Questo è più o meno il senso dell’articolo dello scrittore Roberto Ferrucci sul “Corriere del Veneto” del 13 settembre 2008. Il titolo del commento dello scrittore è “Venite a vedere il ponte. Soltanto da quassù si può capire la sua bellezza“.
Oltre a belle sviolinate sull’opera (non penso che nessuno qui abbia mai contestato la bellezza del ponte, ma la sua usabilità ed il rispetto delle vigenti normative), lo scrittore se ne esce con questa frase:
Potranno continuare a contestare ogni cavillo (i demagoghi lo trovano sempre un cavillo cui aggrapparsi: qual è l’opera in questo paese che non ha subito ritardi e aumenti dei costi strada facendo?), ma ora il ponte c’è, è bellissimo e, soprattutto, ci si sta bene sopra.
e Ferrucci continua:
Soltanto là sopra capirete dove risiede tutta la sua bellezza, vi renderete conto di trovarvi sopra all’unica opera, da qualche secolo a questa parte, davvero epocale di Venezia, e sentirete di essere in un luogo che non sarà mai più come prima.
Che dire se non ringraziare Roberto Ferrucci per averci descritto quest’esperienza e soprattutto di farci sapere che ci si sta bene sopra. Eh si perchè c’è chi sopra non ci potrà andare mai perchè in fase di esecuzione dell’opera si è preferito togliere le soluzioni per l’accessibilità del ponte (previste dalle vigenti normative) invitando le persone non deambulanti a vedere il ponte da sotto, dal vaporetto. Tra l’altro – ma tanto poi si passa da demagoghi – la persona disabile con sedia a ruote non può nemmeno vedere il ponte da sotto visto che lo spazio previsto nei vaporetti non è nemmeno accanto ai finestrini.
A queste persone resterà solo possibile vedere il ponte dai due lati, immaginandosi le fantastiche esperienze descritte nell’articolo (nell’anno 2008, non nel secolo scorso eh…) ammirando un bellissimo cartello che li invita a prendere il vaporetto…