Quanto scrivo mi è successo venerdì 30 ottobre 2009. Ero a Roma per lavoro e dovevo raggiungere un collega in zona EUR Palasport. Essendo vicino alla fermata di Castro Pretorio, decido di prendere la linea B.
Scendo quindi le scale, mi avvicino all’edicolante e chiedo di poter acquistare un biglietto giornaliero (che successivamente ho scoperto non ha durata di 24 ore come a Venezia ma scade alle 23.59 del giorno dell’acquisto). Vedendo che indirizza dei turisti verso le macchinette emettitrici di biglietti, chiedo comunque con gentilezza: “scusi, posso avere un biglietto giornaliero?” al che gentilmente l’edicolante mi risponde: “devi utilizzare le apposite emettitrici”.
La gioiosa macchina emettitrice
Mi reco quindi in coda per ottenere il biglietto: finalmente arriva il mio turno. Seleziono il biglietto giornaliero (4,00 Eur), infilo una banconota da 10 eur ma me la rifiuta. Inserisco una da 20 e me la rifiuta. A questo punto penso che sia un problema di lettura dei soldi e mi rivolgo al controllore appostato nella torretta come un cecchino, per verificare eventuali “portoghesi”. Mi fa notare (cosa che non avevo notato) una cosa alquanto particolare – che ho pure fotografato.
La macchina emettitrice di biglietti consente l’uso di monete, e da un resto massimo di 4 euro. Fino a qui nulla di strano, se non ci fosse pure la possibilità, poco più sotto, di inserire anche delle banconote.
Come già accennato, nonostante inserivo una banconota da 10 euro me la rifiutava in quanto il potente sistema di bigliettazione non sa contare oltre ai quattro euro, ovvero non possiede delle funzionalità per restituire un resto superiore ai 4 euro.
Mamma mia dammi 5 euro che in metro devo andar…
Ora inizia il dramma: dove trovo i 5 euro necessari per poter acquistare un biglietto da 4 euro? La risposta semplice è: rivolgersi a qualcuno che te li cambia, no? Eh! fosse così facile!
Chiedo al giornalaio, il quale mi guarda con un sorriso e con il tipico accento romanesco mi fa “eh te sembra che sto qua a cambià a tutti? Prova a chieder a qualcuno!”. Chiedo quindi al centurione di guardia all’ingresso della metro che mi consiglia di risalire e di rivolgermi al giornalaio che sicuramente vende i biglietti. Salgo e mi rivolgo al giornalaio il quale mi informa che non vende biglietti e che non ha da cambiarmi i 10 euro con due da cinque e/o con moneta.
Chiedo ad un signore anziano che attendeva il bus che gentilmente mi fa notare di non avere possibilità di cambiarmi i soldi e di rivolgermi al giornalaio. Faccio presente a questo gentile signore che mi ero già rivolto al giornalaio che mi ha negato il cambio e il vecchietto mi fa: “eh, vedrai che se compri qualcosa te li cambia!”.
Vuoi che ti cambio i soldi? compra qualcosa!
Devo dire che non ho legato subito il discorso del vecchietto ad un possibile “cartello” tra i commercianti della zona, che approfittano di questa carenza del mezzo di pagamento dei biglietti per obbligare all’acquisto di qualcosa: un po’ come avviene nei locali pubblici in cui ti fanno usare il bagno solamente se acquisti qualcosa ma con una differenza di base, ovvero che in questo caso io non uso nulla dei loro servizi, chiedo solo di cambiarmi una banconota da 10 euro con due da 5 e/o con monete.
Entro quindi in un negozio di pizza al taglio, chiedo gentilmente di cambiarmi 10 euro e mi fanno sempre il medesimo discorso: non ho da cambiare, mi spiace.
Rimembrando il discorso del vecchietto, entro in un ennesimo negozio di pizza e cosacce fritte e chiedo gentilmente di cambiarmi i 10 euro. Anche in questo caso ricevo la risposta negativa, ovvero della non disponibilità di contanti per cambiarmi quei soldi. A questo punto, un po’ incazzato, dico: “bene, allora posso mangiarmi gratuitamente una pizza?”. La signora mi guarda in modo strano. Rilancio quindi con un “beh, se non ha da cambiarmi 10 euro, se compro una pizza da 1 euro come mi da il resto?” Questa se ne sta zitta e, siccome avevo fretta, le fo: “mi dia una pizza da un euro, una qualsiasi tanto devo buttarla”. La signora quindi prende una pizza, la incarta, me la consegna con il mio bel resto di 9 euro: 4 euro di moneta e un foglio da 5 euro di carta…
Conclusioni
Questa storia fa chiaramente capire come un disservizio tecnico (ossia l’acquisto di sistemi di bigliettazione non adeguati) può diventare una fonte di reddito “parassitario” da parte dei negozi che gravitano intorno alla metro. Un utente che necessita di muoversi a Roma è quindi costretto ad acquistare qualcosa, spesso di inutile, per poter avere il cambio di una banconota di uso comune, come i 10 euro. Vista l’inadeguatezza delle macchine bigliettatrici, basterebbe posizionare una macchina per il cambio delle banconote: troppo difficile? O forse è uno strumento per far girare l’economia della zona?