico, DPR 503/96 per gli edifici, gli spazi e i percorsi pubblici). Dovrebbe dunque esistere la dichiarazione di conformità del progetto del ponte. Al Comune (peraltro anche committente) spetta infine di effettuare i controlli previsti.
  2. Percorsi o edifici: la normativa vigente non si riferisce solo ad edifici, ma anche a percorsi pedonali e quindi al superamento dei dislivelli. Tale indicazione è ancora più evidente in materia di percorsi pubblici.
  3. Servoscala: il DM 236/89 ammette l’impiego di servoscala solo in caso di edifici e realizzazioni antecedenti all’entrata in vigore della norma.
  4. Finanziabilità: secondo la Legge 41/86 (art. 32, comma 20), Stato ed Enti Pubblici non possono erogare contributi o agevolazioni per la realizzazione di progetti che non rispettino le disposizioni in materia di progettazione accessibile. Nel caso del progetto in questione, potrebbero esservi pertanto gli estremi di un ricorso presso la Corte dei Conti.

E l’ovovia? che succederà? Sul Gazzettino di Venezia di oggi, 27 agosto 2008, si legge di alcuni problemi di cambio fornitori “Sembra dunque chiaro che questa azienda non è più il fornitore del dispositivo traslante, come lo chiamano gli ingegneri, pur non sapendo – anche se pare improbabile – di essere stata sostituita”.

E la storia continua… e c’è anche chi, anzichè analizzare le responsabilità e vigilare sul rispetto delle normative, da la colpa dei ritardi addirittura al governo:

L’assessore ai lavori pubblici di Venezia, Mara Rumiz, spiega: “Le modifiche che permettono l’uso del ponte ai disabili devono ancora essere approvate dal governo. Tuttavia è impensabile tenere il ponte chiuso fino ad allora, considerando che la parte pedonale è pronta”.

Calatrava: e il carretto, dove lo metto?

carrelloPrendo spunto da un post dell’amico Andrea Tagliapietra nel forum dei 40xvenezia, in cui si sta discutendo (tra le altre cose) anche del ponte.
Andrea fa presente un problema ancora sottovalutato: i carrelli.
Venezia è una città pedonale, la gente si sposta ed usa i carrelli come strumento per il trasporto di generi alimentari. Proprio a poche centinaia di metri dal ponte vi è un supermercato di una grossa catena commerciale, e quindi sarà probabile un ampio passaggio di carrelli sul “ponte di vetro”.
Ma se ai carrelli della spesa aggiungiamo chi porta i carrelli per lavoro? Immaginiamo dei trasportatori che – grazie al beneficio del nuovo ponte – possono evitare di dover fare il giro per il Ponte degli Scalzi e spostare merce da un lato all’altro del canale.
Mi domando, anzi domando agli architetti (più titolati ed esperti di me in materia) se questo non causerà un aumento dei costi di manutenzione del ponte. Spero solo una cosa: di non veder comparire un bel cartello “vietati i carrelli” ai piedi del ponte…
P.S. Mi fanno giustamente notare: e le mamme con i passeggini? Ah vero, prenderanno l’ovovia!(chiaramente è ironico…)

Calatrava: un ponte per tutti continua!

Oggi dovrebbe essere un giorno felice, in quanto l’amministrazione comunale di Venezia ha riconosciuto di evitare un’inaugurazione in pompa magna di un’opera attualmente non agibile e non rispettosa dei dettami normativi in materia di barriere architettoniche.
Quello che sconcerta sono però le dichiarazioni dell’assessore Rumiz in cui risulta la volontà di aprire comunque il ponte (cito, dal Corriere della Sera del 26 agosto 2008)”:

«I tempi non sono stati rispettati perché l'”ascensore traslante”, che è un prototipo, ha avuto bisogno del parere del ministero dei Trasporti. E anche dopo l’installazione sarà necessario aspettare il collaudo. Non era ipotizzabile tenere il ponte chiuso fino ad allora, visto che la parte pedonale è pronta».

Spero che l’assessore provveda a stretto giro di stampa ad una smentita di tale citazione, perchè sarebbe molto grave che un assessore ai lavori pubblici di un Comune come Venezia non sa che un’opera pubblica non può essere aperta se non è a norma e il ponte non lo è perchè l’area pedonale è il ponte: l’ovovia (se mai ci sarà) è solamente un’opera aggiuntiva per tamponare una violazione della normativa per l’abbattimento delle barriere architettoniche bella e buona!
Siamo nel 2008 e una nuova opera deve essere accessibile direttamente: sia i disabili motori che i disabili visivi hanno fatto presente come l’attuale ponte non rispetti le vigenti normative. Aprire il ponte di Calatrava in queste condizioni significa voler spostare il fastidioso problema dell’accessibilità, togliendo i riflettori da una trave che doveva essere un fiore all’occhiello per Venezia ma che sta diventando un macigno per chi è coinvolto in quest’opera inaccessibile.
Poi mi chiedo, anzi chiedo all’assessore senza alcuna polemica o strumentalizzazione (ribadisco che la mia è un’iniziativa civica e non politica) cosa intendesse dire con questa frase rivolta verso le associazioni di disabili:

«Era inevitabile accogliere le loro istanze. Anche se inaugurare il quarto ponte di Venezia con Napolitano diventava l’occasione giusta per affrontare la questione delle barriere architettoniche»

Spero non sia il classico colpo al cerchio ed alla botte… per far contenti chi voleva prendersi gli onori del ponte e dire per l’ennesima volta “bisogna abbattere le barriere architettoniche”.
Per questo la petizione “Un ponte per Tutti” non termina, e le iniziative di sensibilizzazione non termineranno finchè effettivamente Calatrava di Venezia non sarà un ponte per tutti, con il reale abbattimento delle barriere architettoniche (utilizzando, ad esempio, soluzioni poco onerose come quelle già predisposte per il Ponte della Paglia) perchè un’opera pubblica – e mi ripeto – deve essere di tutti e per tutti e rispettosa delle normative: se un ente pubblico è il primo a violarle…