Oggi dovrebbe essere un giorno felice, in quanto l’amministrazione comunale di Venezia ha riconosciuto di evitare un’inaugurazione in pompa magna di un’opera attualmente non agibile e non rispettosa dei dettami normativi in materia di barriere architettoniche.
Quello che sconcerta sono però le dichiarazioni dell’assessore Rumiz in cui risulta la volontà di aprire comunque il ponte (cito, dal Corriere della Sera del 26 agosto 2008)”:
«I tempi non sono stati rispettati perché l'”ascensore traslante”, che è un prototipo, ha avuto bisogno del parere del ministero dei Trasporti. E anche dopo l’installazione sarà necessario aspettare il collaudo. Non era ipotizzabile tenere il ponte chiuso fino ad allora, visto che la parte pedonale è pronta».
Spero che l’assessore provveda a stretto giro di stampa ad una smentita di tale citazione, perchè sarebbe molto grave che un assessore ai lavori pubblici di un Comune come Venezia non sa che un’opera pubblica non può essere aperta se non è a norma e il ponte non lo è perchè l’area pedonale è il ponte: l’ovovia (se mai ci sarà) è solamente un’opera aggiuntiva per tamponare una violazione della normativa per l’abbattimento delle barriere architettoniche bella e buona!
Siamo nel 2008 e una nuova opera deve essere accessibile direttamente: sia i disabili motori che i disabili visivi hanno fatto presente come l’attuale ponte non rispetti le vigenti normative. Aprire il ponte di Calatrava in queste condizioni significa voler spostare il fastidioso problema dell’accessibilità, togliendo i riflettori da una trave che doveva essere un fiore all’occhiello per Venezia ma che sta diventando un macigno per chi è coinvolto in quest’opera inaccessibile.
Poi mi chiedo, anzi chiedo all’assessore senza alcuna polemica o strumentalizzazione (ribadisco che la mia è un’iniziativa civica e non politica) cosa intendesse dire con questa frase rivolta verso le associazioni di disabili:
«Era inevitabile accogliere le loro istanze. Anche se inaugurare il quarto ponte di Venezia con Napolitano diventava l’occasione giusta per affrontare la questione delle barriere architettoniche»
Spero non sia il classico colpo al cerchio ed alla botte… per far contenti chi voleva prendersi gli onori del ponte e dire per l’ennesima volta “bisogna abbattere le barriere architettoniche”.
Per questo la petizione “Un ponte per Tutti” non termina, e le iniziative di sensibilizzazione non termineranno finchè effettivamente Calatrava di Venezia non sarà un ponte per tutti, con il reale abbattimento delle barriere architettoniche (utilizzando, ad esempio, soluzioni poco onerose come quelle già predisposte per il Ponte della Paglia) perchè un’opera pubblica – e mi ripeto – deve essere di tutti e per tutti e rispettosa delle normative: se un ente pubblico è il primo a violarle…