Calatrava: ennesima caduta

Si apprende oggi da TG COM quanto segue.

Una donna, scivolata sul nuovo ponte della Costituzione, in vetro, ideato da Santiago Calatrava, annuncia che citerà in giudizio il Comune di Venezia per chiedere i danni. Nella caduta, Rosa Simoncini, di Musile, veneziana, si era fratturata il viso ed era stata sottoposta a intervento chirurgico maxillofacciale all’ospedale di Mestre. Il sindaco Massimo Cacciari le avrebbe detto, davanti alle sue rimostranze, di non percorrere più il ponte.

L’esperienza dell’attraversamento del ponte della Costituzione, ideato da Santiago Calatrava, si era tradotto in una caduta con fratture al viso e ora Rosa Simoncini, di Musile (Venezia), annuncia che farà causa al Comune di Venezia per chiedere i danni. L’infortunata, che dopo la caduta, il 19 ottobre scorso, è stata sottoposta ad un intervento chirurgico maxillofacciale all’ospedale di Mestre, ha raccontato la sua storia a ‘La Nuova Venezia’. Tra l’altro, la donna racconta che dopo la caduta aveva incontrato il sindaco Massimo Cacciari e questi le avrebbe detto, davanti alle sue dimostranze, di non percorrere più il ponte.

Questa caduta si aggiunge alle molte altre, anche di miei amici e figli di amici per un ponte che ho passato ieri per la prima volta e che crea realmente un senso di vomito, non tanto per l’opera, quanto per l’effetto di sobbalzo che si ha al passaggio della gente…

Ma nella Nuova Venezia si legge meglio il dettaglio e la classica risposta cacciariana.

VENEZIA. Cade sul ponte di Calatrava, annuncia causa al Comune. Rosa Simoncini, 48 anni di Musile non dimenticherà facilmente quel 19 ottobre quando, verso le 19.40, assieme alle amiche Federica Deirossi e Donatella Ambrosin, è divenuta l’ennesima «vittima» del ponte veneziano. Una caduta che le è costata 5 fratture al viso e un’operazione maxillo-facciale con tanto di placca allo zigomo destro.
Proprio in quel momento, quando si è rivolta a un bar di piazzale Roma per chiedere del ghiaccio, è passato il sindaco Cacciari. Alle sue rimostranze sul ponte, le ha risposto: «La prossima volta faccia a meno di percorrerlo». Rosa adesso chiederà un risarcimento dei danni.
Erano le 19.40 circa quando le tre amiche hanno percorso il ponte per dirigersi verso un ristorante in centro. La prima a cadere è stata Rosa, poi Federica è barcollata e anche Donatella, ma loro non sono cadute. Rosa invece è rimasta sdraiata a pancia in giù, immobile. «Sono letteralmente volata sul ponte – racconta – ricordo che non c’era illuminazione, non un lampione acceso neanche sul marciapiede e tutto il tratto fino alla stazione del treno. Sono caduta alla sommità, sul vetro, da dove non si vedono gli scalini. Sono praticamente planata con la faccia su un gradino: 3 botte in testa per fortuna senza conseguenze, 5 fratture al viso. Ho subito un intervento chirurgico maxillofacciale all’ospedale dell’Angelo, con riassestamento dello zigomo e applicazione di una placca alla mascella. Pensavamo che alla stazione ci fosse almeno una farmacia. Niente. La polizia della stazione non poteva farci entrare perché aveva degli arresti. Allora siamo tornate a San Donà, per andare al pronto soccorso, fermandoci prima in un piccolo bar a chiedere del ghiaccio». E qui si inserisce l’episodio del sindaco. «Sedute al bar – ricorda Rosa – abbiamo visto il sindaco passarci davanti. Gentilmente, l’ho fermato. Mi presento e gli dico che sono appena caduta sul ponte. Non finisco la frase e mi risponde: “E allora?”. Ci resto male e rispondo: “Allora vedrò cosa mi sono fatta, ma l’ho fermata per dirle che è pericoloso perché completamente al buio, in parecchi inciampavano o si attaccavano al corrimano”. La La sua risposta è stata: “Stia più attenta, io l’ho fatto un centinaio di volte. Lei faccia meno di farlo”. Ha girato le spalle e se ne è andato. Tutto questo sotto gli occhi delle mie amiche e di alcuni clienti del bar, rimasti attoniti». Adesso Rosa sta un po’ meglio, ma i danni subiti sono gravi e con il suo legale chiede un risarcimento. Il Comune le ha già chiesto le foto di quella serata scattate con i telefonini.
«A Venezia ci vado spesso – conclude Rosa – e non sono mai caduta da un ponte, parlo di quelli seri. Comunque da quel giorno non sono più andata a Venezia e non ho più intenzione di passare per il ponte di Calatrava perché ho paura».