Ora il ponte di Calatrava sta diventando un caso nazionale.
Non son passati mesi da quando il Sindaco definiva quattro deficienti chi protestava per il ponte (facendo un tutt’uno tra chi protestava per l’elevato costo dell’opera e per chi protestava per la mancata accessibilità), facendo presente che solamente l’uno percento dei veneziani ha capito l’importanza di tale opera.
Ora l’elenco dei caduti sul ponte aumenta di giorno in giorno e finalmente si comincia a capire che non è un problema solo per le persone con disabilità. E “grazie” a questo, anche la stampa nazionale comincia a focalizzare sul caso del “ponte”, (a partire dal Corriere della Sera) anche se non focalizzano il problema di accessibilità dei disabili che non possono accedere al ponte in modo autonomo.
Il Comune quindi per correre ai ripari ha chiamato “l’uomo del ponte” per capire cosa si può fare per evitare questi ruzzoloni.
È per farla finita con le critiche (Pietro Bortoluzzi, capogruppo di An alla municipalità, ha fondato il «Comitato vittime del ponte») che il Comune ha scritto all’architetto. «Abbiamo fatto vari sopralluoghi, e lui ci ha fornito alcune indicazioni — racconta il direttore dei lavori, Salvatore Vento —; le linee “in più” sono necessarie per questioni strutturali, ma interverremo con qualche segnaletica per i distratti; forse degli sticker a terra…». Mind the gap, appunto. Purché si non rovini la visione d’insieme.
E quindi prepariamoci a vedere (chi chiaramente ha il dono della vista…) ulteriori segnaletiche, degli sticker a terra (saranno accessibili?)… e chi più ne ha più ne metta…