Giovedi 19 febbraio 2009 alle ore 15,30 è stato abbattuto l’ultimo albero della macchia verde fronte Casinò che annoverava,oltre ai pini,anche splendidi pioppi bianchi ultra centenari con un diametro di tronco di un’ottantina di centimetri.
Al posto della pineta sono rimasti enormi mucchi di ramaglie che vengono rapidamente caricate su autocarri e fatte sparire dalla vista.
La notizia della “deforestazione“ e le foto indecenti che la testimoniano sono apparse, oltre che sulla stampa cittadina, anche sull’edizione nazionale del “Corriere della Sera”.
Ciò significa che la battaglia contro chi sta distruggendo il verde pubblico del Lido per sostituirlo col cemento sta prendendo vigore giorno dopo giorno.
La pineta non c’è più ma è rimasta la nostra rabbia e quella dei 2500 lidensi che ci hanno dato il loro sostegno.
Vi assicuriamo che non rimarremo fermi. Ci sono altre battaglie da combattere: contro il previsto abbattimento degli alberi in piazzale S.M.Elisabetta,contro la deforestazione dell’area verde della Favorita, ma soprattutto contro l’arroganza di chi non tiene alcun conto delle richieste di una parte consistente dei cittadini del Lido.
Arrigo Battistini-Coordinamento Associazioni Ambientaliste del Lido
Categoria: Random bits
Pensieri sparsi…
Calatrava: l’inchiesta continua
«Se ci sono carenze progettuali alla base di tutto, perché il Comune non ha ancora citato a giudizio lo studio Calatrava?».
Oggi così apre un articolo sul Gazzettino di Venezia, con una dichiarazione del capogruppo della Lega in consiglio comunale, Alberto Mazzonetto, il quale torna alla carica sulla vicenda del quarto ponte sul canal Grande e annuncia che giovedì 19 depositerà una serie di nuovi documenti di cui è venuto in possesso in Procura presso la Corte dei Conti (dove è ancora aperta l’inchiesta per presunto danno erariale relativo alla costruzione dell’opera).
Le risposte dell’assessore ai Lavori pubblici Mara Rumiz e del responsabile unico Salvatore Vento non lo hanno affatto tranquillizzato, anche perché l’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici è tornata alla carica nel dicembre 2008 e chiede che l’amministrazione ottemperi alle richieste già avanzate dalla stessa Autorità alla fine del 2007. Il documento, firmato sempre dal presidente Luigi Giampaolino e dal relatore Andrea Camanzi, si esprime senza mezzi termini e accusa l’amministrazione comunale di essere rimasta “inerte” rispetto alle questioni sollevate un anno prima.
Nella delibera 310 del 2007, l’Autorità aveva così sottolineato: “L’attività progettuale si è estrinsecata in un progetto esecutivo solo in parte soddisfacente. A ciò è da aggiungere la carenza organizzativa dell’appaltatore e una certa disattenzione della stazione appaltante nel consentire l’esecuzione a mezzo di un contratto di fornitura… “. Inoltre, l’Autorità aveva affermato che già nel 2004 il Comune avrebbe potuto e dovuto rescindere il contratto e bandire una nuova gara e per questo chiamò a risponderne la direzione del procedimento e dei lavori.
«Sul caso Calatrava, il Comune non si muove. Un anno dopo – spiega Mazzonetto – l’Autorità di vigilanza ha rincarato la dose e le accuse. Sentite che cosa emerge da un documento che l’amministrazione comunale pretenderebbe di secretare, come ha detto l’assessore Rumiz giovedì in commissione: “Le reiterate giustificazioni delle varianti da parte del responsabile del procedimento con la unicità del ponte non sono condivisibili. Alcune tematiche significative alla costruzione dell’opera sono state di fatto trasferite alla stazione appaltante (il Comune) e, per quanto attiene le strutture metalliche, al costruttore fuori opera del manufatto (Lorenzon). Il Responsabile del procedimento ha invece dato scarsa importanza ai significativi errori amministrativi del bando e del subappalto non autorizzato posto in essere dall’appaltatore. Anche su tali ultimi aspetti non ha intrapreso l’avvio di coerenti azioni di responsabilità”».
L’articolo conclude con una dichiarazione di Mazzonetto:
«Con un voto del consiglio comunale – aggiunge Mazzonetto – la maggioranza ha chiuso e messo il bavaglio alla commissione d’inchiesta voluta dalla Lega. Non è stata cosa da poco cercare di ricostruire gli ulteriori problemi che il ponte ha posto dopo che l’attività della commissione era cessata. I cittadini hanno diritto di sapere che cosa sta succedendo. Il ponte è finito, ma i problemi continuano. Come mai questa fitta serie di contestazioni da parte dell’Autorità non ha trovato risposta? Si parla di omissioni e precise responsabilità, non di capri espiatori: se ci sono nomi e cognomi è il momento che vengano fuori».
Il Caso Calatrava quindi continua, in attesa delle iniziative legali della FISH…
Il Dalai Lama a Venezia
Ricevo e pubblico volentieri una nota del Comitato d’Onore per l’Accoglienza di SS il Dalai Lama a firma di Michele Bortoluzzi.
Con il Dalai Lama la storia torna a Venezia
Il Dalai Lama sarà a Venezia il 9 e 10 febbraio. Ci sarà perché il destino ha deciso di far incrociare nuovamente la storia di due mondi solo apparentemente lontani, quasi ottocento anni dopo . Non ci sono meriti: c’è il fatto nudo, gravido solo dello straordinario significato che riveste.
C’è la cittadinanza onoraria e c’è la bandiera del Veneto. C’è il riconoscimento dell’indipendenza che Marco Polo certificò con la sua caparbia curiosità.
C’è quella straordinaria sensazione di pace ,quasi magica, che aleggia tra i canali e si intuisce nei discorsi dei veneziani che attendono il XIV Dalai Lama come se questa visita fosse l’inizio di un cambiamento per questa città. C’è quel senso di unità, che è così difficile da cogliere – normalmente . in una società quanto mai divisa.
Noi siamo felici di aver partecipato al cambiamento, e vorremmo poter trasmettere l’auspicio che si possa cogliere questa occasione per fare un passo avanti. Tutti, senza destra ne’ sinistra, per una volta.
Vorrei dire che aspettare il Dalai Lama non significa essere contro qualcun altro. Dobbiamo lottare per un ideale che non può non essere condiviso: il rispetto della libertà e dei diritti umani .Per questo diciamo che il nostro sogno e’ un Tibet indipendente in una Cina più Libera.
Questo e’ il messaggio che vorremmo far arrivare dall’altra parte dell’Oceano , depurato dalle pur comprensibili debolezze di qualcuno per i timori di generiche ritorsioni.
Noi ospitiamo il Dalai Lama perché e’ un uomo di pace, una guida spirituale ma anche perché il suo ragionamento politico e’ sempre ricco di buon senso ed equilibrio. Non abbiamo e non avremo paura di sostenere chi rappresenta la Pace nel mondo e chi ha richieste e posizioni equilibrate. Può essere che questo abbia un costo, magari momentaneo, ma ritengo che tale costo sia, in ogni caso, molto minore per Venezia dell’abdicare al ruolo che la storia le ha ritagliato, come crocevia di culture, diritti, libertà. Benvenuto a Venezia, Sua Santità.
Linea amica: ma di chi?
Riporto un post nella bacheca di Facebook del Ministro Renato Brunetta in cui esprimo alcuni dubbi e proposte per il miglioramento del servizio “Linea Amica“.
Salve Ministro,
uso questo sistema 2.0 per scriverle pubblicamente in relazione al progetto Linea Amica. Si tratta certamente di una bella iniziativa volta a consentire al cittadino di poter dialogare con la P.A., una sorta di “mega-URP”.
Premesso che penso convenga in modo provocatorio con me che – in una PA chiara e trasparente ed accessibile al cittadino – un ufficio come l’URP non dovrebbe esistere. Ciò premesso, se andiamo ad analizzare la realizzazione Web di “Linea Amica” si incorre in alcune problematiche non sottovalutabili:1. presenza del nome in rete
—
Cercando il termine “linea amica” nel motore di ricerca più utilizzato al mondo, il nuovo servizio risulta posizionato al quinto posto, mentre ai primi posti risultano linee amiche di tutt’altro tipo (evito di riportare i testo per buoncostume).2. Accessibilità
—
Il nostro paese, come ben sa, è uno dei paesi con una delle normative più avanzate in materia di accessibilità dei servizi informatici (Legge 4/2004, per intenderci). Il servizio Web erogato con linea amica purtroppo non ne rispetta nemmeno i principi basilari causando quindi problemi sia a persone non vedenti, sia a persone non udenti (parlo in questo caso di Radio PA Amica e dell’assistente virtuale). Non mi soffermo su altri problemi squisitamente tecnici che però non consentono di pubblicare una dichiarazione di (falsa) accessibilità come indicato nella pagina specifica all’interno di lineaamica.it.
Sapendo che da parte Sua vi è un forte interesse alle persone anziane e disabili (parole di cui son rimasto contento che ho sentito uscire dalla sua bocca nella “nostra” Cannaregio qualche settimana fa), presumo che ci siano dei problemi tecnici di valutazione da parte di chi ha considerato valida la soluzione fornita anche perchè nel “chi siamo” si indica proprio tra gli scopi del progetto “* supporta i disabili nei rapporti con la P.A.”3. Trasparenza
—
In un’idea che mi sono fatto della “P.A. accessibile”, anche forte dei principi del codice della P.A. digitale, è che qualsiasi procedimento di segnalazione e/o intervento debba essere trasparente, e quindi pubblico. Con questo sito però mi trovo un modulo (indicato tra l’altro come in costruzione) che – oltre a non rispettare le normative vigenti in materia di trattamento dei dati personali (non viene chiesta conferma del consenso al trattamento dei dati), non consente una tracciatura dell’iter del contatto senza quindi poter attivare la sua innovativa idea di poter rendere trasparente (e, se il cittadino lo desidera, pubblico) l’iter amministrativo della pratica in modo da poter valutare con le faccine la qualità del servizio erogato dalla P.A..
In questo modo se, per ipotesi, 1000 cittadini si lamentano del servizio della PA. X, questo lo sa solo l’urp e la P.A. X quindi senza quello stimolo esterno da parte del cittadino di coinvolgimento e partecipazione (come auspicato dal programma egov 2012 che recentemente avete pubblicato).4. Conclusioni
—
Ho pensato utile condividere con Lei questi pochi punti che a mio avviso sono di vitale importanza per l’evoluzione del progetto. E’ chiaro che le domande più frequenti andrebbero inserite in una specifica banca dati da consultare prima di contattare il “megaURP” ma consiglierei di utilizzare questa idea innovativa proprio per monitorare e rendere pubblica la qualità dei servizi erogati. Altrimenti il cittadino potrebbe vedere questo come l’ennesimo “sportello”.Saluti e buon lavoro
Roberto Scano
WCAG 2.0: ordine delle titolazioni
Nell’analisi dettagliata delle tecniche delle WCAG 2.0 ho riscontrato che negli esempi di applicazione della tecnica H42 (Utilizzare h1-h6 per identificare le titolazioni) vi è un uso delle intestazioni differente dal classico ordine h1-h6:
<head>
<title>Stock Market Up Today</title>
</head>
<body>
<!-- left nav -->
<div class="left-nav">
<h2>Site Navigation</h2>
<!-- content here -->
</div>
<!-- main contents -->
<div class="main">
<h1>Stock Market up today</h1>
<!-- article text here -->
</div>
<!-- right panel -->
<div class="left-nav">
<h2>Related links</h2>
<!-- content here -->
</div>
</body>
In questo caso l’ordine è h2 – h1 – h2, questo perchè il contenuto principale è nella colonna di mezzo tra le tre colonne disponibili nella pagina Web.
Ho chiesto chiarimenti ai coordinatori del gruppo e la risposta è stata la seguente:
There was a lot of discussion about this at the time, and the WG decided that SC 1.3.1 does not require that headings be hierarchical, only that they be marked up in such a way that they can be recognized by AT as headings. The non-hierarchical example is included there to try to make point.
G 141, a sufficient technique for SC 2.4.10 , recommends using headers hierarchically to organize the content.
Pertanto significa che il requisito di corretto ordinamento delle intestazioni rientra al criterio di successo 2.4.10 (Livello AAA) anziché nel criterio di successo 1.3.1 (Livello A)