Calatrava: il parere dell’ordine ingegneri

Bello, utile, ma non indispensabile. Per gli ingeneri del Veneto, riunitisi nella sede dell’ordine veneziano a Piazzale Roma per discutere di infrastrutture, molte delle critiche mosse al ponte della Costituzione sono conseguenza di un errore di base: ”L’aver dovuto trattare un’opera d’arte come un viadotto autostradale in cemento armato”.
E sull’accessibilità che si dice? Lo si chiede a Vito Saccarola, presidente dell’ordine degli ingegneri di Venezia.

”Forse era possibile allungare un po’ il ponte per rendere le pendenze percorribili come prevede la legge (l’8%). Se per assurdo fossi stato sindaco, probabilmente non avrei costruito quel tipo di ponte in quel punto. Forse avrei pensato, se mai fosse stato possibile farlo, a un ponte al livello del traghetto di san Toma’ che e’ uno dei piu’ trafficati della citta’. Molte delle critiche mosse al ponte -assicura Saccarola- sono pretestuose, altre sono corrette. Come quella sui costi che sono lievitati enormemente. Qualcosa, evidentemente, non ha funzionato all’inizio perche’ non si puo’ fare un appalto di questo tipo su un’opera d’arte. Occorre tuttavia precisare che la normativa sui Lavori Pubblici non consente di utilizzare procedure alternative”.

E sul Gazzettino di Venezia si legge anche di un altro problema, ovvero quello dei corrimano già segnalato a suo tempo in questo blog.

Per fortuna il ponte della Costituzione non è stato inaugurato in estate. Se così fosse stato, la stampa avrebbe parlato non solo dei ruzzoloni ma anche dei corrimano superiore in ottone, che con il calore del sole è destinato a scottare parecchio. L’impressione che il materiale utilizzato non fosse proprio il massimo della praticità l’avevano avuta in molti e si narra che il direttore dei lavori abbia commentato “meglio, così i colombi non vi si appoggeranno”.

Ed il Gazzettino conclude con una dichiarazione di Saccarola, riguardo alle colpe sui problemi del ponte.

«Alla fine – conclude Saccarola – le responsabilità sono spalmate un po’ su tutti. Il progettista, forse pensando più ad un’opera d’arte che al suo utilizzo quotidiano, non ha messo in conto tutti gli elementi necessari a dare tutte le indicazioni a chi doveva validare poi il suo progetto. Chi ha controllato i lavori non è stato in grado di cogliere le peculiarità artistiche del manufatto. Infine, le imprese non si sono rese conto di cosa andavano ad offrire».