Spiacenti, il servizio che state cercando non è disponibile, riprovate nel 2010 quando (forse) ci si renderà conto che la rete è uno dei cardini per la crescita e la diffusione dell’innovazione, non solo uno strumento da utilizzare come mezzo per “spammare” iniziative che poi restano chiuse tra quattro mura in cui l’età media si aggira sopra al mezzo secolo.
Categoria: Stranezze
La rete è libera! (solo quando vi serve)
Resto stupefatto, partendo da una mia considerazione fatta tramite twitter, di come la normativa che prevede la cosiddetta “pausa di riflessione” (o “silenzio elettorale”) non contenga alcun riferimento a tecnologie di comunicazione differenti dalla televisione. Eh si da quel poco che ho approfondito nel sito del Ministero dell’Interno, non esiste alcun “silenzio elettorale” per il Web.
Qualcuno potrebbe subito obiettare: eh ma pubblicare nel Web è come affiggere un cartellone o distribuire volantini che possono essere letti anche nel periodo di pausa di riflessione. Su questo sono concorde ma su quanto successo oggi non lo sono per nulla in quanto una cosa è mantenere dei contenuti pubblicati nei giorni in cui era consentita la pubblicità elettorale, altra cosa è uscire con pubblicità elettorale nel periodo di “riflessione”.
Cito da La Stampa.
YouTube viola il silenzio elettorale con un’intervista ad Antonio Di Pietro e Maurizio Gasparri realizzata dal massmediologo Klaus Davi e on air questa mattina, a partire dalle ore 10.40, sul canale di «KlausCondicio», il primo programma televisivo di approfondimento via web. Il leader dell’Italia dei Valori e il presidente del gruppo parlamentare del Popolo della Libertà al Senato hanno raccolto l’invito a partecipare a una puntata speciale pre-elettorale rivolto loro dal conduttore, che ha comunicato ai due politici di voler così infrangere provocatoriamente le norme sul divieto di propaganda politica a ridosso delle consultazioni europee e amministrative.
Innanzitutto va chiarito se quello trasmesso da Klaus Davi è da considerarsi un canale televisivo (e qui si lascia spazio ai legali, non è il mio campo e non voglio addentrarmici) e se chiaramente è considerato tale è stata violata la normativa che prevede il silenzio elettorale. Citando sempre La Stampa risulta chiaro che comunque il silenzio elettorale andrebbe rispettato.
La normativa sul silenzio elettorale, secondo quanto precisato nelle circolari diramate dal Ministero dell’Interno e altresì indicato nei regolamenti attuativi della par condicio adottati per le elezioni europee e amministrative dalla Commissione parlamentare di vigilanza sui servizi radiotelevisivi e dall’AgCom, stabilisce «che, in relazione alle consultazioni previste per oggi, sabato 6 giugno, a partire dalla ore 15.00, e domani, domenica 7 giugno, l’inizio del periodo di silenzio elettorale è fissato a decorrere dalle ore 24 di venerdì 5 giugno e si concluderà alle ore 22 di domenica 7 giugno. Il divieto di propaganda politica diretta e indiretta –si legge testualmente nel comunicato dell’AgCom- riguarda naturalmente anche le emittenti radiotelevisive e si estende alla riproposizione delle posizioni politiche espresse nei giorni precedenti il divieto».
Cosa mi lascia perplesso? Non tanto la dichiarazione di Gasparri che già a suo tempo ha purtroppo dimostrato poca competenza in materia di internet, quanto la dichiarazione del paladino della legalità Antonio di Pietro secondo cui «Anche per noi non sussiste alcun problema. Oggi e domani non si può fare pubblicità elettorale sulle tv pubbliche, ma la Rete è libera. Anche noi dell’Idv saremo presenti in streaming sul mio blog e voglio proprio vedere se qualcuno avrà da ridire».
Che dire se non restare allibiti: ma la rete allora è libera quando serve a loro e “se qualcuno ha da ridire” che succede? Ci si barrica dicendo che la rete è libera (quando serve a loro)? Purtroppo queste difese della rete si vedono solo in queste occasioni o in qualche convegno più o meno importante… poi nei fatti – almeno da quanto ho potuto cercare nei progetti di legge presentati sia alla Camera che al Senato – il nulla.
Festa dei pirati: son tutti pirati col sedere degli altri
Parte del titolo del post è una libera citazione di un comico di qualche anno fa, ma che calza a pennello con la situazione odierna.
Leggo della Festa dei Pirati che si terrà oggi a Roma e riporto in toto l’unico post che ho trovato in rete relativo all’argomento che sposo al 100%.
Dai torchi della Cooper editore è da poco uscita una dissertazione dal titolo La baia dei pirati – Assalto al copyright a firma del giornalista Luca Neri (da non confondersi con Gianluca Neri Macchianera). Per fargli pubblicità è stata organizzata anche la Festa dei pirati al grido di No Copyright! che si terrà questo sabato in un teatro della Garbatella a Roma. Non ho letto e non leggerò mai il libro in questione (c’ho una lista lunghissima di libri da leggere), ma ho trovato alcuni spunti di riflessione in un articolo comparso sul Corriere della sera, in cui vengono ribadite ovvietà che sanno di stantìo come:
- «Rifiutare l’equazione pirata=ladro in favore della libertà di file-sharing, lo scambio sulla rete che le istituzioni cercano di arginare con leggi e protezione del copyright»
- «La musica che ha più di 18 mesi difficilmente si trova nei negozi , che male c’è a scaricarla?»
- «La pirateria è una cosa positiva, buona e moralmente giusta. Imbracciamo la bandiera dei pirati»
Non mi fraintendete, capirai! Con me si sfonda una porta aperta, non sarò certo io a dare giudizi morali sulla pirateria. Quello che mi dà fastidio è che in questa apologia del reato di scaricamento illegale (perché alla fine è di questo che si tratta) si vuole mettere in mezzo anche il mondo “free” e open source. Sì perché alla festa ci saranno concerti e spettacoli di artisti e musicisti che sono favorevoli alla diffusione della musica in internet, ma una cosa è la libera circolazione della cultura mediante l’utilizzo di licenze come le Creative Commons, ben altra il “furto” di materiale protetto da copyright. E alla fine della fiera questa festa della pirateria per me è solo una operazione commerciale finalizzata alla vendita del pamphlet in questione. Difatti sul sito della festa la cosa che occupa più spazio è l’invito all’acquisto del libro con uno sconto del 10%. Ma si tratta di un libro protetto da copyright e non c’è nessun link per poterlo scaricare liberamente..
Si notano invece blog che vedono nella festa un “qualcosa” contro il “bavaglio alla rete”, una sorta di ’68 del Web in cui si crede – alzando la voce – di poter usare la rete per qualsiasi fine, come se fosse una zona franca in cui è possibile fare tutto al di fuori delle leggi. E quindi leggendo il programma dell’evento si nota chiaramente come non si punti tanto a difendere l’uso delle tecnologie di condivisione quanto la possibilità di condividere anche contenuti anche contro la volontà degli autori che ne detengono i diritti di sfruttamento: una cosa sono le soluzioni condivise tramite licenze CC o similari, altra cosa è pretendere di potersi scambiare materiale per cui l’autore (per scelta, per contratto, per qualsiasi altro motivo) non ha il piacere o l’interesse di tale condivisione.
Di poco fa il post di Scialdone che conferma quanto scritto sopra:
Sento raccontare storie che da un punto di vista strettamente legale sono da considerarsi “illecite”, eppure… sono tutte storie che evidenziano un valore aggiunto prodotto dalle comunità rispetto ai prodotti culturali e di intrattenimento scambiati, che parlano di conservazione di documenti, di archiviazione decentralizzata, di memoria della creatività.
La pirateria dovrebbe essere ricondotta nel suo alveo naturale, le norme dovrebbero tornare ad occuparsi esclusivamente dello sfruttamento commerciale non autorizzato delle opere creative.
Ed a mio personale avviso hanno pure sbagliato a partecipare a tale iniziativa i promotori italiani del software libero: così, nell’immaginario pubblico, saranno tutti assimilati a pirati.
E su una cosa, anche come presidente dell’associazione che raggruppa chi sviluppa per il Web, sono contrario al 1000%: non è possibile dire che i pirati protestano per tutelare il file sharing e la creatività sul Web in quanto la creatività sul Web è tutt’altro.
Nabaztag: commenti, a me!
Oramai è dal dicembre 2007 che ho un Nabaztag.
Ho sempre avuto poco tempo per dilettarmi a dialogare con questo coniglio (tramite le API), anche se è sempre attivo qui sulla scrivania.
Oggi ho scoperto un nuovo plug-in che non fa altro che inviare i commenti postati sul blog anche al coniglio, e quindi l’ho installato.
Ora però non commentate troppo! 🙂
Banana 33: ovvero le chat viste da Checco Zalone
Tramite Facebook mi è arrivata questa notifica di un intervento a Zelig di Checco Zalone in cui duetta con la conduttrice in una canzone dai doppi sensi e dalle classiche incomprensioni di rete.
Sembra una canzoncina allegra, ma pensando bene alle parole e al finale, rappresenta un po’ alcuni settori della rete internet.
https://www.youtube.com/watch?v=-fU4lJ3aQJM