Scano babau, ovvero Lei non sa chi conosco io!

Leggo divertito l’articolo di Livio Mondini in cui vengo dipinto come un babau, da utilizzarsi nei momenti in cui ti sei giocato tutte le carte… e quindi tenti con il grande bluff.
Scrivo questo pezzo perché non è la prima volta che mi capita di sentire che qualcuno usa il mio nome a difesa del proprio lavoro, come “scudo spaziale” da qualsiasi attacco. Marco Bertoni ha riportato un altro caso di cui ero informato.
Colgo quindi l’occasione per sfatare alcuni miti:

  1. Non sono (e non miro) a diventare Papa quindi nessuno viene benedetto dal sottoscritto, e nessuno parla a nome del sottoscritto.
  2. I lavori da me realizzati sono elencati in questo sito e/o in siti con link a questo sito Web. Tutti gli altri (salvo dimenticanze mie, che vi chiedo di farmi notare visto l’avanzare dell’età) non sono opere mie.
  3. Non è vero che costo “un botto”. Girano voci che io ed altri esperti di accessibilità ci muoviamo per cifre da “top escort”. Queste chiaramente sono diffuse da chi non vuole farmi lavorare con le piccole imprese / piccole P.A.
  4. Non ho una villa con i proventi della 4/2004 e dei libri.
  5. Mi piace lavorare in gruppo, ovvero per ogni lavoro che mi arriva mi piace coinvolgere professionisti. Poi mi sembra ben chiaro che preferisco prefessionisti soci IWA, che conosco e stimo, e penso possano testimoniarlo in molti
  6. Non sono cattivo come mi dipingono. Chi parla male di me o non mi conosce, oppure ne parla male per il semplice motivo di non consentire al cliente di avere pareri indipendenti.

Per il caso specifico di Livio che dire? Purtroppo è uno dei casi in cui si usa male il buon nome di qualcuno per promuovere qualcosa che qualitativamente è inferiore a quanto dichiarato (l’esempio su tutti, il problema della conformità del codice).
Alla fine questa storia mi ricorda un vecchio cartone animato che vedevo da piccolo…


Nel XVII secolo il Giappone era amministrato ormai da diverso tempo dalla classe militare dei samurai, al cui vertice c’era lo shogun. In quel particolare periodo gli shogun appartenevano alla famiglia Tokugawa e uno dei suoi membri, il vice-shogun Tokugawa Mitsukuni del clan Mito, passò alla storia per un curioso motivo. In tarda età aveva preso l’ abitudine di girare in lungo e in largo il Giappone travestito da vecchio viandante, per potersi rendere conto in prima persona delle condizioni del suo popolo. Era accompagnato dai suoi più valorosi guerrieri (anch’ essi in incognito), che intervenivano quando era il caso di riportare la giustizia. Questa serie animata riprende questo particolare episodio storico, e così ritroviamo l’ anziano shogun Mitsukuni Mito accompagnato dall’ imbattibile spadaccino Shuke, dal superforzuto Onatsu (che grazie a una benda magica aquisiva la forza di cento uomini !), dal ninja discolo Sutemaru e dal suo inaffidabile cane Don Be.
Al numero di questa scorta fissa, si aggiungono a tratti altri due personaggi:la dolcissima principessa Kaku e una ragazzina, Yuki, piccola peste che darà del filo da torcere al coetaneo Sutemaru, esilaranti le loro litigate.
Nel corso del loro viaggio, i protagonisti si imbatteranno in storie e personaggi diversi che hanno come denominatore comune i soprusi e le angherie dei potenti, piccoli signorotti locali, a discapito di una popolazione povera e operosa, contadini soprattutto. In ogni episodio, i valorosi agli ordini dello shogun si ribellano a tutto ciò, combattendo per la giustizia e, a battaglia finita, Suke mostra agli sconfitti lo stemma di Mitsukuni Mito, rivelando l’identità di colui che tutti credono, ogni volta, soltanto un povero vecchio.
Questa era senz’altro la parte più divertente di ogni episodio, perchè alle parole: “Inchinatevi al cospetto dello shogun Mitsukuni Mito”, i cattivi si arrendevano al suo potere implorando perdono, ricostituendo così ordine e giustizia.

Chiedo comunque a tutti di comunicarmi via e-mail eventuali abusi del mio nome: fino ad ora son stato buono… ma non c’è nulla di peggio di un buono quando si arrabbia. Anche perché ricordarsi delle persone solo quando serve… quello si che fa incazzare!
E per fortuna non ho trovato ancora qualche furbacchione che usa il mio nome come “tag” per le pubblicità su Google… altrimenti si, in questo caso, farò di tutto per farmi una villa – a sue spese.