Scenari Innovativi ICT: caro CNIPA proprio non ci siamo!

Locandina: Charlie Chaplin con maglietta con logo CNIPA mentre aggiusta degli ingranaggi
Ho notato nel sito del CNIPA che il Centro Nazionale di Informatica per la Pubblica Amministrazione ha predisposto (in perpetual beta) una serie di nuovi documenti con la collaborazione di un gruppo di aziende fornitrici di servizi informatici (e già questo mi suona strano, visto che di solito tali operazioni avvengono con le associazioni di settore all’interno di Confindustria).

Cito:

SPC Lotto 1 – Scenari innovativi nell’ICT

Strumenti per le Amministrazioni 2.0

Roma, 24 marzo 2009 – Standardizzare un modello web 2.0 per i siti della PA e offrire una misurazione dei reali benefici forniti dai progetti di gestione: su questi temi il CNIPA, in collaborazione con Engineering, Elsag Datamat e Telecom Italia, ha predisposto specifici documenti di indirizzo che sono stati presentati lo scorso 24 marzo 2009 a Roma in un incontro con le Amministrazioni centrali e locali aderenti ai servizi previsti dall’Accordo Quadro CNIPA n. 4/2007.

I documenti, in linea con il Piano eGov 2012 recentemente emanato dal Governo, intendono fornire i primi strumenti di guida alle Amministrazioni, al fine di coinvolgerle nella evoluzione degli stessi e nella eventuale costituzione di una community incentrata sull’innovazione e sul miglioramento della qualità dei servizi.

Vengono forniti tre documenti PDF inaccessibili, da cui è impossibile estrarre contenuti testuali (e quindi non a norma dei requisiti 1 e 17 del DM 8 luglio 2005). Per oggi mi sono soffermato al primo documento (Linee Guida di progettazione e sviluppo per i siti delle pubbliche amministrazioni) con analisi della sola accessibilità (anche perchè il secondo documento, dal peso di quasi 10Mb, mi ha già piantato quattro volte il browser).

Il primo errore è a pagina 11:

4.1 Accessibilità
L’accessibilità è stata oggetto di regolamentazione legislativa la prima volta nel 2004 con la legge del 9 gennaio 2004, cosiddetta Legge Stanca, che obbligava tutte le pubbliche amministrazioni ad adottare alcune regole formali per la progettazione dei siti Web.
Alla legge sono seguiti un regolamento attuativo e due decreti ministeriali, rispettivamente a marzo e luglio del 2005.

Va ricordato agli autori che la legge 4/2004 invece impone degli obblighi contrattuali per la fornitura, non per la progettazione e anche che il regolamento attuativo è del marzo 2005 mentre il decreto è del luglio 2005 (quindi nel 2005 non c’erano 2 decreti ministeriali ma un dpr per il regolamento attuativo e un decreto ministeriale). Un ulteriore decreto (per i libri di testo) è stato emanato solamente nel 2008.

Passiamo ora a pagina 20:

5.1 Accessibilità e usabilità in Italia
[…] Le Web Content Accessibility Guidelines (WCAG) sono state pubblicate in una versione “1.0” nel 1999 e quindi completamente riviste nell’ottobre del 2007 con la pubblicazione delle WCAG 2.0, da allora costantemente aggiornate, fino alla versione presentata nel dicembre 2008.

Peccato, anche qui, che la versione di riferimento è quella dell’11 dicembre 2008 mentre la versione che hanno citato del 2007 non era altro che un draft, quindi non un documento pubblicato e riferibile.

E sempre nello stesso paragrafo:

In Italia il 2004 è stato l’anno dell’introduzione del tema dell’accessibilità nella pubblica amministrazione.

Peccato che il tema esisteva già dal 2001 con la circolare AIPA… poi con la seconda circolare AIPA, poi con la direttiva per il dominio .gov…

E si continua a pagina 37, una delle più interessanti:

6.3.3.8. Analisi di accessibilità soggettiva.
E’ la valutazione di terzo livello dell’accessibilità di un sito web, secondo la classificazione della Legge Stanca: “verifica soggettiva: valutazione del livello di qualità dei servizi, già giudicati accessibili tramite la verifica tecnica, effettuata con l’intervento del destinatario, anche disabile, sulla base di considerazioni empiriche.” (Decreto Ministeriale 8 luglio 2005, art. 1, comma 1, lettera qq)

Peccato che non è vero, in quanto la verifica soggettiva è il secondo livello di accessibilità, sempre ai sensi del decreto che hanno citato (art. 2 comma 4):
4. Il secondo livello di accessibilità riguarda la qualità delle informazioni fornite e dei servizi erogati dal sito Web e si articola in primo, secondo e terzo livello di qualità; tali livelli di qualità sono accertati con la verifica soggettiva attraverso i criteri di valutazione di cui all’allegato B, applicando la metodologia ivi indicata.

Sembra chiaro che questo documento ha forti problemi non solo di accessibilità ma soprattutto di competenza in materia di accessibilità e che venga proprio dal CNIPA lascia parecchi dubbi e fa porre parecchie domande…
Nel secondo documento, all’interno dell’indice, ho notato alcuni riferimenti a nuove soluzioni per il Web quali blog, forum, ecc. Ma questo sarà oggetto di un ulteriore articolo.

Marzo 2009: Il Web compie 20 anni

Nel mese di marzo di 20 anni fa (1989), Tim Berners-Lee, al CERN, fornì al suo supervisore Mike Sendall un documento dal titolo: “Information Management : a Proposal“, documento annotato dal supervisore come “vague but exciting”.
il documento originale
Per chi vuole approfondire:

Il 13 marzo dalle 14.30 alle 17.30 presso il Globe di Ginevra e sarà possibile seguirlo tramite Webcast direttamente dal sito del CERN.

Venice Connected: eppur si muove…

Di Venice Connected ne ho sentito parlare la prima volta ad un convegno organizzato da IWA a Venezia nel dicembre 2007.
Tavolo relatori convegno IWA
In quell’occasione il vicesindaco del comune di Venezia Michele Vianello illustrò la prima fase di Venice Connected dal titolo “Venice Connected. Wi-fi e banda larga su Venezia, Mestre e isole“, ovvero la creazione dei “binari” su cui far nascere l’innovazione Web nella città di Venezia.
Da tale occasione il progetto di “Venezia 2.0” è cresciuto quotidianamente con nuove iniziative pionieristiche ma accurate, grazie sia all’azzeccata voglia di innovazione verso le tecnologie Web (in particolare legate al Web collaborativo, meglio conosciuto come Web 2.0) che della volontà di garantire la trasparenza amministrativa (di cui il progetto Iris è solo uno degli esempi ideati ed attuati da Michele Vianello).
L’innovazione “2.0”, specialmente all’interno delle pubbliche amministrazioni, non è una cosa così semplice come si crede. E parlo della vera “innovazione 2.0”, con nascita di applicazioni Web collaborative e con l’uso intelligente delle API di applicazioni come twitter, facebook, flickr, dopplr e non – come purtroppo mi è capitato di vedere in altre situazioni – investimenti di decine di migliaia di euro per realizzare cloni di youtube o similari.
La sfida veneziana, secondo me, ora si basa su un concetto cardine per l’anno 2009: l’innovazione. La piattaforma di connettività è oramai (quasi) disponibile, esiste un sito per la prenotazione dei servizi pubblici che consente ai turisti di poter prenotare anticipatamente servizi pubblici con delle scontistiche, i cittadini possono segnalare problemi nel territorio e possono accedere alla consultazione di banche dati prima considerate “segreto di stato” (posti barca e plateatici, tanto per intenderci).
Grazie all’innovazione e, a mio avviso, al contributo di persone skillate in nuove tecnologie si potrà usare questo sistema per sperimentare nuove soluzioni clonabili in altre città.
In questi giorni il progetto è stato presentato al Bit di Milano, con ampio consenso, ed ancora una volta Venezia si ritrova ad essere “osservata speciale”, un laboratorio, una fucina in cui si forgiano nuove idee e – soprattutto – nuove realizzazioni.
Ciò che meraviglia è come sia stato possibile far maturare un’amministrazione pubblica verso il concetto di web collaborativo, ma questa battaglia sembra stia andando a buon fine. E Michele Vianello sta girando il paese (e non solo) per dire: tutto ciò è possibile, basta crederci ed aggiornare non solo le tecnologie ma soprattutto le mentalità operative all’interno delle pubbliche amministrazioni.
Come direbbero in un vecchio film, Michele che la forza sia con te 🙂
Michele Vianello versione Star Wars

Il Dalai Lama a Venezia

Ricevo e pubblico volentieri una nota del Comitato d’Onore per l’Accoglienza di SS il Dalai Lama a firma di Michele Bortoluzzi.

Con il Dalai Lama la storia torna a Venezia

Il Dalai Lama sarà a Venezia il 9 e 10 febbraio. Ci sarà perché il destino ha deciso di far incrociare nuovamente la storia di due mondi solo apparentemente lontani, quasi ottocento anni dopo . Non ci sono meriti: c’è il fatto nudo, gravido solo dello straordinario significato che riveste.
C’è la cittadinanza onoraria e c’è la bandiera del Veneto. C’è il riconoscimento dell’indipendenza che Marco Polo certificò con la sua caparbia curiosità.
C’è quella straordinaria sensazione di pace ,quasi magica, che aleggia tra i canali e si intuisce nei discorsi dei veneziani che attendono il XIV Dalai Lama come se questa visita fosse l’inizio di un cambiamento per questa città. C’è quel senso di unità, che è così difficile da cogliere – normalmente . in una società quanto mai divisa.
Noi siamo felici di aver partecipato al cambiamento, e vorremmo poter trasmettere l’auspicio che si possa cogliere questa occasione per fare un passo avanti. Tutti, senza destra ne’ sinistra, per una volta.
Vorrei dire che aspettare il Dalai Lama non significa essere contro qualcun altro. Dobbiamo lottare per un ideale che non può non essere condiviso: il rispetto della libertà e dei diritti umani .Per questo diciamo che il nostro sogno e’ un Tibet indipendente in una Cina più Libera.
Questo e’ il messaggio che vorremmo far arrivare dall’altra parte dell’Oceano , depurato dalle pur comprensibili debolezze di qualcuno per i timori di generiche ritorsioni.
Noi ospitiamo il Dalai Lama perché e’ un uomo di pace, una guida spirituale ma anche perché il suo ragionamento politico e’ sempre ricco di buon senso ed equilibrio. Non abbiamo e non avremo paura di sostenere chi rappresenta la Pace nel mondo e chi ha richieste e posizioni equilibrate. Può essere che questo abbia un costo, magari momentaneo, ma ritengo che tale costo sia, in ogni caso, molto minore per Venezia dell’abdicare al ruolo che la storia le ha ritagliato, come crocevia di culture, diritti, libertà. Benvenuto a Venezia, Sua Santità.

BioWashBall: test ed analisi tecnica (Parte seconda)

Ricevo e pubblico volentieri un ulteriore contributo di chiarezza di Sandro-meg.

La BioWashBall è una bufala?

Dopo il primo ‘articolo’ scritto circa un mese fa ,sono proseguiti i test e le discussioni sui forum. Ho allora pensato di integrare e completare quanto scritto precedentemente chiarendo meglio i punti dove mi sono state richieste delle delucidazioni.

Io non sono ne un chimico ne un fisico ne un giornalista scientifico, ma sembra che nessuno finora abbia ‘rilevato’ quello che sembra il segreto di Pulcinella.
Tutto inizia dallo spettacolo di Grillo dove mi fa conoscere la BioWashBall. Logicamente, anche se non del tutto convinto, acquisto la palla e comincio ad usarla con buoni risultati.
Subito mi viene in mente che possa essere solo l’azione dell’acqua a far ottenere ciò ma non indago troppo e non leggo nemmeno su quali principi si dovrebbe basare. Una volta che scoppia il caso BioWashBall beh, a quel punto,comincio a fare i miei test e le ricerche su internet scoprendo che molte informazioni date dai mass media sono inesatte e incomplete. Purtroppo anche il fornitore Svizzero non spiega chiaramente come dovrebbe funzionare la bwb e questo ha portato ad una campagna denigratoria verso la ditta distributrice e che ha coinvolto la stessa bwb e tutta la tecnologia ad essa associata.
Sicuramente quanto scritto qui non vuole essere e non è nemmeno una ricerca completa sull’argomento e non riesce nemmeno a dare delle risposte esaurienti.Piuttosto è uno spunto a capire un po’ meglio il fenomeno della BioWashBall, della tecnologia FIR e tutto quello che riguarda il discorso della tormalina.

Di cosa parliamo?

La BIOWASHBALL è distribuita in Svizzera dalla Emker / Haopi ed è basata su dei brevetti Coreani di una tecnologia chiamata TM.
La TM è uno sviluppo Coreano della “EM-Technology” dove il giapponese Dr. Teruo Higa ha sviluppato, da oltre 20 anni, numerosi brevetti sulla tecnologia da lui studiata e sviluppata in tutto il mondo.
La EM si basa sul concetto dei cosiddetti ‘microrganismi efficaci‘che sono dei microrganismi di vario tipo (della fotosintesi, lievito e batteri dell’acido lattico) che vivono in simbiosi tra loro e sono stati inizialmente studiati e usati nell’agricoltura e nel depuramento delle acque. La sua teoria è sicuramente non ben vista dalla comunità scientifica anche se in Asia e in molte parti del mondo è utilizzata con reali benefici. Nei studi successivi, Higa scoprì che certi tipi di batteri riescono a resistere a temperature e condizioni estreme, senza morire.Nel primo libro di Higa sui EM, esiste un capitolo sulle ceramiche: Higa parla implicitamente della teoria della Panspermia spiegando che a grandi profondità della terra esistono ancora dei batteri primordiali che hanno svolto un ruolo principale per creare l’atmosfera giusta alla creazione della vita. Higa provò quindi a creare delle ceramiche, con dei procedimenti particolari, in modo tale da inglobare certi tipi di microrganismi EM assieme ai minerali che si trovano a grandi profondità.
In uno dei numerosi brevetti si nota chiaramente come sono state create le ceramiche e cioè mescolando l’argilla con ossidi metallici (esempio: Aichi,Japan, Silicate: 50.14%, Titanium oxide: 0.50%, Alumina: 34.70%, Iron oxide:1.36%, Lime: 0.24%, Magnesia: 0.10%, Potassium oxide: 0.56%, Sodium oxide: 0.30%).
I componenti sopra descritti ricordano molto i materiali che si usano per sintetizzare la Tormalina,un minerale (famiglia dei silicati) dotato di piezoelettricità, piroelettricità e conosciuto per la sua caratteristica di emissività nel campo dei infrarossi lontani con un valore superiore a 0,9.

Lo stesso Higa, in un suo intervento afferma di usare anche la tormalina per la preparazione delle ceramiche EM:

“In nature, there are mysterious stones such as the volcanic glasses, obsidian and tourmaline. Some stones generate electricity. These stones are hard and are fantastic minerals used by the early people as cutting tools. When we break these minerals, put them into various nutrients and subject them to X ray or ultraviolet ray, from these stones we isolate microorganisms that we have never seen or even dreamt of until now. It has been said that the harder the stone,the better quality water one may get by putting the stone in water. Even from these hard stones, microorganisms have been isolated, or imprints of microorganisms have been detected even when culture is not possible.”

Intorno al 1986 il Dr.Tetsujiro Kubo della università di Tokyo ha scoperto che anche polverizzando la Tormalina e riscaldandola fino a circa 1000 gradi, le sue caratteristiche elettriche non si modificavano (brevetto 5601909) il tutto fu pubblicato su Solid State Physics nel 1989 con l’articolo ‘Activity of Water Given Rise to by Tourmaline’.

La polvere di tormalina si comporta in modo analogo ad un elettrete poiché possiede la capacità di avere due poli elettrici permanenti che messi, a contatto tra loro, riescono a fornire una corrente di 0,06 mA.
La Tormalina è un minerale che oggi è molto utilizzato in vari prodotti commerciali (piastre per capelli, asciugacapelli, saune, indumenti, ecc.) ed è molto famoso soprattutto in Asia per i suoi effetti ionizzanti. Ci sono molti studi che suppongono che la tormalina riesca effettivamente ad emettere prevalentemente ioni negativi.
Inoltre nello stesso sito della Haopi esiste un video (formato Windows Media) come la BIOWASHBALL emetta ioni negativi spontaneamente anche a temperatura ambiente.

La maggior parte delle palle lavanti che esistono sfruttano quindi questa caratteristica della tormalina per poter ottenere una micro-elettrolisi dell’acqua.
Sempre sulla tormalina sono state fatte inoltre ricerche sulla capacità diemettere radiazioni nell’infrarosso lontano (fir) soprattutto dopo che a Taiwan alcuni ricercatori della National Yang-Ming Medical College (pubblicato poi sui American Journal of Chinese Medicine nel 1991) hanno rilevato come i guaritori Qigong emettessero una quantità superiore di calore (e quindi radiazioni infrarosse) dalle loro mani soprattutto nel campo dei infrarossi lontani (fir dai 2-15 uM).
A quel punto sono stati trovati alcuni materiali che, a differenza di altri, emettono nel campo dei fir quasi quanto le radiazioni teoriche di un corpo nero. Ulteriori ricerche sono state fatte in Cina, Giappone, Corea e nel 1993 è stato pubblicato un documento dove si confermavano alcuni aspetti interessanti nel campo medico riguardo alla Tormalina e come questa potesse operare tramite i fir.
Anche la Nasa ha eseguito delle ricerche sulle ceramiche fir per i suoi programmi spaziali.
Lascio questo piccolo preambolo fatto solo per far meglio comprendere alcune cose riguardo alla ionizzazione e alla questione dei fir che si riallacciano alla BIOWASHBALL.

L’incremento del pH

Nelle ceramiche della BIOWASHBALL ci sarebbe quindi la tormalina o, quantomeno, le sue proprietà elettriche che,secondo i produttori, sarebberoda imputare a dei microrganismi (articolo scientifico sulla tormalina associata a microrganismi usati da Higa per la produzione dei em). Più facile che in verità i microrganismi efficaci/effettivi non siano altro che le proprietà elettriche del minerale che, se anche polverizzato e cotto con la ceramica, riesce a mantenere le sue proprietà come descritto dagli articoli linkati sopra.
Per rendere possibile e aumentare gli effetti elettrici presenti nella BioWashBall, bisogna che le ceramiche stesse si possono scontrare tra loro (effetto piezoelettrico) e che ci siano delle differenze di temperatura (effetto piroelettrico). Per far ciò nel cestello della lavatrice la palla si muove dentro e fuori l’acqua e quindi esistono i presupposti per ottenere una specie di ‘elettrolisi debole’ (per esempio leggere i dati di questo depuratore d’acqua che usa una tecnologia simile).
Effettivamente ho misurato il pH di un litro d’acqua a temperatura ambiente(circa 7,6) tramite un semplice tester da piscina (al fenolo rosso) e l’ho alterato (tramite un limone) in modo da avere un pH a circa 7 (limite inferiore del tester). Poi ho cominciato a scuotere con forza la Biowashball all’interno dell’acqua ed esternamente (cioè in aria) per circa 5 minuti. A quel punto horimisurato il pH e l’ho ritrovato alzato di un valore maggiore o uguale a 8,2 (sulla sinistra il pH di partenza e sulla destra quello dopo 5 minuti).
Misurazione del pH
Se si lascia la BioWashBall ferma o la si agita solo in acqua, il pH non si modifica significativamente dopo lo stesso periodo di tempo.

Misure piu’ precise eseguite successivamente con un tester digitale, mi hanno confermato l’incremento (da 6,8 a 7,8 con una tolleranza di+- 0,1 per ogni misura) anche se non sono riuscito a superare il valore di 8 dopo ulteriori 5 minuti di rolling.
Su internet si trova un filmato (non so se manipolato) che mostra la modifica del pH relativa alla BioWashBall confrontandola con altre palle lavanti. Come si può facilmente notare le ceramiche vengono violentemente agitate dal cucchiaio prima che si misuri il pH.

Alcalinità

Le dichiarazioni di alcuni rivenditori di bwb affermano che il pH si alza a valori di 9-10 raggiungendo quello dei detersivi.

Se pero’ si leggono le istruzioni fornite della Haopi all’interno della confezione della bwb o le dichiarazioni di altri rivenditori di palle simili o ancora le caratteristichedelle ceramiche TM, non si parla di aumento del pH a quei valori ma semplicemente di stabilizzazione del pH e di leggero aumento dello stesso.
L’alcalinità indica il grado di resistenza alle variazioni del pH e la tormalina possiede proprio questa caratteristica (qui un’altro articolo dove associano la tormalina ai microrganismiusati da Higa).

Nelle mie misurazioni del pH usando la bwb, ho notato un aumento considerevole del suo valore, ma non tale da avvicinarsi a quello dei detersivi.

Purtroppo non possiedo strumenti per verificare il valore di alcalinità dell’acqua trattata.

Le lavatrici moderne con carico massimo di 4 Kg consumano intorno ai 40-60 litri d’acqua che però è riferita sia all’acqua di lavaggio (quando la lavatrice prende il detersivo) sia l’acqua dei vari cicli di risciacquo. Per la sola acqua di lavaggio (misurata sulla mia lavatrice con carico max. di 4 Kg) siamo intorno ai 15-20 litri il resto e’ acqua che serve a eliminare il detersivo dai panni.

Ho eseguito delle misure sull’acqua di scarico della lavatrice sia utilizzando la bwb sia senza. Le differenze di pH tra le due misure sono minime, su 4 test eseguiti, le differenze andavano da un massimo di 0,5 ad un minimo di 0,2. Inogni caso la massima misura di pH rilevata era di 8,0 mentre la minima di 7,3.

Purtroppo queste misure non dicono molto se non che gli effetti della bwb riescono a farsi sentire anche su 15-20 litri di acqua (vedi più avanti la modifica della tensione superficiale) e che la modifica del pH non risulta cambiare in maniera rilevante.

Gli effetti dei fir

Parliamo ora degli effetti dei fir: nelle istruzioni della BioWashBall si legge :”…potentiraggi infrarossi lontani che rompono le combinazioni di idrogeno della molecola d’acqua al fine di aumentare il movimento molecolare“.
È chiaro che gli infrarossi lontani non spezzano le molecole d’acqua o di idrogeno come sostenuto da alcuni mal interpretando la frase… ma bensì romponoi legami a ponte di idrogenoche hanno le molecole d’acqua. Rompono nel senso che essendo i fir delle radiazioni infrarosso tra i 2 e i 15 um, riescono a far assorbire all’acqua (le molecole d’acqua hanno il massimo assorbimento nella regione dei fir) la vibrazione necessaria a spezzare i cluster facendoli diventare di dimensione minori. Guardate questo link che spiega in modo semplice gli effetti dei fir su una fibra messa in commercio.
Quindi le ceramiche non emettono energia propria ma bensì sono riscaldate dalla stessa acqua ed emettono infrarossi in quantità maggiore, in un specifico range di frequenze (fir), rispetto ad altri tipi di materiali che sono presenti all’interno del cestello (ad esempio il cestello stesso che è inox e che ha una emissività molto minore di 0,6 rispetto a quella della tormalina che ha più di 0,9 nel campo dei fir).
Da varie ricerche e studi su questi tipi di materiali che vantano emissione fir, si ipotizza che possano “rompere” i cluster d’acqua riducendoli tramite un processo di “risonanza-assorbimento” tra l’acqua e le ceramiche. Questa “riduzione” aumenta la capacita detergente dell’acqua diminuendo la sua tensione superficiale ma questo non dovrebbe portare ad un aumento di temperatura apprezzabile come qualcuno ha presupposto.
Sono state anche eseguite delle ricerche sempre su un tipo di fibra che vanta proprietà fir, dalla Università di Ferrara (accedete al sito, poi cliccate su “ricerche” e poi su “azione sull’acqua”).
Come si può leggere dal sito, la fibra è stata avvolta (e quindi senza nessun contatto fisico con l’acqua) in un recipiente contenete acqua e ne ha modificato alcune proprietà della stessa facendo aumentare sia la mobilita delle molecole sia il potenziale zeta. Le conclusioni dichiarate del produttore porterebbero anche loro a confermare che i cluster (cioè le combinazioni dei legami a ponte di idrogeno) vengano “spezzati”.
L’università ha rilasciato questo documento dove chiaramente si riservano di eseguire ulteriori analisi ma che confermano che i cambiamenti prodotti non sono imputabili ad agenti chimici.

Il test del burro

Ho allora provato anch’io ad eseguire un test simile e cioè vedere se il potenziale zeta veniva modificato anche dalla BioWashBall.
Ho riempito di acqua calda (40 gradi) un contenitore di plastica. Poi ho inserito la BioWashBall all’interno (senza agitarla e quindi senza modificare il pH che successivamente è stato controllato) per 30 minuti (togliendola alla fine). Finito ciò ho sciolto un cucchiaio di burro sul fuoco e l’ho versato (mescolando il tutto) nell’acqua. Ho lasciato raffreddare il tutto per 12 ore.
Poi ho ripetuto il medesimo test senza però inserire la BioWashBall.
Nell’acqua non trattata con la BioWashBall, le particelle di grasso si sono raggruppate tra loro formando uno strato denso di grasso ai bordi delcontenitore. Il resto dell’acqua presenta solo piccole gocce di grasso.
Risultato senza BwB
Purtroppo le foto non sono molto chiare… mi dispiace.
Nell’acqua trattata con la BioWashBall le particelle di grasso non si sono mosse e non si sono raggruppate tra loro. Cioè una volta che ho versato e mescolato il grasso nell’acqua, le particelle hanno occupato tutto lo specchio d’acqua e li sono rimaste anche le 12 ore successive.
Risultato con BwB
Quindi il grasso nell’acqua è “uniformemente” presente senza nessun addensamento nemmeno ai bordi del contenitore a differenza del precedente test (test ripetuti più volte e sempre con risultati identici).
Questo discorso si sposa bene con la variazione del potenziale zeta (sospensione più stabile) rilevato nel test eseguito dalla Università di Ferrara.
Questo mi porta a pensare che effettivamente la BioWashBall riesca tramite i fir a modificare in qualche maniera le caratteristiche dell’acqua e facilitare la rimozione di molecole non idrosolubili (non si aggregherebbero tra loro).

Test della tensione superficiale

Questa ditta di origine Brasiliana per la depurazione d’acqua, vengono usate le bioceramiche e, oltre a confermare le speciali proprietà ‘elettriche’ delle ceramiche da loro usate, spiegano che la tensione superficiale si abbassa significativamente e, lavare a temperatura ambiente sarebbe come lavare a temperature maggiori.

Ho provato ad eseguire un test indicativo riguardo ciò: ho tagliato un filo di rame (0,4 mm di sezione) lungo circa 45 mm e ho cominciato ad avvolgerlo a ferro di cavallo. Ho fatto varie prove (girato, tagliato, piegato…) fintantochè la ‘barchettàa’ è riuscita a restare a galla in un recipiente d’acqua di rubinetto a 20 gradi. Ho poi provato a mettere lo stesso filo in un altro recipiente sempre a 20 gradi ma dove era stata inserita precedentemente la bwb per mezz’ora. Il filo e’ sempre affondato anche se ho provato diverse volte. Logicamente ho poi rifatto la controprova nell’acqua normale con esito positivo.
Non contento ho scaldato l’acqua di rubinetto a 40 gradi e ho ritarato il filo facendolo galleggiare a quella temperatura. Poi ho riprovato a metterlo nuovamente nell’acqua a 20 gradi trattata dalla bwb ma, anche questa volta, affondava nonostante gli sforzi.
Non ho eseguito altri test perché ormai avevo visto che la tensione superficiale si modifica in modo significativo anche se non ne conosco il valore reale.

La stessa prova è stata eseguita sull’acqua di scarico della lavatrice con esito positivo, cioè la tensione superficiale si è abbassata. Logicamente questa è una proprietà tipica dei tensioattivi contenuti nei detersivi tradizionali.

La rigenerazione e gli ultimi misteri

Nella BioWashBall è presente anche l’ossido di titanio che viene sfruttato nei trattamenti di depurazione dell’aria e delle acque ed è mescolato, per esempio, nelle vernici/cemento perché ha la caratteristica di autopulirsi dallo smog tramite la luce del sole (raggi ultravioletti).

Inoltre,sempre leggendo i brevetti di Higa, dovrebbero essere presenti anche i zeoliti che riescono ad addolcire l’acqua e sono utilizzati anche dai detersivi al posto dei polifosfati.
Una delle proprietà della BioWashBall è quella di eliminare i cloruri dall’acqua, sinceramente non saprei dirvi in maniera precisa quale sia la reazione esatta (per approfondire Italcementi e CNR) ma la mia idea è che le complesse reazioni che avvengono possano annullare i cloruri e svolgere una azione battericida aiutate dalle proprietà elettriche della tormalina. La successiva radiazione ultravioletta durante l’esposizione al sole, serve invece a far rigenerare le ceramiche liberandole dalle molecole rimaste “intrappolate” sulle stesse.

Conclusioni

Molta di questa tecnologia sembra fantascienza ma mi sembra giusto parlarne e discuterne senza pregiudizi anche perché in fondo, nel caso delle ceramiche, non sembrerebbero realmente microrganismi ma solo reazioni chimico/fisiche e da qui il nome tradotto dal giapponese di “microrganismi efficaci” (o effettivi).
Inoltre, da oltre un mese che sto usando la BioWashBall i panni vengono puliti e senza odore (altra caratteristica riportata dai produttori delle ceramiche). La palla lava meglio della sola acqua ma peggio del detersivo (test di lavaggio eseguiti più volte).
Comunque, nel 90% dei casi, ho abbandonato il detersivo perché lo uso solo nei casi di macchie difficili facendo prima l’ammollo.
Nei test eseguiti in Italia si nega un beneficio dovuto alla palla durante il lavaggio. In altri casi i test hanno dato risultati confrontabili con il detersivo.

Il risultati di lavaggio dipendono molto dal tipo di acqua utilizzata, dal tipo di lavatrice, dal programma utilizzato, dal tipo di macchia e, logicamente, dall’uso ‘intelligente’ della bwb rispettando cioè l’uso di una bwb ogni 4 kg di panni e dell’uso del detersivo (1/5 rispetto alla dose richiesta) in caso di panni molto sporchi. Risulta chiaro che per quanto riguarda solo il lavaggio, la bwb modifica le proprietà fisiche dell’acqua che esce dai rubinetti di casa nostra ma non può fare i ‘miracoli’ che molti vorrebbero attribuirle. Purtroppo molti rivenditori spinti più a commercializzare il prodotto, non fanno una informazione corretta e fanno sorgere piu’ di qualche dubbio sul funzionamento e l’uso corretto della bwb.

Se verranno confermati i risultati di cui sopra, risulterebbe chiaro che la BioWashBall ha realmente un effetto pulente magari non uguale al detersivo, ma sicuramente maggiore rispetto alla sola acqua o con l’aggiunta di una semplice palla da tennis.

Una parte degli effetti delle bioceramiche, riguardano le ricerche che a suo tempo il prof. Piccardi aveva effettuato sull’acqua da lui chiamata Attiva.

Ulteriori studi riguardano anche la biotonicadi Popp.

Poichè sto camminando su ‘un campo minato’ e che esula dal discorso delle bwb, io qui mi fermo e lascio ad ognuno la ricerca in questi campi così affascinanti ma anche osteggiati a causa delle molte ricadute che potrebbero avere.

Logicamente io non so quale sia la vera spiegazione scientifica della bwb: per ora a me basta sapere che molte cose dette riguardo alla bwb sono per me tangibili eseguendo dei semplici test casalinghi e lavando i miei panni. Daltronde su internet si trova una quantità tale di prodotti commerciali, brevetti e testi scientifici che confermano molte proprietà della tormalina e degli effetti dei FIR sull’acqua che mi appare difficile che siano tutte truffe.

Vedremo se in futuro una vera ricerca scientifica riuscirà a stabilire la verità riguardo non solo alla BioWashBall ma anche sugli effetti della Tormalina, della ionizzazione, sulle proprietà dei FIR e a tutto quello a cui è collegata.