Calatrava: da oggi cambia la storia

Ciò che si attendeva da tempo finalmente è arrivato: penso che sia la prima volta che una federazione di associazioni di disabili scende in campo per chiedere l’applicazione di quanto previsto dalla legge 67/2006 con l’intento di abbattere non tanto il ponte di Calatrava quando la mentalità ottusa e l’arroganza che ancora oggi porta alla costruzione di opere pubbliche con barriere architettoniche.
Riporto integralmente il testo del comunicato tratto dal sito Superando.it: da oggi cambia la storia, da oggi finalmente cambierà qualcosa.

La FISH e il Ponte di Calatrava

Il Ponte della Costituzione rispetti i principi della progettazione inclusiva ed universale e della non discriminazione! È questo il deciso messaggio espresso dalla Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (Fish). Il suo Consiglio Direttivo, nella seduta del 4 ottobre chiama a mobilitazione le organizzazione aderenti e accogliendo l’ipotesi di un’azione legale specifica Ovovie con 17 minuti di percorrenza, sollevatori, biglietti gratuiti sui trasporti pubblici a mo’ di indennizzo, non rappresentano affatto un accomodamento ragionevole.
L’inaccessibilità del Ponte rappresenta un grave pregiudizio alla libertà di movimento per gli anziani, per persone con problemi visivi, e per persone con difficoltà a deambulare e persone in carrozzina. Il Ponte, finanziato da fondi pubblcii, doveva essere progettato, e realizzato con la logica della progettazione universale cioè tenendo in considerazione le difficoltà di una parte significativa dei cittadini e dei turisti.
La FISH fortemente radicata nel territorio veneziano con molte associazioni, riconosce l’impegno in questi anni dell’Amministrazione Comunale a favore dell’accessibilità, ma proprio per questo la situazione risulta ancor meno comprensibile.
Il Ponte, ancor più in una città dal rilievo universale come Venezia, assume una valenza fortemente simbolica, storica, epocale tanto che l’Amministrazione Comunale lo ha intitolato alla Costituzione repubblicana. Ma da quello stesso Ponte spicca fastidiosamente l’esplicita violazione dell’art. 3. È una ferita che supera i confini ai quali si applicano le leggi del Paese: ci riguarda come cittadini del mondo e esseri umani: il principio della non discriminazione contenuto all’art. 3 della Costituzione è infatti l’anticipazione della tutela espressa dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e dalla più recente e celebrata Convenzione ONU sui diritti delle persone con Disabilità.
Con grande fermezza la FISH intende proseguire questa battaglia che è, prima di tutto, culturale e per il cambiamento che può derivare dalla presa di coscienza degli errori commessi.

Calatrava: le innovazioni di Lorenzon

Leggo sul Gazzettino di ieri della vittoria “al primo round” di Lorenzon (l’autore dei conci del ponte di Calatrava).

«Io sono quello che ha realizzato il ponte e che avanza i soldi, ho 200 operai da sfamare» diceva con veemenza Lino Lorenzon al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Sugli scalini del ponte di Santiago Calatrava giovedì 18 settembre c’erano anche i due contendenti, Lino Lorenzon da una parte e Bruno Cignoni dall’altra. Il primo ad urlare che avanza soldi da Cignoni, il secondo a dire che non è vero.
Ebbene, il collegio arbitrale nominato da Lorenzon e accettato da Cignoni, ha condannato la ditta appaltatrice a pagare circa 1 milione e 200 mila euro, tra capitale e interessi, alla Lorenzon Techmec System Spa di Noventa di Piave. Lorenzon , a dire il vero, i soldi non li ha ancora visti, perché Cignoni ha già fatto ricorso al Tribunale d’Appello di Venezia e l’udienza non è ancora stata fissata. Ma un primo punto a proprio favore l’ha segnato.

E il Comune che dice?

A Lorenzon , che in più occasioni ha chiesto al Comune di intervenire per garantire i suoi pagamenti, il Comune ha sempre risposto che è una lite tra privati e che dovevano arrangiarsi, chissà se una sentenza simile può rimettere in discussione anche questa certezza.

Addio Gil Rossellini!

“Faccio il documentarista da vent’anni e non potevo non fare un documentario sulla cosa piu’ interessante che mi sia accaduta, la mia malattia”. Cosi’ Gil Rossellini in una delle sue ultime interviste, che chiude il documentario ‘Kill Gil 2 e 1/2′ che sara’ presentato al Festival del cinema di Roma, ha spiegato perche’ ha dedicato ben tre film alla rara malattia che lo ha colpito nel settembre del 2004 e che lo ha ucciso ieri mattina alle 4,30 all’American Hospital.
Ho avuto il piacere di incontrarlo qualche anno fa assieme a Federica Repetto, durante una mostra del Cinema in cui presentava uno dei suoi film della serie “Kill Gil” e con lui abbiamo parlato di problematiche dell’accessibilità.

Calatrava: il grande rattoppo

Ieri su superando.it è uscito un interessante intervento di Barbara Pianca.

Fino a prima della sua apertura, l’inaccessibilità del ponte era proverbiale in riferimento alle persone con disabilità motoria e a questa “pecca” – che viola tutte le fondamentali normative citate – si è cercato di rimediare individuando un trasporto alternativo per le carrozzine.
Bocciata l’idea del servoscala – che sembrerebbe essere stata presa in considerazione in un primo momento, ma rispetto alla quale siamo in attesa di poter leggere gli atti ufficiali – e dopo aver valutato una serie di proposte avanzate da équipe di esperti, il Comune ha votato una soluzione sperimentale: quella di applicare alla dorsale del ponte la ben nota “ovovia”.

Ecco il primo punto del dibattito. Dopo che l’amministrazione ha scelto di aprire il ponte prima dell’installazione della suddetta ovovia e quindi lasciandolo, per i primi mesi, del tutto inaccessibile, sul quotidiano «La Nuova Venezia» del 2 ottobre si legge che l’ovovia «è ancora lungi dall’essere pronta» e che «in Comune – in via ufficiosa – non si sarebbe più così decisi a realizzarla, se solo le associazioni dei disabili (che hanno sempre subito l’ovovia come extrema ratio, perché non permette l’accesso al ponte, ma solo il lento attraversamento del canale) fossero d’accordo a trovare una soluzione diversa».
Rispetto a questo primo punto, abbiamo contattato il direttore dei lavori per l’ovovia, l’ingegner Ermes Redi, di cui di recente abbiamo pubblicato un’intervista esclusiva. Ci ha risposto di non aver ricevuto alcuna comunicazione di un ripensamento da parte dell’Amministrazione Comunale.
Ci ha riferito invece che i lavori sono a buon punto, tanto che entro una, massimo due settimane, si prevede l’apertura del cantiere sotto il ponte.
Come ci aveva annunciato in quella stessa intervista, si sente poi ancora in grado di confermare il mese di novembre come obiettivo possibile per l’inaugurazione dell’ovovia. Naturalmente, è nostra intenzione seguire passo passo gli sviluppi ed è infatti prossima una nostra visita all’officina dove si sta lavorando all’allestimento della discussa cabina.

Importante inoltre la precisazione di Pietro Barbieri, a seguito della segnalazione di quanto pubblicato ieri sulla Nuova Venezia e in questo blog.

La questione “ovovia sì – ovovia no” poggia però sulla punta di un iceberg alla cui base sta una vicenda di discriminazione. Capire perciò i processi di mala amministrazione che hanno fatto sì che una situazione tanto incresciosa accadesse nel XXI secolo in una delle città più belle del mondo diventa a questo punto la questione principale.
In questo senso si esprime Pietro Barbieri, presidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che a breve dovrebbe incontrare il sindaco veneziano Massimo Cacciari per discutere proprio su questi punti e che in una nota ufficiale fornisce anche un’utile precisazione rispetto a quanto scritto il 2 ottobre dal citato quotidiano «La Nuova Venezia».
«A margine dell’articolo di ieri sulla “Nuova Venezia” – scrive Barbieri – che ci ritiene possibilisti circa un “accordo” con il Comune di Venezia rispetto all’inaccessibilità del Ponte progettato da Calatrava, ci teniamo a precisare che l’unico fatto certo è un ventilato incontro con il sindaco della città lagunare. Qualsiasi ipotesi, formulata da altri, che ci veda favorevoli a ipotetiche soluzioni è priva di fondamento. Nel caso poi che tale incontro si formalizzi, la linea da tenere la stabilirà il Direttivo della FISH ed è facile prevedere che, ancora una volta, l’accento verrà posto sui diritti umani e sui principi di non discriminazione approvati dalla Convenzione ONU».
«Un aspetto – prosegue Barbieri – è infatti acclarato. Quell’opera è stata realizzata in violazione al principio di non discriminazione e in violazione del principio della progettazione universale, due capisaldi della Convenzione e di altre importanti dichiarazioni internazionali. Ovovie, sollevatori, biglietti gratuiti sui trasporti pubblici a mo’ di indennizzo non rappresentano un “accomodamento ragionevole”, ammesso dalla Convenzione solo nel caso di particolari disabilità e solo in casi estremi. Il ponte doveva essere progettato, finanziato e realizzato con la logica della progettazione universale, cioè tenendo in considerazione anche anziani, persone con problemi visivi, persone con difficoltà a deambulare e persone in carrozzina. Cittadini a tutti gli effetti. Una lacuna vieppiù grave, visto l’abito epocale attribuito all’opera».
«Il nostro timore maggiore – conclude Barbieri – è che l’ovovia o qualsiasi altra soluzione, rappresenti il prototipo di “accomodamento ragionevole” e invece non lo è affatto. È solo un “rattoppo” che tenta di coprire lo “strappo” della discriminazione. Quel ponte poteva e doveva essere accessibile e solo allora essere degno del nome scelto: “Ponte della Costituzione”. La vittoria culturale – prima ancora che giudiziaria – sarebbe far comprendere questo principio».

Calatrava: ora ne parlano tutti

Il problema degli scivoloni, considerato fin dall’inizio “impossibile” da parte dell’amministrazione comunale, sta riportando visibilità alle problematiche del ponte di Calatrava.
Cominciano a dedicarci spazio realtà come Panorama ed oramai è conosciuto come il “ponte delle cadute”. Ne parla anche “il Giornale”, concludendo l’articolo con una frase sibillina:

Ma il sindaco più estetico d’Italia, nonostante questo lasciapassare rilasciato dal maestro Calatrava, non se la sente proprio di sconfessare la filosofia del ponte più all’avanguardia di Venezia. E così, attraverso le dichiarazioni dell’assessore ai lavori pubblici, Mara Rumiz, assicura un rimedio alternativo e ugualmente, a suo dire, efficace. «Lavoreremo di più sulla segnaletica – spiega l’assessore – e faremo in modo che tutti abbiano la percezione del cambio di larghezza della pedata». Sempre che le pedate non siano i veneziani e i turisti a farle percepire a chi di dovere.

Quel che fa riflettere è: in quanti di questi recenti articoli si è approfondito anche il problema di accessibilità dei disabili?