Calatrava: il ponte finisce in tribunale

In attesa dell’iniziativa giudiziaria delle federazioni dei disabili annunciata lo scorso anno, oggi si legge sul Gazzettino di Venezia un articolo di Raffaella Vitadello di cui riporto il testo.

VENEZIA (6 aprile) – Il ponte della Costituzione finisce in tribunale. Un avvocato di Milano ha presentato un ricorso contro l’apertura della mastodontica opera sul Canal Grande in quanto non accessibile ai disabili: una persona diversamente abile, giunta a Venezia nell’ottobre scorso, non avrebbe potuto superare i gradini e così ha denunciato il Comune.
«Neanche l’ovovia risolverà completamente il problema della fruizione della struttura – spiega Mara Rumiz, assessore ai Lavori pubblici – ma credo che l’importante sia lavorare per offrire a tutti la possibilità di superare le barriere architettoniche, rendendo accessibile il ponte. E dove progettualmente non è possibile lo si deve fare con ausili meccanici come l’ascensore laterale. Non il vaporetto, perchè non sarebbe giusto».

«Ho fornito tutta la documentazione all’avvocatura civica – sostiene l’ing. Salvatore Vento, responsabile unico del procedimento – sarà la magistratura a chiarire la vicenda. Non conosco l’avvocato che ha iniziato la causa, nè so da quale orientamento politico provenga. Perchè sì, la giustizia è giustizia, ma spesso argomenti come questo si prestano a strumentalizzazioni».

Silenzio assoluto da parte di Giulio Gidoni, avvocato del Comune, che sta raccogliendo il materiale per preparare la linea difensiva, ma anche da parte di Pino Toso, delegato del sindaco alle barriere architettoniche che nell’agosto scorso aveva rassegnato le dimissioni «non per il ponte», continua a ripetere, ma perchè a suo dire erano state licenziate dalla giunta nei mesi precedenti parecchie delibere che non rispettavano le leggi in materia di tutela della mobilità dei disabili. Certo è che le sue dimissioni erano capitate proprio poche settimane prima dell’inaugurazione del ponte di Calatrava.

Nel frattempo resta ancora senza esito un esposto inoltrato alla Procura della Repubblica da parte di un veneziano, padre di un ragazzo in carrozzella: anche lui chiedeva di accertare eventuali violazioni delle norme previste per la tutela dei disabili. In particolare faceva riferimento al decreto 503 del 1996 che impone che “tutte le opere pubbliche di nuova realizzazione devono essere accessibili” che “non possono essere erogati contributi o agevolazioni da parte dello Stato e di altri enti pubblici per la realizzazione di opere o servizi non conformi a tale decreto”, “il progettista è obbligato a certificare la conformità degli elaborati alle disposizioni normative” e “un’opera pubblica le cui difformità siano tali da renderne impossibile l’utilizzo da parte di soggetti disabili dev’essere considerata inagibile”.

Sinceramente la dichiarazione dell’ing. Vento sul possibile attacco politico da parte di un avvocato, senza nemmeno conoscerlo, mi sembra un po’ tirata: da tempo si dice chiaramente che il problema del ponte sta nella sua conformità alla normativa vigente in materia di barriere architettoniche che chiaramente potrà essere un argomento di discussione anche politica ma sopratutto un argomento di rispetto sociale.

CNIPA: Ministro Brunetta, raddrizzi la situazione!

Locandina: Brunetta che raddrizza il CNIPA
A seguito dell’articolo pubblicato ieri, ho pensato di scrivere nel forum su Facebook, il social network in cui è possibile dialogare direttamente con lo staff del Ministro Renato Brunetta.
Di seguito riporto la mia lettera.

Caro Ministro,
ho letto con piacere che tra le sue prossime iniziative vi è la trasformazione del CNIPA che (in molti se lo auspicano) possa riportare maggior operatività e sopratutto maggior chiarezza su quale sia lo scopo di questa realtà.

Questo è necessario perchè dalle ultime iniziative sembra che il CNIPA sia passato da un ruolo di autorità super-partes (che aveva quando era AIPA) a qualcosa che super-partes sembra non esserlo più. E le posso portare due esempi pratici:

1. Professionalità ICT

Come presidente dell’associazione dei “Webmaster” (termine che ora raggruppa genericamente tutti coloro che lavorano nel Web) che tra l’altro sta cercando di definire con larga partecipazione (http://www.skillprofiles.eu/partecipanti) sia delle aziende che dei diretti interessati ho fatto presente che l’attuale azione di “standardizzazione” del CNIPA relativa alle professionalità ICT è fallace (a riguardo: http://punto-informatico.it/2521004/PI/News/web-caccia-ad-una-professionalita-riconoscibile.aspx) facendo notare che si sta ricadendo nell’errore (già fatto in passato con l’ECDL) di dare valore di “standard” a qualcosa che standard non è (nel caso specifico l’EUCIP) in quanto tutte queste iniziative si ispirano a delle norme tecniche del CEN ma il CEN non ha mai riconosciuto come standard queste attività di formazione e di certificazione. Ma in Italia funziona così: basta usare la la parola standard su qualche slide e quindi si diventa “standard de facto”. Morale: quando è stato fatto notare questo leggero problema sui profili “standardizzati” del CNIPA è stato fatto gentilmente notare che quelli per il CNIPA erano standard e che nel caso dovevamo recarci (sic!) dall’associazione che li aveva creati (associazione che NON si occupa di Web e che non ha rappresentanza in tale settore) e proporre di modificare i loro profili considerando che (cito) tali profili comunque andavano bene a Confindustria che raggruppa i principali fornitori dello Stato in materia ICT. Per fare un paragone: lei è stato il primo ministro a proporre l’uso di XBML per i bilanci delle aziende (e li grande onore al merito!). Si immagini se anzichè usare uno standard aperto come XBML si fosse sentito dire: eh no ministro usiamo il protocollo “cippalippa” in quanto il maggior numero di aziende italiane usa quello anche se non è uno standard internazionale.

2. Linee guida per gli scenari innovativi ICT

Qui arriviamo al punto dolente che mi ha portato a fare questo post, ben sapendo l’interesse da parte sua per la materia (visto che tra l’altro ci seguiamo a vicenda su twitter). In sintesi, mentre nei tempi passati (e non tanto remoti) le linee guida venivano create da gruppi di lavoro a cui partecipavano i rappresentanti delle associazioni (quindi a garanzia di tutela degli interessi di tutti), in questo caso (e posso dirle che ho sobbalzato sulla sedia) ci si trova davanti il primo esempio di documento dedicato ai fornitori delle P.A. fatto da tre fornitori delle PA, con tanto di approvazione del CNIPA.
Senza scendere nel dettaglio dei grossolani errori nella sola materia di accessibilità del Web (https://robertoscano.info/random-bits/scenari-innovativi-ict-caro-cnipa-proprio-non-ci-siamo/) consiglierei anche la lettura di quanto scrive il collega Livio Mondini (http://www.biroblu.info/2009/04/accessibilita-in-perpetual-beta/) e dei commenti che ne stanno scaturendo.

3. Accessibilità

L’accessibilità come sa chi opera nel settore è “defunta” al CNIPA (il quale per legge avrebbe una serie di obblighi). Qui per fortuna sembra che il Dipartimento Innovazione e Tecnologie si stia muovendo per garantire a tutti i cittadini il diritto di accesso ai servizi informatici con l’aggiornamento della normativa (della cosiddetta Legge Stanca), oramai necessaria in tempi brevi proprio per non fermare l’innovazione del paese.

In conclusione caro Ministro, quello che le chiedo sia come lavoratore della rete, sia come presidente dell’associazione che rappresenta i lavoratori ed innovatori della rete Web, è di monitorare queste amene situazioni anche per evitare che poi leggerezze fatte da altri possano togliere lustro alle ottime azioni che sta portando avanti in materia di innovazione nella P.A.

Scenari Innovativi ICT: caro CNIPA proprio non ci siamo!

Locandina: Charlie Chaplin con maglietta con logo CNIPA mentre aggiusta degli ingranaggi
Ho notato nel sito del CNIPA che il Centro Nazionale di Informatica per la Pubblica Amministrazione ha predisposto (in perpetual beta) una serie di nuovi documenti con la collaborazione di un gruppo di aziende fornitrici di servizi informatici (e già questo mi suona strano, visto che di solito tali operazioni avvengono con le associazioni di settore all’interno di Confindustria).

Cito:

SPC Lotto 1 – Scenari innovativi nell’ICT

Strumenti per le Amministrazioni 2.0

Roma, 24 marzo 2009 – Standardizzare un modello web 2.0 per i siti della PA e offrire una misurazione dei reali benefici forniti dai progetti di gestione: su questi temi il CNIPA, in collaborazione con Engineering, Elsag Datamat e Telecom Italia, ha predisposto specifici documenti di indirizzo che sono stati presentati lo scorso 24 marzo 2009 a Roma in un incontro con le Amministrazioni centrali e locali aderenti ai servizi previsti dall’Accordo Quadro CNIPA n. 4/2007.

I documenti, in linea con il Piano eGov 2012 recentemente emanato dal Governo, intendono fornire i primi strumenti di guida alle Amministrazioni, al fine di coinvolgerle nella evoluzione degli stessi e nella eventuale costituzione di una community incentrata sull’innovazione e sul miglioramento della qualità dei servizi.

Vengono forniti tre documenti PDF inaccessibili, da cui è impossibile estrarre contenuti testuali (e quindi non a norma dei requisiti 1 e 17 del DM 8 luglio 2005). Per oggi mi sono soffermato al primo documento (Linee Guida di progettazione e sviluppo per i siti delle pubbliche amministrazioni) con analisi della sola accessibilità (anche perchè il secondo documento, dal peso di quasi 10Mb, mi ha già piantato quattro volte il browser).

Il primo errore è a pagina 11:

4.1 Accessibilità
L’accessibilità è stata oggetto di regolamentazione legislativa la prima volta nel 2004 con la legge del 9 gennaio 2004, cosiddetta Legge Stanca, che obbligava tutte le pubbliche amministrazioni ad adottare alcune regole formali per la progettazione dei siti Web.
Alla legge sono seguiti un regolamento attuativo e due decreti ministeriali, rispettivamente a marzo e luglio del 2005.

Va ricordato agli autori che la legge 4/2004 invece impone degli obblighi contrattuali per la fornitura, non per la progettazione e anche che il regolamento attuativo è del marzo 2005 mentre il decreto è del luglio 2005 (quindi nel 2005 non c’erano 2 decreti ministeriali ma un dpr per il regolamento attuativo e un decreto ministeriale). Un ulteriore decreto (per i libri di testo) è stato emanato solamente nel 2008.

Passiamo ora a pagina 20:

5.1 Accessibilità e usabilità in Italia
[…] Le Web Content Accessibility Guidelines (WCAG) sono state pubblicate in una versione “1.0” nel 1999 e quindi completamente riviste nell’ottobre del 2007 con la pubblicazione delle WCAG 2.0, da allora costantemente aggiornate, fino alla versione presentata nel dicembre 2008.

Peccato, anche qui, che la versione di riferimento è quella dell’11 dicembre 2008 mentre la versione che hanno citato del 2007 non era altro che un draft, quindi non un documento pubblicato e riferibile.

E sempre nello stesso paragrafo:

In Italia il 2004 è stato l’anno dell’introduzione del tema dell’accessibilità nella pubblica amministrazione.

Peccato che il tema esisteva già dal 2001 con la circolare AIPA… poi con la seconda circolare AIPA, poi con la direttiva per il dominio .gov…

E si continua a pagina 37, una delle più interessanti:

6.3.3.8. Analisi di accessibilità soggettiva.
E’ la valutazione di terzo livello dell’accessibilità di un sito web, secondo la classificazione della Legge Stanca: “verifica soggettiva: valutazione del livello di qualità dei servizi, già giudicati accessibili tramite la verifica tecnica, effettuata con l’intervento del destinatario, anche disabile, sulla base di considerazioni empiriche.” (Decreto Ministeriale 8 luglio 2005, art. 1, comma 1, lettera qq)

Peccato che non è vero, in quanto la verifica soggettiva è il secondo livello di accessibilità, sempre ai sensi del decreto che hanno citato (art. 2 comma 4):
4. Il secondo livello di accessibilità riguarda la qualità delle informazioni fornite e dei servizi erogati dal sito Web e si articola in primo, secondo e terzo livello di qualità; tali livelli di qualità sono accertati con la verifica soggettiva attraverso i criteri di valutazione di cui all’allegato B, applicando la metodologia ivi indicata.

Sembra chiaro che questo documento ha forti problemi non solo di accessibilità ma soprattutto di competenza in materia di accessibilità e che venga proprio dal CNIPA lascia parecchi dubbi e fa porre parecchie domande…
Nel secondo documento, all’interno dell’indice, ho notato alcuni riferimenti a nuove soluzioni per il Web quali blog, forum, ecc. Ma questo sarà oggetto di un ulteriore articolo.

Google scopre l’OCR e lo applica alla ricerca dei contenuti

Ricercando alcuni documenti in rete mi sono trovato davanti ad una novità.
esempiogoogle
Cosa c’è di strano? Si tratta di un documento PDF con una scansione di un vecchio libro, per la quale google ha applicato l’OCR. Probabilmente si tratta dell’OCR Tesseract, originariamente sviluppato dagli Hewlett Packard Laboratories tra il 1985 ed il 1995 che dopo anni passati nel dimenticatoio ed una tappa presso l’Information Science Research Institute UNLV, è stato preso in mano da Google che lo ha redistribuito in forma open source.
Google quindi estende l’indicizzazione, ed è cosa buona!

Festa dei pirati: son tutti pirati col sedere degli altri

Parte del titolo del post è una libera citazione di un comico di qualche anno fa, ma che calza a pennello con la situazione odierna.
Leggo della Festa dei Pirati che si terrà oggi a Roma e riporto in toto l’unico post che ho trovato in rete relativo all’argomento che sposo al 100%.

Dai torchi della Cooper editore è da poco uscita una dissertazione dal titolo La baia dei pirati – Assalto al copyright a firma del giornalista Luca Neri (da non confondersi con Gianluca Neri Macchianera). Per fargli pubblicità è stata organizzata anche la Festa dei pirati al grido di No Copyright! che si terrà questo sabato in un teatro della Garbatella a Roma. Non ho letto e non leggerò mai il libro in questione (c’ho una lista lunghissima di libri da leggere), ma ho trovato alcuni spunti di riflessione in un articolo comparso sul Corriere della sera, in cui vengono ribadite ovvietà che sanno di stantìo come:

  • «Rifiutare l’equazione pirata=ladro in favore della libertà di file-sharing, lo scambio sulla rete che le istituzioni cercano di arginare con leggi e protezione del copyright»
  • «La musica che ha più di 18 mesi difficilmente si trova nei negozi , che male c’è a scaricarla?»
  • «La pirateria è una cosa positiva, buona e moralmente giusta. Imbracciamo la bandiera dei pirati»

Non mi fraintendete, capirai! Con me si sfonda una porta aperta, non sarò certo io a dare giudizi morali sulla pirateria. Quello che mi dà fastidio è che in questa apologia del reato di scaricamento illegale (perché alla fine è di questo che si tratta) si vuole mettere in mezzo anche il mondo “free” e open source. Sì perché alla festa ci saranno concerti e spettacoli di artisti e musicisti che sono favorevoli alla diffusione della musica in internet, ma una cosa è la libera circolazione della cultura mediante l’utilizzo di licenze come le Creative Commons, ben altra il “furto” di materiale protetto da copyright. E alla fine della fiera questa festa della pirateria per me è solo una operazione commerciale finalizzata alla vendita del pamphlet in questione. Difatti sul sito della festa la cosa che occupa più spazio è l’invito all’acquisto del libro con uno sconto del 10%. Ma si tratta di un libro protetto da copyright e non c’è nessun link per poterlo scaricare liberamente..

Si notano invece blog che vedono nella festa un “qualcosa” contro il “bavaglio alla rete”, una sorta di ’68 del Web in cui si crede – alzando la voce – di poter usare la rete per qualsiasi fine, come se fosse una zona franca in cui è possibile fare tutto al di fuori delle leggi. E quindi leggendo il programma dell’evento si nota chiaramente come non si punti tanto a difendere l’uso delle tecnologie di condivisione quanto la possibilità di condividere anche contenuti anche contro la volontà degli autori che ne detengono i diritti di sfruttamento: una cosa sono le soluzioni condivise tramite licenze CC o similari, altra cosa è pretendere di potersi scambiare materiale per cui l’autore (per scelta, per contratto, per qualsiasi altro motivo) non ha il piacere o l’interesse di tale condivisione.
Di poco fa il post di Scialdone che conferma quanto scritto sopra:

Sento raccontare storie che da un punto di vista strettamente legale sono da considerarsi “illecite”, eppure… sono tutte storie che evidenziano un valore aggiunto prodotto dalle comunità rispetto ai prodotti culturali e di intrattenimento scambiati, che parlano di conservazione di documenti, di archiviazione decentralizzata, di memoria della creatività.

La pirateria dovrebbe essere ricondotta nel suo alveo naturale, le norme dovrebbero tornare ad occuparsi esclusivamente dello sfruttamento commerciale non autorizzato delle opere creative.

Ed a mio personale avviso hanno pure sbagliato a partecipare a tale iniziativa i promotori italiani del software libero: così, nell’immaginario pubblico, saranno tutti assimilati a pirati.
E su una cosa, anche come presidente dell’associazione che raggruppa chi sviluppa per il Web, sono contrario al 1000%: non è possibile dire che i pirati protestano per tutelare il file sharing e la creatività sul Web in quanto la creatività sul Web è tutt’altro.