Leggo sulla Nuova Venezia di oggi un articolo che contiene molti spunti interessanti.
L’articolo di Roberta De Rossi, a pag. 17, parte con una battuta del Vice Sindaco Michele Vianello (forse un amministratore pubblico tra i più illuminati in Italia sul cosiddetto Web 2.0) “a Calatrava il Comune dovrebbe fare causa. Dipendesse da me… ma io non mi occupo anche di questo” e continua facendo notare le problematiche già citate in precedenti articoli (tra l’altro la Nuova Venezia rende disponibile il comunicato ufficiale di Calatrava riguardo alle operazioni da intraprendere per sistemare il suo ponte) ma – oltre alle dichiarazioni di politici locali pro e contro il ponte – aggiungendo delle succose novità.
Nel frattempo, un’altra questione non è affatto definita: l’ovovia. Non solo perché è ancora lungi dall’essere pronta (costo 1,062 milioni), ma anche perché in Comune – in via ufficiosa – non si sarebbe più così decisi a realizzarla, se solo le associazioni dei disabili (che hanno sempre subito l’ovovia come extrema ratio, perché non permette l’accesso al ponte, ma solo il lento attraversamento del canale) fossero d’accordo a trovare una soluzione diversa.
L’articolo poi continua con delle prove tecniche di “accordo”.
Ma per cercare di affrontare concretamente la questione, Enzo Cucciniello (già docente IuaV che per una vita si è occupato di accessibilità della città), dopo aver ricevuto disponibilità all’incontro del consigliere nazionale Pietro Barbieri (in rappresentanza delle associazioni dei disabili) ha scritto al sindaco chiedendogli un appuntamento per discutere della cosa.
Quanto sopra mi lascia alquanto dubbioso, e mi fa ripensare a quanto dichiarato da Lorenzon – ovvero che il ponte così come è stato progettato non potrà mai montare l’ovovia – e di sicuro non potrà montarla entro fine anno, nonostante l’impegno preso dal Sindaco con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano…
Ma l’articolo non finisce qui, e le dichiarazioni di Cucciniello sono particolarmente pesanti.
“L’ovovia non è utilizzabile da parte di chi ha problemi di movimento e vista”, scrive Cucciniello, “bisogna trovare intelligenti alternative, al limite anche una specifica carta imob-H per l’accesso gratuito a tutti i trasporti: soluzione che non presenta difficoltà, certamente meno impegnativa dal punto di vista economico e a tutto vantaggio dei giusti diritti dei più deboli”.
Mi sorge spontanea una domanda, che esula però dal problema del ponte: ma perché i disabili pagano i mezzi pubblici a Venezia? Di fatto i mezzi pubblici sono forme “alternative” per muoversi in città (l’ha sempre dichiarato il Sindaco e pure l’architetto D’Agostino). Visto che i disabili non possono muoversi attraverso i ponti e le strutture prodotte prima dell’entrata in vigore della normativa sulle barriere architettoniche, è doveroso che gli stessi non paghino i mezzi pubblici perché di fatto non hanno altro mezzo per muoversi.
Diverso però, a mio parere, il caso del ponte che è nato dopo l’entrata in vigore delle normative, che quindi doveva essere accessibile e che è sempre stato venduto come accessibile grazie ad una futura (oramai defunta) installazione dell’ovovia.
A questo punto mi sorgono ulteriori dubbi. Uno su tutti: ma hanno preso in giro pure il Presidente della Repubblica, promettendogli l’installazione di qualcosa “perché obbligati dalla legge”, un qualcosa che – a dichiarazione di Lorenzon e a seguito degli ultimi avvenimenti – sembra proprio non esser mai stato previsto.
Altra cosa invece che mi stupirebbe moltissimo è un eventuale “calabraga” (calarsi i pantaloni) delle associazioni dei disabili, ovvero che in cambio di qualche euro (il biglietto costa 1 euro e 10 per disabile più accompagnatore) accettano di passare alla storia come i favoreggiatori di un’opera inaccessibile – nonostante i molti proclami e richiami alla Convenzione ONU.
Caro Pietro Barbieri, visto che rappresenti una federazione che tra l’altro deve ancora deliberare la sua posizione ufficiale sul Ponte di Calatrava, e viste le tue battaglie per il riconoscimento della convenzione ONU in diversi convegni a cui entrambi abbiamo partecipato, ti dico solo una cosa: tieni gli occhi aperti e non cadere in questi trucchi di bassa lega: alla fine rinunciando all’accessibilità del ponte si fa un piacere solo a chi ha violato la legge, non ai disabili.
Se posso invece dare un consiglio, se mai incontrerai Massimo Cacciari, consiglia al Sindaco di installare i servoscala oppure – vista la necessità di cambiare gli scalini che creano problemi anche alle persone senza disabilità fisiche – di intervenire sul piano di calpestio.