Comune di Venezia: la casa che rende folli

Le 12 fatiche di Asterix: la casa che rende folli

Succede che…

Succede che è una giornata come tante altre, con la necessità di dover aiutare una persona a svolgere delle pratiche burocratiche.

Succede che accedo al sito Web e non trovo la modulistica necessaria, invio una e-mail alla referente del servizio e mi risponde responsabile del servizio il giorno lavorativo successivo, allegandomi la nuova modulistica, delibere e regolamenti ed informandomi del percorso che avrei dovuto fare per scaricarla (ossia passare sei livelli di navigazione dalla home page).

Succede che aiuto a compilare la modulistica, raccogliendo tutte le certificazioni necessarie, passando ore di coda al CAF per ottenere l’ISEE, passando poi al protocollo per depositare il tutto.

Succede che passano 15 giorni circa e la persona riceve il rigetto della richiesta di contributo richiesto in quanto “come si evince dalla tabella in calce, la capacità contributiva del richiedente risulta pari/superiore alla retta di riferimento o a quella effettiva se inferiore“.

Succede che dopo qualche giorno vengo informato di ciò e non comprendendo il motivo dell’applicazione di una determinata metodologia di calcolo, decido di scrivere una e-mail alla medesima responsabile del servizio per chiederle delucidazioni, ponendo dirette indicazioni e richieste rispetto sia alla delibera di giunta di riferimento, sia al regolamento.

Succede che la responsabile del servizio mi chiama il giorno seguente all’ora di pranzo dicendomi scocciata che dovrà trovare il tempo di rispondermi per iscritto e che comunque non so leggere i regolamenti, che nessuno si è mai lamentato e che quindi i regolamenti sono chiari.

Succede che faccio presente alla responsabile del servizio che è pagata da noi cittadini anche per rispondere e ciò l’ha fatta scocciare ancora di più, al punto da iniziare a citare il regolamento senza citarne il riferimento ai singoli articoli.

Succede che poi mi richiama dicendomi che ha verificato con il computer e che lei ha ragione, e chiama pure la persona che cura quotidianamente la persona anziana bisognosa di assistenza e del contributo per la casa di riposo, facendo capire che è inutile accanirsi tanto “è così, punto”.

Succede che quando capitano queste cose, mi incazzo come una iena.

Delibere, regolamenti, disciplinari ed incartamenti (dei medesimi)

Capisco che una responsabile del servizio applica ciò che sta scritto sulla carta (e per l’ennesima volta, voto a favore dell’abolizione del termine “carta canta”, visto che stiam parlando di una PA volta alla digitalizzazione da almeno sei anni…). Partiamo quindi dal “Regolamento per l’accesso alle prestazioni economiche erogate dal Comune di Venezia per il pagamento alle persone non autosufficienti della retta alberghiera in strutture residenziali”, approvato con Deliberazione Consiglio Comunale n° 36 del 6 aprile 2009 modificato con Deliberazione Consiglio Comunale n° 100 del 26 settembre 2011 prevede, all’art. 11, una serie di competenze per la Giunta Comunale:

Art. 11 – Competenze della Giunta Comunale

1. La Giunta Comunale:

a) individua di anno in anno il valore (importo) della retta di riferimento di cui all’art. 6 del presente Regolamento per il calcolo del contributo di residenzialità per le persone anziane e per le persone con disabilità;

b) definisce l’entità dell’importo attribuito per le spese personali di cui all’art. 8;

c) determina la quota dell’ammontare dei beni mobili nella disponibilità del beneficiario ovvero che non concorrono al pagamento della retta di cui all’art. 5 comma 2 punto a).

Con la delibera n. 87/2012 “strutture residenziali e semiresidenziali per anziani e disabili. Regolamento per l’accesso alle prestazioni economiche erogate dal Comune: determinazioni applicative di competenza della Giunta Comunale anno 2012” la Giunta ha aggiornato una serie di parametri di riferimento per il regolamento per le strutture semiresidenziali e residenziali. In particolare, il punto 6 della delibera di Giunta n. 87/2012 riporta l’aggiornamento della tabella di cui all’art. 5 per le strutture semiresidenziali, con la seguente:

Valore ISEE

% a carico del comune

% a carico utente

1

fino a

6.500,20

100%

0%

2

fino a

7.717,91

79,70%

20,30%

3

fino a

8.935,63

69,74%

30,26%

4

fino a

10.153,34

59,78%

40,23%

5

fino a

11.371,05

49,81%

50,19%

6

fino a

12.588,76

39,85%

60,15%

7

fino a

13.806,48

29,89%

70,11%

8

fino a

15.024,19

19,93%

80,08%

9

fino a

16.241,90

9,96%

90,04%

10

oltre

0%

100%

Dalla tabella di cui sopra si evince la volontà della Giunta di assegnare un contributo in percentuale sul costo della retta media giornaliera per le rette semiresidenziali calcolata su valore attualizzato di euro 52,00 / giorno basandosi sul valore ISEE. Per le rette residenziali, invece, non è presente alcun parametro di calcolo (derogando quindi al regolamento).

Ora viene il bello. Ecco l’articolo 6 del Regolamento, “Entità della prestazione economica”:

Art. 6 – Entità della prestazione economica

1. Persone anziane:

a) l’entità della prestazione economica viene calcolata ai sensi dell’art. 11 del presente Regolamento ovvero secondo la retta di riferimento così come determinata di anno in anno con deliberazione della Giunta Comunale comprese, se dovute, le spese personali (art. 8 del Regolamento), detratte le risorse economiche del beneficiario.

b) per il contributo al pagamento retta di ricovero temporaneo è prevista la detrazione dell’eventuale affitto della casa di abitazione come certificato dalla Dichiarazione Sostitutiva Unica (ISEE).

2. Persone disabili: l’entità della prestazione è calcolata sulla retta effettiva praticata dagli enti gestori fatto salvo l’art. 8 del Regolamento.

Come si può notare vi è una chiara differenziazione tra le persone con disabilità e le persone anziane: al comma 2 ribadisce in particolare che per le persone disabilil’entità della prestazione è calcolata sulla retta effettiva praticata dagli enti gestori fatto salvo l’art. 8 del Regolamento”, a differenza del comma 1 in cui, solo per le persone anziane, si applica sulla retta di riferimento “detratte le risorse economiche del beneficiario”.

Quel comma di troppo

Da quanto si legge sopra quindi, per il calcolo del contributo per la retta alberghiera della casa di riposo, per le persone con disabilità si applica il calcolo del contributo in percentuale sulla retta effettiva basandosi sul valore dell’ISEE definito nella delibera di giunta n. 87/2012.

E qui casca il “disciplinare. Il “disciplinare del procedimento di accesso alle prestazioni economiche erogate dal comune di Venezia per il pagamento delle persone non autosufficienti della retta alberghiera in strutture residenziali”, allegato al già citato Regolamento, modifica la volontà del regolamento e della delibera di giunta, riportando all’art. 8 il medesimo contenuto dell’art. 6 del Regolamento ma aggiungendo in pieno contrasto con il Regolamento un comma 3 dal seguente contenuto:

La prestazione economica del Comune è determinata secondo le seguenti modalità di calcolo: importo della retta o retta di riferimento – la capacità contributiva del richiedente che è determinata da: (totale delle risorse economiche al netto delle ritenute, compresa la valorizzazione dei beni mobili e immobili + indennità di accompagnamento) – (importo forfetario, se dovuto, per le piccole spese personali + eventuale quota a disposizione del coniuge).

Come chiunque può notare, questo comma 3 va in totale contrasto con il regolamento e con i due commi precedenti dello stesso articolo del disciplinare in quanto non effettua la differenziazione tra persone anziane (per cui vanno detratte dalla retta le risorse economiche) e le persone disabili (per cui tale detrazione non è prevista) applicando in entrambi i casi i parametri riservati agli anziani.

Conseguenze

Il disciplinare di procedimento impedisce l’erogazione dei contributi a soggetti con disabilità il cui ISEE corrisponde ai requisiti definiti dalla Giunta Comunale e dal Regolamento già citati, ma si vedono esclusi a causa del comma 3 dell’art. 8 del disciplinare di procedimento che NON considera il valore ISEE (che prevede tra l’altro delle differenti valorizzazioni della capacità reddituale per persone con disabilità) ma bensì applica un calcolo dei redditi cumulando altresì accompagnatorie ed indennità.

Questa persona, che secondo le indicazioni della giunta, avrebbe diritto al 100% della retta si vede rifiutata la domanda di contributo. Il regolamento è in vigore dal 2009: quante persone che avevano diritto all’erogazione dei contributi non li hanno ottenuti? L’amministrazione comunale ha intenzione di fare qualcosa per sanare questa amena situazione discriminatoria verso le persone con disabilità?

Succede quindi, cara responsabile del servizio, che i regolamenti li so leggere, ed alla prima lettura ho trovato un baco non da poco che le è sfuggito per almeno (cifre fornite da lei) cinquecento persone all’anno…

Aggiornamento

Due consiglieri comunali, Sebastiano Costalonga e Antonio Cavaliere hanno presentato un’interrogazione all’assessore competente.

Ripensandoci a mente fredda e rileggendo il regolamento la cosa ancor più grave è che in assenza del comma 3 aggiunto nel disciplinare di procedimento ai soggetti con disabilità non è prevista l’applicazione di detrazione dal contributo della capacità reddituale e viene applicata alla retta effettiva. Cosa significa? Significa che con il regolamento attuale se porto una persona con disabilità in una casa di riposo ho diritto -qualsiasi sia il suo reddito – al rimborso totale della retta, sia essa nei parametri (52 euro / giorno) sia essa inferiore o superiore.

Lo sfintere del World Wide Web

“Pollice verso” di Jean-Leon Gerome, 1872, il quadro all’origine dell’equivoco gestuale.

In questi ultimi giorni si vede un aumento di intolleranza nella rete, luogo considerato di libertà di opinione spesso confusa con possibilità di scrivere e dire ciò che si vuole, soffocando il pensiero degli altri (e dimenticando il principio secondo cui la tua libertà termina dove calpesta la mia).

Due casi riguardano da vicino due amici, Marco Camisani Calzolari e Caterina Policaro.

Nel primo caso Marco ha predisposto una ennesima (non è la prima) ricerca sull’analisi dei follower di twitter di vari politici, iniziando con Beppe Grillo e facendo presente che – dalla sua analisi – oltre il 50% dei follower di Grillo si comportano come BOT (ossia persone che si agganciano al profilo senza scrivere e commentare). Questo fenomeno è attivo già da tempo, già dalle mailing list, i cosiddetti “lurker”: persone che si attivano un account solo per seguire ma senza mai interagire. Da qui i giornali hanno iniziato a titolare sui “falsi follower”, su “follower comprati” al punto da scatenare una vera e propria caccia all’uomo anziché rimanere nel terreno del confronto sui dati. Siamo arrivati al punto in cui Marco è stato minacciato da persone (che come sempre vengono considerate non affiliate ai vari movimenti) e a tutt’ora – nonostante una decina di miei solleciti – Beppe Grillo non ha preso le distanze da tali persone e Marco a seguito delle minacce ricevute ha chiuso tutti i presidi sociali (Facebook e Twitter in primis).

Nel secondo caso Caterina è oggetto di attacco in quanto hanno segnalato in un gruppo su Facebook che all’interno di un altro gruppo Caterina aveva preso posizione contro chi scherzava sulla sindrome di Down. E anche li via attacchi personali su pagine e profili.

Che sta succedendo? Il caldo estivo? No, purtroppo questo dimostra per l’ennesima volta che il Web è diventato per molti uno sfintere, uno sfogo per scaricarsi contro persone ed idee – spesso in branco – senza pesare le parole e le azioni. Si pensa ancora oggi, nel 2012, che nel Web non vi sia tracciabilità, che basta nascondersi dietro un nomignolo o fare azioni di massa per non essere identificati. Posso assicurarvi, visto che lavoro dalla parte del lato “buono” del Web, che così non è. Una volta per sfogarsi c’era l’arena, poi il calcio, poi i newsgroup (i più vecchi si ricorderanno le litigate in newsgroup quali it.lavoro.professioni.webmaster a cui partecipavo pure io!), poi i social media.

Quali soluzioni? Non me ne viene in mente nessuna se non di iniziare ad incrementare l’uso dei social media per servizi di qualità: partecipazione sociale (e-partecipation), condivisione di idee, discussioni secondo quei vecchi principi di netiquette sconosciuti ai “nativi digitali” e dimenticati da molti “immigrati digitali”.

Trasparenza al Comune di Venezia: esposto e risposta del DG

Intervento a Rete Veneta – TG di Venezia

Il 2 luglio 2012, assieme a Sebastiano Costalonga abbiamo fatto il punto, alla presenza di giornalisti e di consiglieri comunali, sull’amena situazione riguardante la trasparenza amministrativa del comune di Venezia. In tale occasione è stato fatto notare che ad oggi, nonostante mozioni, interrogazioni, lettere di cittadini, parere del ministero dell’Interno,  l’amministrazione comunale non ha ancora adeguato a norma di legge la pubblicazione degli atti amministrativi all’albo pretorio (assenza totale delle determinazioni dirigenziali) e neppure i contenuti minimi previsti per le consulenze.

Durante la conferenza è stato fatto notare – grazie alla parziale pubblicazione dei dati relativi alle consulenze – come in un periodo di spending review, l’amministrazione comunale ha speso in consulenze nei primi sei mesi dell’anno l’equivalente speso nel totale del 2011.

Al termine della conferenza, facendo altresì presente il perdurare degli illeciti, è stato presentato il testo dell’esposto alla Procura della Repubblica (per valutare eventuali responsabilità in ambito penale) e alla Corte dei Conti (per valutare eventuali responsabilità in ambito amministrativo, stante che la mancata pubblicazione on line delle determinazioni all’albo pretorio per 15 gg. non consente il termine del procedimento amministrativo).

A seguito della conferenza, sul Corriere della Sera edizione Venezia è uscita la replica del Direttore Generale del Comune di Venezia, Marco Agostini, il cui curriculum vitae è l’unico non presente comparso solo ora nell’elenco previsto dalle normative sulla trasparenza, mentre il compenso (al 2010) è ben chiaro. Riporto di seguito la dichiarazione.

“Le consulenze sono tutte già nel sito.” […] “Finora era obbligatorio mettere on line solo le delibere” – dice Agostini – anche perché altrimenti, se le cose fossero già così, non si spiegherebbe il decreto del Ministro.” […]

In relazione alle consulenze, sono chiaramente già nel sito solamente che non sono pubblicate nei tempi previsti dalla Finanziaria 2008 e nei modi previsti dalla medesima finanziaria e dalla delibera CiVIT 105/2010. La seconda parte ha invece del comico: il Direttore Generale confonde l’obbligo (a partire dal 1 gennaio 2013) di pubblicazione di una serie di informazioni relative alla trasparenza amministrativa nella scelta dei fornitori, rispetto all’obbligo già esistente (ribadito dal Consiglio di Stato già nel 2006 e dal parere del Ministero dell’Interno del 2 gennaio 2012) di pubblicare le determinazioni all’albo pretorio per 15 giorni.

Come cittadino ora mi chiedo: può permettersi una città come Venezia una gestione amministrativa che non conosce minimamente i principi basilari della pubblicità legale? Che danno sta creando ai procedimenti amministrativi questa gestione totalmente al di fuori dei dettami normativi? E volendo andare oltre: la delibera 4/2010 del CIVIT prevede la valutazione di tutte queste cose da parte dell’OIV (Organismo Indipendente di Valutazione. Dove sono, nel sito Web dell’amministrazione, i report di tale organismo?

Aggiornamento

Il consigliere Costalonga ha presentato assieme ad altri consiglieri comunali una mozione di sospensione e sostituzione del Direttore Generale.

Venezia comune virtuoso? Caro Presidente ti scrivo…

Applausi per Napolitano "Aiuti a Venezia comune virtuoso"

A seguito dello strillone visto oggi dal giornalaio, ho deciso di scrivere questa lettera al Presidente della Repubblica:

Al Presidente della Repubblica

Giorgio Napolitano

 

Oggetto: Aiuti a Venezia, comune virtuoso

Gent.mo Presidente,

Le scrivo all’indirizzo e-mail presidenza.repubblica@quirinale.it (e in copia a segreteriasg@quirinale.it) auspicando che tale indirizzo sia valido, in quanto non ho trovato in alcuna parte del sito Web www.quirinale.it modalità di contatto in formato telematico. Viviamo come ben sa nell’era delle comunicazioni tramite Web, periodo in cui tra l’altro per le pubbliche amministrazioni (non per gli organi costituzionali) è obbligatorio il concetto di trasparenza con pubblicazione obbligatoria di indirizzi e-mail (tra cui le PEC), e mi aspettavo di trovare quantomeno una modalità meno “analogica” di contatto direttamente nel sito istituzionale.

Chi le scrive è un veneziano che ha avuto modo di conoscerla il 18 settembre 2008, data in cui se ben ricorda un cittadino (il sottoscritto) durante il suo attraversamento del ponte di Calatrava (ufficialmente “Ponte della Costituzione”), le ha chiesto[1]  di ricordarsi dei disabili e a cui ha risposto “senz’altro”. Non sta senz’altro a me farle presente che a quasi quattro anni di distanza, ancora oggi i disabili non possono passare quel ponte (definito oramai, il “ponte dei fallimenti” considerati i fallimenti causati alle aziende realizzatrici non ancora pagate dal Comune di Venezia…).

Il motivo che mi porta a scriverLe è dovuto alla sua dichiarazione, riportata dagli strilloni del Corriere del Veneto, durante l’evento del 8 giugno 2012 tenutosi a Piazza San Marco a Venezia. In tale evento ha detto “aiuti a Venezia, comune virtuoso”.  Come veneziano le chiedo per trasparenza la fonte di tale sua dichiarazione, ovvero da dove evince che Venezia è un comune virtuoso. Senza scomodare il recente servizio televisivo della trasmissione “OfftheReport” di RAI3 del 27 maggio 2012[2] , tra cui il problema del porto e delle grandi navi, mi chiedo come si possa definire virtuosa una città in cui – nonostante la presenza unica nel paese di un casinò con due sedi – vi sia una svendita dei gioielli immobiliari, iniziative di creazione e distruzione di opere nell’arco di pochi anni (vedasi il caso del Palazzo del Cinema, milioni di euro attinti dai fondi per i 150 anni dell’unità d’Italia ora ridotto ad una voragine che sarà ricoperta di terra e riasfaltata… come nulla fosse stato fatto), totale incapacità della gestione dei flussi turistici, del trasporto locale. Parliamo di una amministrazione che vuole privatizzare il Casinò, in quanto “rende meno di quanto previsto”, senza considerare tra l’altro che gli introiti del Casinò, per statuto, andrebbero investiti in servizi sociali… Parliamo di un Comune che non è in grado di monitorare i tempi medi di pagamento dei servizi lasciando a taluni assessori la scelta dei lavori da pagare prima degli altri… Per non parlare poi dei problemi di gestione delle sponsorizzazioni e dei restauri, applicando il concetto per cui a Venezia gli interventi si fanno solo con sponsor mentre fondi vengono spostati tranquillamente nella zona di “terraferma”, con numero più elevato di popolazione e di elettorato. Mancano ad esempio fondi per sistemare Piazza San Marco (circa un milione di euro), o per il ponte di Rialto mentre sono disponibili ben 30 milioni di euro a bilancio per rifare una strada in terraferma… i conti non tornano direi. Oltre a questo, si tratta di un comune che ha disconosciuto la parola “trasparenza”: in data 21 dicembre 2011, difatti, il consiglio comunale su indicazione del Sindaco (avvocato e docente universitario in diritto amministrativo) ha votato contro l’obbligo di legge di pubblicare nel sito Web le determinazioni dirigenziali – impedendo quindi al cittadino di conoscere come (e quanto) l’amministrazione spende in dettaglio per ogni singola determinazione [3]. Spiace inoltre segnalarLe che su tale fatto ho informato anche gli organi competenti di vigilanza, ovvero l’Ispettorato della Funzione Pubblica e CIVIT e che soltanto quest’ultimo ha risposto ad una richiesta ufficiale tramite PEC.

Dove sta quindi la virtuosità da Lei citata? Come veneziano pertanto le chiedo, auspicando in una sua risposta, di NON fornire alcun aiuto economico alla città fintanto che l’amministrazione, nell’ottica della trasparenza amministrativa, non renda chiara e limpida in rete – come previsto dalle vigenti normative – la propria attività. Vorrei far presente che gli aiuti, caro Presidente, devono essere dati a situazioni di reale bisogno: di queste  ce ne sono tante di situazioni che meriterebbero maggior attenzione, a partire dal settore sociale in ausilio delle famiglie con persone disabili e/o anziani non autosufficienti che a Venezia è stato letteralmente distrutto.

Caro Presidente se ama Venezia e vuole aiutarla, ci aiuti chiedendo anche lei maggiore trasparenza e veda di vigilare, direttamente o tramite le competenti autorità, sulla gestione di interventi sia pubblici che di riqualificazione del territorio.

Cordiali saluti.

Roberto Scano

P.S. Copia di questa lettera è stata pubblicata contestualmente all’invio anche nel mio sito Web personale.

[1] https://robertoscano.info/random-bits/calatrava-napolitano-passa-il-ponte/

[2] http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-2ad0a0ec-0da2-4f18-90b1-8e15fdeff9be.html

[3] https://robertoscano.info/random-bits/trasparenza-siamo-ancora-al-muro-di-gomma/

 

Ringrazio gli amici che hanno ripreso il pezzo e lo stanno commentando su Facebook, il che mi fa capire che non si tratta di una mia forma di pazzia ma è una volontà collettiva di trasparenza. E ringrazio gli amici di venessia.com per aver dedicato un’immagine alla cosa.

Comune di Venezia: PEC (e non solo) – parte seconda

A seguito della mia richiesta relativa al bando di gara per alloggi popolari e alla “discriminazione” della PEC, ad oggi ho ricevuto due risposte: una dal difensore civico ed una dal Dirigente del Settore Affari Generali e Supporto Organi.

Il difensore civico ha confermato la ricezione della comunicazione, rimanendo a disposizione nel caso di mancata risposta da parte dell’amministrazione mentre il dirigente del settore affari generali e supporto organi ha risposto per la parte di competenza del funzionamento della PEC.  A suo avviso non essendo prevista dal bando qualche priorità nell’assegnazione della posizione in ambito di graduatoria,  considerando quindi normale che la protocollazione avvenga non contestuale alla ricezione della PEC ma “manualmente” e (cito) “nel primo momento lavorativo utile, compatibilmente con le esigenze organizzative dell’ufficio, smistandola in tempo reale, tramite l’applicativo del protocollo informatico, all’ufficio comunale competente“.

Chiaramente il dirigente fa riferimento al bando il quale – tra l’altro – non prevedeva direttamente l’uso della PEC ma esclusivamente le versioni “snail mail” e “by hand”. Ora manca solo la risposta dell’ufficio competente alla gestione della graduatoria per capire il motivo per cui non hanno previsto questa discriminazione verso la PEC e soprattutto perché non hanno definito in sede di bando le modalità di assegnazione della posizione in graduatoria per utenti con medesimo punteggio.