Microsoft tag: informazioni con una foto!

Leggo oggi nel blog di un amico statunitense di una nuova soluzione: Microsoft Tag.
Qualcuno dirà subito: ecco, l’ennesima modalità per taggare qualcosa nel Web: la risposta è “sni”.

Rivoluzionario!

L’idea è interessante e sembra un’evoluzione di “Semacode“: oggi molti utenti utilizzano delle periferiche di tipo mobile dotate di fotocamera e di connessione internet. Immaginiamo che passando davanti ad un appartamento di una città come Venezia ci troviamo davanti al classico cartello “vendesi”, con numero di telefono, qualche informazione spiccia e talvolta con un indirizzo Web della società immobiliare. Se siamo fortunati, l’indirizzo da digitare sarà breve, altrimenti ci ritroveremo la classica www.immobiliareabcdicarloegiorgio.qualcosa.
Ma noi siamo abbastanza bravi e in pochi secondi digitiamo l’indirizzo. Durante il caricamento preghiamo Sant’ Espedito di Melitene (il santo protettore dei navigatori) di non trovarci davanti alla pacchiana introduzione in flash (senza possibilità di salto) e ad un sito con poche informazioni. Pieni di difficoltà riusciamo a raggiungere la pagina informativa della casa, trovando la planimetria, costi, ecc.
Secondo l’idea di Microsoft invece cosa possiamo fare per migliorarci la vita? La cosa è semplice: basta che l’immobiliare accanto al cartello ponga un logo come quello rappresentato in questa pagina. Si tratta di uno speciale codice a barre multicolore che contiene un equivalente del “tinyurl”, ossia è un sistema alternativo per rappresentare degli indirizzi Web. Tramite un apposito programma installato nel proprio palmare, possiamo essere automaticamente reindirizzati alla pagina informativa. Come? Basta scattare una foto al “Microsoft Tag” presente nell’oggetto e l’applicativo nel vostro palmare sarà in grado di portarvi nella pagina informativa.
I vantaggi sono molteplici: potremmo taggare prodotti, oggetti nei musei (per consentire di accedere alle descrizioni informative presenti nei siti ufficiali dei musei), con potenzialità infinite.
Immaginate di dover raggiungere un ristorante, di cui avete il biglietto da visita con MSTag: fate la foto e il vostro palmare vi porterà direttamente alla mappa con la destinazione prescelta. E possiamo continuare con altri esempi: orari dei treni, degli autobus, ecc.
Ma come sempre, un video vale più di mille parole.
https://www.youtube.com/watch?v=m7FZp7TjDtY
Interessante anche il video in cui Aaron Getz, Microsoft Tag product unit manager, descrive il funzionamento della nuova tecnologia.

Non ci credete? Scaricate il programma, fate una foto all’immagine presente in questa pagina, fatela riconoscere al software installato sul vostro telefonino e verrete “teletrasportati” a questo articolo.
mstag
Attualmente il sistema di generazione dei “tag” sembra funzionare solo con account Microsoft Live ID americani: ringrazio lo staff di Microsoft Tag per avermi generato il tag per questo articolo.
E ora volete fare i geek? Fatevi il bigliettino da visita con tanto di Microsoft Tag, con link ad un vostro profilo pubblicato nel Web.

Slideshare: estrarre i testi tramite YQL

Se c’è una persona che mi fa impallidire come innovazione è Christian Heilmann, uno dei maggiori esperti di Yahoo User Interface.
L’ultima innovazione geniale è una soluzione ottimale per l’accessibilità delle presentazioni pubblicate su slideshare.
L’idea di Chris è l’uso di YQL – Yahoo Query Language, un framework per creare mashup, al fine di estrarre in formato XML i dati testuali presenti all’interno delle slide importate all’interno del sistema Slideshare. Va chiarito che le slide devono contenere testo, ovvero è necessario che in fase di produzione i contenuti testuali siano predisposti usando l’elemento specifico per rappresentare il testo.
Passando alcuni parametri si ottiene un risultato come il seguente:
Codice XML che rappresenta i testi alternativi delle slide
Nell’esempio è rappresentata una mia presentazione tenuta a SMAU 2008 dove si possono notare i contenuti testuali delle singole slide rappresentati tramite elementi <li>, nel seguente formato:

<li>
<strong>Slide 1:</strong>
<p>Come evolverà il Web? Consigli su come non rimanere disoccupati nel giro di pochi anni Roberto Scano consulente Web - https://robertoscano.info Presidente IWA ITALY – Coordinatore EMEA IWA/HWG W3C AC Representative for IWA/HWG W3C WCAG Working Group Member W3C ATAG Working Group Member Expert of ISO/TC 159/SC 4/WG 5 'Software ergonomics and human-computer dialogues‘ […]</p>
</li>
<li>
<strong>Slide 2:</strong>
<p>Cos’è IWA/HWG IWA/HWG è un’Associazione professionale no profit riconosciuta leader mondiale nella fornitura dei principi e delle certificazioni di formazione per i professionisti della Rete Internet; è presente in 100 paesi, con 130 sedi ufficiali in rappresentanza di più di 165.000 associati. La sua missione •Fornire programmi formativi di qualità •Fornire agli associati supporto e collaborazione a livello regionale, nazionale e internazionale, nonché un marchio di affiliazione riconosciuto a livello mondiale •Promuovere i principi universali di etica e di pratica professionale per tutti i professionisti della Rete Internet •Fornire supporto per la definizione e lo studio di normative nei Paesi in cui è presente Roberto Scano – consulente Web – https://robertoscano.info</p>
</li>
...

Tramite un semplice script potremmo quindi garantire a chiunque di poter fruire dei contenuti testuali presenti nelle slide, garantendo una maggiore accessibilità dei contenuti di SlideShare.

Facebook: il nuovo babau?

In questi giorni si sta facendo una grossissima pubblicità a Facebook, ovvero si crea l’interesse verso questa applicazione disponibile nel Web anche (e soprattutto) grazie alle classiche battaglie mediatiche.
Chi segue la rete da un po’ di anni ha sicuramente avuto modo di vivere i vari “babau” legati alla rete. Ne riporto di seguito alcuni:

Non aprire quella posta

Il titolo che ho scelto fa un po’ il verso al film horror “non aprite quella porta”, ma serve a far capire il nesso tra comicità e tragicità delle errate informazioni che venivano fatte digerire ai telespettatori. In quel periodo vista la mancanza di normale manutenzione verso i personal computer: parole come “aggiornamento”, “antivirus” sembrano ancora oggi parolacce per alcuni utenti. “Se il computer l’ho comprato funzionante perché devo installarci altre cose che tra l’altro mi rallentano il PC?” oppure le classiche: “ah ma l’antivirus va aggiornato?” sono purtroppo ancora oggi le più ricorrenti. In quel periodo delle e-mail contenenti degli allegati pericolosi (prevalentemente in lingua straniera) potevano danneggiare parecchio il sistema operativo ed i dati dell’utente “distratto”. A quel tempo quindi grandi interviste in tutti i tg degli esperti: in Italia, se non lo sapete, abbiamo il GAT che ci difende dalle frodi telematiche con grande attività in tutto il territorio italiano (e colgo l’ennesima volta per tirare le orecchie a Rapetto – che coordina il gruppo – per l’inaccessibilità del sito Web: una persona con disabilità, quindi soggetto debole, difficilmente può riuscire a segnalare problemi tramite quel sito psicadelico). E quindi interviste quasi sempre ineccepibili e poi la classica aggiustatina giornalistica del tipo “e quindi non aprite e-mail che provengono da sconosciuti”. La conclusione giornalistica si commenta da sola…
Come si risolve il problema? non tanto non aprendo le mail degli sconosciuti quanto utilizzando in modo corretto gli “antibiotici”, ovvero le risorse di difesa disponibili da decenni per i PC.
Sempre su questo campo recentemente si sono riesumati i “phishing”, ossia il tentativo di acquisire dati di un utente (carta di credito, dati di accesso a servizi come ebay, ecc.) per farne un uso fraudolento. Ma anche qui non si tratta di cose “nate oggi”: ricordo che nel 2001 proprio come associazione siam dovuti intervenire a supporto di una delle maggiori banche italiane per forse uno dei primi casi di phishing.
Ultime ma non ultime le mail che promettono vincite, o che chiedono favori di spostare delle grosse somme in cambio di indennizzi, cose di cui si è occupata anche striscia la notizia. Ma la mia domanda è: ma sfigati come siamo, credete che qualcuno nel mondo vi cerca via e-mail per farvi fare l’affare della vostra vita? E sveglia dai 🙂 E sempre in questa categoria ricordo la mail-bufala in cui l’utente veniva informato che addirittura FBI indagava su del suo file sharing: beh, non ci crederete, ma ho conosciuto delle persone che sono andate dalla polizia postale dichiarando di non aver mai usato file sharing e di avvisare FBI di questo.

Attenzione al Web

Questa versione del babau gira e rigira, se ne esce direttamente o indirettamente (vedi il caso facebook) per un semplice motivo: la rete non è vista come una forma di comunicazione ma come il film “1997: Fuga da New York”, ovvero un mondo in cui appena entri ti fanno la pellaccia. Anche in questo caso non viene fornita corretta informazione in quanto internet è uno strumento per fruire di servizi, così come lo è il telefono: per lo stesso motivo quindi il telefono è pericoloso perchè posso chiamare i servizi hard a pagamento? E quindi attenzione a cliccare su link che non conoscete (???), non usate servizi di chat, non usate questo, non usate quello che alla fine si conclude con: perché usi internet, non è meglio vedere le ballerine in TV?
E su questo argomento ne possiamo trovare ogni giorno delle novità, gonfiate da giornalisti che spesso non conoscono la rete e che devono usare l’argomento caldo del momento per fare qualche scoop.

Facebook

E quindi ecco entrare facebook tra i pericoli del nuovo anno: all’inizio facebook era visto come argomento interessante, visto che i politici e i vip si creavano i loro profili, le loro pagine fan, ecc. Ultimamente invece visto il grande boom dell’applicazione che in modo “virale” porta gli utenti a connettersi tra loro, a giocare tra loro, allora sono cominciate le critiche.
La prima è esemplare: un parlamentare escluso da facebook fa addirittura un’interrogazione per saperne il motivo, come se facebook fosse un luogo pubblico in cui chiunque può starci. Facebook è un “contenitore di applicazioni Web” di proprietà di un’azienda, ha un suo codice di condotta e – come tutti gli strumenti Web 2.0 – ha un codice di autoregolamentazione. Questo significa che se arrivo nella pagina di una persona e vedo una foto oscena, un gruppo razzista o che incita alla violenza, ecc. allora gli amministratori del servizio possono decidere che interventi operare: possono rimuovere il contenuto e possono anche eliminare gli utenti.
Facebook quindi non è nulla di più di qualsiasi altro servizio erogato da altri soggetti (pensiamo a myspace, flickr, le google apps) e come tutte le applicazioni “sociali” – se usate in modo non corretto possono portare l’utente in gruppi e amicizie particolari, così come avviene in qualsiasi altro sistema disponibile in rete.
Parliamoci chiaro: se un ragazzo inserisce i propri dati in facebook e come interessi inserisce la ricerca di relazioni / incontri, è chiaro che il sistema fornirà come suggeriti degli amici idonei al proprio profilo. Stessa cosa vale per i gruppi di interesse: il bello di facebook è che si plasma agli interessi dell’utente fornendo al momento giusto l’applicazione giusta.
Bisogna quindi fare un passo indietro e chiedersi se il problema è l’applicazione o l’errato uso fatto dall’utente, e facendo un ulteriore passo indietro bisogna chiedersi: le preoccupazioni dei genitori sono corrette?
Personalmente invece mi chiedo se i genitori si rendono conto che lasciare un ragazzo davanti ad un PC con la rete internet è come dagli la possibilità di accedere a tutti i canali televisivi: allora mi dite che internet va bene ed invece sul telecomando della TV satellitare mettete il blocco ai canali hard? Forse il problema è che i giovani vanno istruiti all’uso della rete, ma il problema più grosso è che sono i giovani che ne capiscono mentre i genitori spesso capiscono solo quello che “vende” la televisione, e quindi spesso mettono un veto all’uso della rete quando dovrebbero invece incentivare un uso corretto della stessa.

BioWashBall: test ed analisi tecnica

Sono settimane che si parla di test della BioWashBall: sembra addrittura che una televisione svizzera proprio per garantire l’onorabilità della precisione elvetica, si stia organizzando nella predisposizione di diverse tipologie di test.
La cosa interessante è che dopo la trasmissione “Mi Manda Rai Tre”, l’interesse per la BioWashBall è aumentato e sono incrementate le testimonianze verso l’effettivo funzionamento del prodotto, così come le diatribe in diversi forum – anche all’interno degli stessi meetup di Beppe Grillo.

Oggi ho voluto fare qualche test armato di misuratore di PH, di una bacinella e della BioWashBall. Non avendo possibilità di utilizzare altri strumenti, ho provveduto ad agitarla un po’ nell’acqua e dopo alcuni minuti ho notato l’effettivo incrementare del PH di quasi 1 punto. Per quale motivo non sono andato oltre? Perchè questa mia prova era un piccolo test “casareccio” a seguito di quanto sto per scrivere in questo articolo, ma mi riprometto di farne uno più dettagliato nel 2009.
In questo articolo riporto un testo prodotto da “sandro-meg” che sarà pubblicato in uno dei siti del forum energeticamente, in cui si è discusso parecchio dell’argomento in questione. L’approfondimento fatto da Sandro è impressionante e conferma quantomeno l’incremento del ph e della fir. La domanda che mi pongo è: com’è possibile quindi che con test “casarecci” si ottengono risposte positive mentre con test di laboratorio presentati in TV si parla solo di minimo incremento di ph e non vengono citati documenti che Sandro ha trovato con una accurata navigazione in rete?

La BioWashBall è una bufala? Sembra proprio di no

di Sandro-meg
Io non sono ne un chimico ne un fisico ne un giornalista scientifico…. ma sembra che nessuno finora abbia ‘rilevato’ quello che sembra il segreto di Pulcinella.
Tutto inizia dallo spettacolo di Grillo dove mi fa conoscere la BioWashBall. Logicamente, anche se non del tutto convinto, acquisto la palla e comincio ad usarla con buoni risultati.
Subito mi viene in mente che possa essere solo l’azione dell’acqua a far ottenere ciò ma non indago troppo e non leggo nemmeno su quali principi si dovrebbe basare. Una volta che scoppia il caso BioWashBall beh, a quel punto, comincio a fare i miei test e le ricerche su internet scoprendo che molte informazioni date dai mass media sono inesatte o quantomeno incomplete.
Sicuramente quanto scritto qui non vuole essere e non è nemmeno una ricerca completa sull’argomento e non riesce nemmeno a dare delle risposte esaurienti. Piuttosto è uno spunto a capire un po’ meglio il fenomeno BioWashBall e tecnologia FIR.

Di cosa parliamo?

La BIOWASHBALL è distribuita in Svizzera dalla Haopi ed è basata su dei brevetti Coreani di una tecnologia chiamata TM.
La TM è uno sviluppo Coreano della “EM-Technology” dove il giapponese Dr. Teruo Higa’s ha sviluppato ,da oltre 20 anni, numerosi brevetti sulla tecnologia da lui studiata e sviluppata in tutto il mondo.
La EM si basa sul concetto dei cosiddetti ‘microrganismi effettivi’ che riescono a svolgere dei compiti che vanno dalla agricoltura al depuramento delle acque estesi poi in numerosi altri campi. La sua teoria è sicuramente non ben vista dalla comunità scientifica anche se in Asia e in molte parti del mondo è utilizzata con reali benefici.
In uno dei numerosi brevetti si nota chiaramente come sono state create le ceramiche e cioè con ossidi metallici (esempio: Aichi, Japan, Silicate: 50.14%, Titanium oxide: 0.50%, Alumina: 34.70%, Iron oxide: 1.36%, Lime: 0.24%, Magnesia: 0.10%, Potassium oxide: 0.56%, Sodium oxide: 0.30%).
I componenti sopra descritti ricordano molto i materiali che si usano per sintetizzare la Tormalina, un minerale dotato di piezoelettricità ,piroelettricità e ben conosciuto per la sua caratteristica di emissività nel campo dei infrarossi lontani con un valore superiore a 0,9.
Intorno al 1986 il Dr. Tetsujiro Kubo della università di Tokyo ha scoperto che anche polverizzando la Tormalina e riscaldandola fino anche a 1000 gradi, le sue caratteristiche elettriche non si modificavano. Il tutto fu pubblicato su Solid State Physics nel 1989 con l’articolo “Activity of Water Given Rise to by Tourmaline”.
La Tormalina è un minerale che oggi è molto utilizzato in vari prodotti commerciali (piastre per capelli, asciugacapelli, saune, indumenti, ecc.) ed è molto famoso soprattutto in Asia per i suoi effetti ionizzanti. Ci sono molti studi che suppongono che la tormalina riesca effettivamente ad emettere prevalentemente ioni negativi.
Inoltre nello stesso sito della Haopi esiste un video (formato Windows Media) come la BIOWASHBALL emetta ioni negativi spontaneamente anche a temperatura ambiente.
La maggior parte delle palle lavanti che esistono sfruttano quindi questa caratteristica della tormalina per poter ottenere un effetto ionizzante.
Sempre sulla tormalina sono state fatte inoltre ricerche sulla capacità di emettere radiazioni fir soprattutto dopo che a Taiwan alcuni ricercatori della National Yang-Ming Medical College (pubblicato poi sui American Journal of Chinese Medicine nel 1991) hanno rilevato come i guaritori Qigong emettessero una quantità superiore di calore (e quindi radiazioni infrarosse) dalle loro mani soprattutto nel campo dei infrarossi lontani (fir dai 2-15 uM).
A quel punto sono stati trovati alcuni materiali che,a differenza di altri, emettono nel campo dei fir quasi quanto le radiazioni teoriche di un corpo nero. Ulteriori ricerche sono state fatte in Cina,Giappone, Corea e nel 1993 è stato pubblicato un documento dove si confermavano alcuni aspetti interessanti nel campo medico riguardo alla Tormalina e come questa potesse operare tramite i fir.
Anche la Nasa ha eseguito delle ricerche sulle ceramiche fir per i suoi programmi spaziali.
Lascio questo piccolo preambolo fatto solo per far meglio comprendere alcune cose riguardo alla ionizzazione e alla questione dei fir che si riallacciano alla BIOWASHBALL.

L’incremento del ph

Nelle ceramiche della BIOWASHBALL ci sarebbero quindi gli effetti efficaci della Tormalina che, secondo i produttori, sarebbero da imputare a dei microrganismi efficaci presenti nella tormalina stessa. Più facile che in verità i microrganismi efficaci non siano altro che le proprietà piezoelettriche del minerale che, se anche polverizzato, riesce a mantenere le sue proprietà come descritto dai due articoli scientifici linkati sopra.
Per rendere possibile e aumentare gli effetti ionizzanti presente nella BioWashBall, bisogna che le ceramiche stesse si possono scontrare tra loro (effetto piezoelettrico) e che ci siano delle differenze di temperatura (effetto piroelettrico). Per far ciò nel cestello della lavatrice la palla si muove dentro e fuori l’acqua e quindi esistono i presupposti per ottenere la ionizzazione.
Effettivamente ho misurato il ph di un litro d’acqua a temperatura ambiente tramite un semplice tester da piscina e l’ho alterato (tramite un limone) in modo da avere un ph a circa 7 (limite inferiore del tester). Poi ho cominciato a scuotere con forza la BioWashBall all’interno dell’acqua ed esternamente (cioè in aria) per circa 5 minuti. A quel punto ho rimisurato il ph e l’ho ritrovato alzato ad oltre 8,2 (sulla sinistra il ph di partenza e sulla destra quello dopo 5 minuti).
misuratore di PH
Se si lascia la BioWashBall ferma o la si agita solo in acqua, il ph non si modifica.
Purtroppo non ho trovato documenti scientifici degni di nota che parlano degli effetti di ionizzazione della tormalina in acqua, ma penso che il test di cui sopra parli molto chiaramente.
Su internet si trova un filmato che mostra la modifica del ph relativa alla BioWashBall confrontandola con altre palle. Come si può facilmente notare le ceramiche vengono prima violentemente agitate dal cucchiaio prima che si misuri il ph.
https://www.youtube.com/watch?v=dlavLI4hEa8

Gli effetti dei fir

Parliamo ora degli effetti dei fir: nelle istruzioni della BioWashBall si legge :” …potenti raggi infrarossi lontani che rompono le combinazioni di idrogeno della molecola d’acqua al fine di aumentare il movimento molecolare“.
È chiaro che gli infrarossi lontani non spezzano le molecole d’acqua o di idrogeno come sostenuto da alcuni mal interpretando la frase… ma bensì rompono i legami a ponte di idrogeno che hanno le molecole d’acqua. Rompono nel senso che essendo i fir delle radiazioni infrarosso tra i 2 e i 15 um, riescono a far assorbire all’acqua (le molecole d’acqua hanno il massimo assorbimento nella regione dei fir) la vibrazione necessaria a spezzare i cluster facendoli diventare di dimensione minori. Guardate questo link che spiega in modo semplice gli effetti dei fir su una fibra messa in commercio.
Quindi le ceramiche non emettono propria energia ma bensì sono riscaldate dalla stessa acqua ed emettono infrarossi in quantità maggiore, in un specifico range di frequenze (fir), rispetto ad altri tipi di materiali che sono presenti all’interno del cestello (ad esempio il cestello stesso che è inox e che ha una emissività molto minore di 0,6 rispetto a quella della tormalina che ha più di 0,9 nel campo dei fir).
Da varie ricerche più o meno scientifiche, sembrerebbe che questi tipi di materiali possano “rompere” i cluster di grandi dimensioni riducendoli tramite un processo di “risonanza-assorbimento” tra l’acqua e le ceramiche. Questa “riduzione” potrebbe aumentare la capacita pulente dell’acqua ma questo non porta sicuramente ad un aumento di temperatura come qualcuno avrebbe presupposto.
Sono state anche eseguite delle ricerche sempre su un tipo di fibra che vanta proprietà fir, dalla Università di Ferrara (accedete al sito, poi cliccate su “ricerche” e poi su “azione sull’acqua”)
Come si può leggere dal sito, la fibra è stata avvolta (e quindi senza nessun contatto fisico con l’acqua) in un recipiente contenete acqua e ne ha modificato alcune proprietà della stessa facendo aumentare sia la mobilita delle molecole sia il potenziale zeta. Le conclusioni dichiarate del produttore porterebbero anche loro a confermare che i cluster (cioè le combinazioni dei legami a ponte di idrogeno) vengano “spezzati”.
L’università ha rilasciato questo documento dove chiaramente si riservano di eseguire ulteriori analisi ma che confermano che i cambiamenti prodotti non sono imputabili ad agenti chimici.

Il test del burro

Ho allora provato anch’io ad eseguire un test simile e cioè vedere se il potenziale zeta veniva modificato anche dalla BioWashBall.
Ho riempito di acqua calda (40 gradi) un contenitore di plastica. Poi ho inserito la BioWashBall all’interno (senza agitarla e quindi senza modificare il ph che successivamente è stato controllato) per 30 minuti (togliendola alla fine). Finito ciò ho sciolto un cucchiaio di burro sul fuoco e l’ho versato (mescolando il tutto) nell’acqua. Ho lasciato raffreddare il tutto per 12 ore.
Poi ho ripetuto il medesimo test senza però inserire la BioWashBall.
Nell’acqua non trattata con la BioWashBall, le particelle di grasso si sono raggruppate tra loro formando uno strato denso di grasso ai bordi del contenitore.Il resto dell’acqua presenta solo piccole gocce di grasso.
acqua con grasso
Purtroppo le foto non sono molto chiare… mi dispiace.
Nell’acqua trattato con la BioWashBall le particelle di grasso non si sono mosse e non si sono raggruppate tra loro. Cioè una volta che ho versato e mescolato il grasso nell’acqua, le particelle hanno occupato tutto lo specchio d’acqua e li sono rimaste anche le 12 ore successive.
acqua con grasso senza bwb
Quindi il grasso nell’acqua e “uniformemente” presente senza nessun addensamento nemmeno ai bordi del contenitore a differenza del precedente test (test ripetuti più volte e sempre con risultati identici).
Questo discorso si sposa bene con la variazione del potenziale zeta (sospensione più stabile) rilevato nel test eseguito dalla Università di Ferrara.
Questo mi porta a pensare che effettivamente la BioWashBall riesca tramite i fir a modificare in qualche maniera le caratteristiche dell’acqua e facilitare la rimozione di molecole non idrosolubili (non si aggregherebbero tra loro).

L’ultimo mistero: la rigenerazione

Passiamo ora all’ultimo mistero della BioWashBall e cioè quello riguardante la proprietà di “rigenerarsi” al sole.
Nella BioWashBall è presente anche l’ossido di titanio che viene sfruttata nei trattamenti di depurazione dell’aria e delle acque ed è mescolato,per esempio, nelle vernici/cemento perché ha la caratteristica di autopulirsi dallo smog tramite la luce del sole (raggi ultravioletti).
Una delle proprietà della BioWashBall è quella di eliminare i cloruri dall’acqua, sinceramente non saprei dirvi in maniera precisa quale sia la reazione esatta (per approfondire: Italcementi e CNR) ma la mia idea è che prima la ionizzazione e poi la successiva radiazione ultravioletta, possano prima annullare i cloruri e svolgere una azione battericida per poi far rigenerare le ceramiche magari liberandosi delle molecole rimaste “intrappolate” sulle stesse.

Conclusioni

Molta di questa tecnologia sembra fantascienza ma mi sembra giusto parlarne e discuterne senza pregiudizi anche perché in fondo,nel caso delle ceramiche, non sembrerebbero realmente microrganismi ma solo reazioni chimico/fisiche e da qui il nome tradotto dal giapponese di “microrganismi efficaci” (o effettivi).
Inoltre, da oltre un mese che sto usando la BioWashBall i panni vengono puliti e senza odore (altra caratteristica riportata dai produttori delle ceramiche). La palla lava meglio della sola acqua ma peggio del detersivo poiché mi sembra che non abbia la stessa capacita di abbassare la tensione superficiale (io non sono riuscito a verificarlo).
Comunque nel 90 % dei casi ho abbandonato il detersivo perché lo uso solo nei casi di macchie difficili facendo prima l’ammollo.
Nei test eseguiti in Italia si nega un beneficio dovuto alla palla durante il lavaggio. In altri casi i test hanno dato risultati confrontabili con il detersivo.

Se verranno confermati i risultati di cui sopra, risulterebbe chiaramente che la BioWashBall ha realmente un effetto pulente magari non uguale al detersivo, ma sicuramente maggiore rispetto alla sola acqua o con l’aggiunta di una semplice palla da tennis.
La verità non sta certo a me stabilirla anche se alcune caratteristiche sarebbero confermate dai miei test casalinghi e dalle molte persone che l’utilizzano con buoni risultati.
Vedremo se in futuro qualche ente di ricerca riuscirà a stabilire la verità riguardo non solo alla BioWashBall ma anche sugli effetti della Tormalina stessa (ionizzazione, fir , ecc.) facendo una analisi scientifica degna di questo nome.